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Donnarumma, l’Europa nelle mani del supereroe di Anfield

Solo una settimana fa Parigi ne chiedeva la testa, oggi lo celebra: alle cadute seguono sempre imprese, così para anche il mercato

Sembrerebbe un romanzo, invece è un compito di matematica o forse di geometria. Se sdraiamo Gigio Donnarumma (altezza, ma in questo caso semmai lunghezza: metri 1,96) dentro una porta di calcio (larghezza metri 7,32), ci avanzano 5 metri e 36 centimetri, spazio che il nostro eroe (“Super-Héros”, come ha scritto L’Équipe in prima pagina) colma con un balzo per parare il rigore, che ve lo diciamo a fare? Se invece disponiamo in verticale Donnarumma, altrimenti detto Portiere Vitruviano, sottraendo l’altezza del medesimo (un metro e 96, come già sappiamo) a quella della porta (2 metri e 44), ci resta l’inezia di 48 centimetri, più o meno un saltello. In tutto questo, non abbiamo considerato l’apertura alare che ovviamente aggiunge altri metri di corpo bloccante e/o respingente. In definitiva, questo campione leonardesco occupa lo spazio per definizione e patrimonio cromosomico, persino più importante di quello finanziario (e comunque, 12 milioni di euro netti all’anno fino al 30 giugno 2026). Sarà mica un problema se Donnarumma non ha il tocco di palla di Pelé?

Donnarumma, il flagello del calcio inglese

Molte volte caduto e di più rialzatosi, in quel volo d’angelo che si chiamerebbe carriera o forse vita, il ragazzo con il nome di topo ha aggiunto a Liverpool altro peso alla propria leggenda. Ad Anfield, come già a Wembley nell’Europeo 2021, Donnarumma ha difeso la bandiera con estremo rigore. Quattro tiri dal dischetto parati: ma che gli hanno fatto di male, ’sti inglesi? “Il flagello del nostro calcio”, titola infatti la stampa albionica (Gigio, semmai, bionico).

I francesi hanno cambiato idea

Eppure, soltanto una settimana fa, per i francesi il buon Donnarumma era una frana. “Incapace”. “Troppo lento”. “Inaffidabile nelle grandi sfide”. “Non fa la differenza”, “Trovare subito un nuovo portiere”. Non che la Disney lo avesse aiutato, creando il personaggio di Paperumma per il mitico Topolino, e credendo di fare un complimento al nostro. Uomo delle papere? A volte, in effetti. La collezione degli svarioni è ampia e articolata: in ordine sparso contro Newcastle, Real Madrid, Atletico Madrid (addio Champions), Monaco, Le Havre, Barcellona, Macedonia del Nord, e anche quel gol preso all’andata contro il Liverpool non è che fosse proprio un gesto immacolato. Colpa, quasi sempre, della non eccelsa attitudine di Donnarumma al gioco con i piedi, ormai pressoché indispensabile nel calcio che costruisce “dal basso” e spesso, dal basso, distrugge. Come direbbe Zoff, a un portiere servono le mani, ma un portiere analogico può annaspare in un mondo digitale (aggettivo che pure deriverebbe da dito, e il dito sta nella mano, e la mano la usano i portieri e sempre lì si torna).

Infallibile quando si arriva ai rigori

In realtà, il compito di geometria è anche un racconto epico, con l’eroe che si assenta prima dell’epilogo, scende nello spogliatoio, ripassa stile e consuetudini dei rigoristi inglesi, risale, spalanca le braccia e vi accoglie il mondo intero. Seguirà una piccola vendetta, con l’immancabile frase per i social: «Chi mi critica non sa cosa sia un portiere». È la statistica a tappare le bocche velenose: 6 volte su 7, Gigio ha vinto i duelli decisi dai tiri dal dischetto, titolo continentale compreso. Muti tutti.

La concorrenza di Chevalier

Mani grandi, mani senza fine, ma le critiche di più. Quando il Psg prese Gigio dal Milan a parametro zero, i tifosi rossoneri lo battezzarono “Dollarumma” e gli tirarono banconote finte. E lui che doveva fare? Rifiutare il contratto della vita? Eppure, a Parigi non lo vedevano titolare. Prima la concorrenza con la vecchia gloria Keylor Navas, poi con il russo Safonov, e gli esperti di mercato sostengono che la maglia di Donnarumma potrebbe finire già in estate sulle spalle di Lucas Chevalier, estremo difensore (anche questa, una definizione analogica) del Lille. Potrebbe, o poteva? Perché gli zompi riconoscenti e il poderoso abbraccio dell’allenatore Luis Enrique dopo la grande impresa, l’ovazione dei compagni nello spogliatoio e i peana della Francia tutta, dovrebbero ora ricollocare Gigio all’interno del perfetto disegno vitruviano, cioè nella porta del Psg. Se Leonardo da Vinci chiuse la carriera in Francia, un motivo ci sarà.

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