Difendersi bene per vincere meglio. Partita studiata da Conte, vinta alla Conte. Comincia un giorno prima la 14esima vittoria, quando l’allenatore in conferenza fa intuire la sua mossa. Si sa che giocherà Spinazzola, niente sorpresa. Una prova di superiorità che Antonio Conte avrà imparato dal suo primo maestro. Trapattoni faceva uscire dall’allenamento del sabato mattina gli undici che avrebbe mandato in campo, da Zoff a Bettega. Bastava prendere nota. La simbologia era letteratura, a margine dei suoi 7 scudetti.
Più che preoccuparsi il giovane Raffaele Palladino, napoletano di Mugnano, avrà avvertito un lampo di euforia. Ha pensato che il Napoli capolista volesse coprirsi temendo la Fiorentina finita però ai bordi della prima crisi. Un solo punto in 4 partite. Palladino ha valutato solo la fisicità del Napoli, inserendo Mandragora al posto del più esile Cataldi. Tutto qui.
Ma non è andata così. Conte ha schierato Spinazzola alto a sinistra, un terzino al posto del fantasista georgiano Kvaratskhelia infortunato e spostato Neres a destra per Politano, anche lui fuori uso. La mossa brucia una delle carte più alte di Palladino. La velocità di Dodò.
Come sperava Conte, Dodò si è lasciato placare da Spinazzola, che a sua volta copre bene tutta la corsia. Oltre a privare la Fiorentina dell’effervescenza di Dodò.
Sbanda la squadra viola, che non sa riprendersi dal malore choc di Edoardo Bove, uscito il 2 dicembre nella partita con l’Inter. Bove a sinistra spaziando al centro e Dodò a destra rendevano la Fiorentina coesa ed elastica nelle fasi nevralgiche.
Stavolta il Napoli schioda subito la partita con una invenzione di Neres, entra in area di grazia e forza.
Invita a ballare tre avversari, servito bene da Lukaku e batte con il piede destro (inconsueto per lui) il portiere De Gea.
Neres combina sulla destra del Napoli quello che a Dodò non riesce sul versante opposto.
Interessante lo sviluppo della partita. Perché consente a Meret di parare tutto, una volta fa anche muro con Rrahmani su due tiri consecutivi. Perché mette in evidenza la bravura di Lobotka, risolutivo in ogni intervento, con i suoi piccoli passi è sempre dove c’è bisogno del suo piedino sapiente. Ma fa intravedere con il passare dei minuti la forza crescente del Napoli.
Al Napoli basta tamponare gli avversari, sulla distanza li piega per la resistenza. Si realizza un sempre più netto dominio, grazie alla fisicità che richiede più tempo, come un motore diesel. Se il cadenzato Lukaku salva la sua serata con il rigore del settimo gol, diventano irresistibili McTominay e Anguissa al centro, Rrahmani in difesa.
Nella serie di cambi non compare Raspadori che a Genova sembrava aver trovato finalmente un ruolo oltre al gol vittoria. Ovvia la lettura: forse rimesso in vendita, magari su sua richiesta.
Il Napoli tace. Ma la gestione del mercato non ammette errori. Il Napoli, alla svolta del titolo d’inverno, è lanciato verso una conquista che si può solo immaginare. Guai se ci sente Conte.