Questo sito contribuisce alla audience di
 

Doué il predestinato, dal Rennes al tetto d’Europa: chi è il nuovo fenomeno del Psg

Festeggia 20 anni il grande protagonista della vittoria di Monaco nella finale di Champions contro l’Inter. Fortemente voluto da Luis Enrique, ama il dribbling come Neymar ma la sua sfrontatezza non è mai gratuita

Désiré Doué. Desiderato Dotato, in italiano. Per quanto un nome e un cognome possano dire già moltissimo di una persona, nello specifico di questo giovane uomo che ha marchiato una finale di Champions League prima ancora di compiere vent’anni (che festeggia oggi) sembrano una descrizione praticamente perfetta. Desiderato, molto. Dotato, smisuratamente. E predestinato, in tutta evidenza.

Quanto è costato Doué

Doué non è tuttavia una sorpresa, né una rivelazione, anche se molti saranno andati a scoprirlo domenica sera leggendone l’essenziale su Wikipedia. La stoffa del ragazzo ha cominciato a vedersi nel 2022, quando ha esordì diciassettenne nella prima squadra nel Rennes, il club che lo ha cresciuto e che prima di lui aveva svezzato Camavinga e Dembélé: in Bretagna sanno fare le cose per bene. Doué in quei due anni si è fatto notare diventando un desiderio (appunto) esplicito di Luis Enrique, che ha spinto i suoi dirigenti a investire 50 milioni (c’era da battere la concorrenza del Bayern Monaco) su un campione in potenza ma ancora da identificare con precisione. Lo credevano molto forte, ma non così forte. A parte Lucho, in tutta evidenza.

Un giocatore innamorato del dribbling

L’estate scorsa Doué era ai Giochi Olimpici, dove vinse l’argento ma con un ruolo di seconda fila: avrebbe potuto anche non essere lui il crack assoluto di quella squadra (gli occhi erano soprattutto su Olise, Akliuouche e Cherki) ma Lucho ha letto tra le righe, ha insistito, si è portato a Poissy questo atleta robusto – ha tronco da pugile e cosce da velocista – e agile, questo ballerino potente innamorato del dribbling anche esageratamente e senza un ruolo perché, da metà campo in su, li ha fatti proprio tutti: mediano, mezzala, rifinitore, ala, attaccante puro (e da ragazzo è stato anche difensore, ma non gli piaceva). Usa tantissimo la suola e l’esterno piede (il destro è il suo preferito), spesso replica le movenze del suo idolo assoluto, Neymar, ma la sua sfrontatezza non è mai gratuita (quasi mai: sabato sera, nel primo tempo, Lucho e Hakimi lo hanno rimproverato per un giochetto di troppo), non è mai fine a sé stessa, non è mai esibizione pura.

Come Luis Enrique utilizza Doué

Chi l’ha cresciuto e lanciato (Stéphan e Génésio, i suoi allenatori al Rennes) è convinto che con gli anni diventerà un perfetto centrocampista totale, un Bellingham+Pirlo formidabile anche nell’uno contro uno. Per il momento Luis Enrique lo usa come arma non convenzionale contro le difese da scardinare: allora rinuncia alla conformazione classica del tridente (due ali e Dembélé falso 9, quello che si aspettava Inzaghi) e con Doué lo disarticola, perché Dotato cambia di continuo posizione, arretra, chiama e restituisce il passaggio, dribbla con naturalezza su entrambe le fasce. Quando c’è lui, Dembélé è un nove più falso ancora, perché si armonizza con i movimenti del compagno e gli viene ancora meglio quel nascondersi e riapparire con cui disorienta i difensori abituati al punto di riferimento fisso (Acerbi, per dirne uno).

La svolta a Salisburgo: gol e assist

Doué ha impiegato qualche mese a prendere confidenza con Parigi, il Psg, la filosofia di Lucho, ma nessuno immaginava che un ragazzo così giovane potesse bruciare le tappe così in fretta. La svolta è stata a Salisburgo, in Champions, partita delicatissima perché, se non l’avessero vinta, 90 su 100 i parigini non avrebbero superato la prima fase: lui, da subentrante, fissò il risultato con un gol e un assist. Negli

Doué, anche il fratello è un calciatore

Non è uno scavezzacollo, non viene da un quartiere difficile (è di Angers e ha sangue misto: il padre è un nero nigeriano, la mamma una bianca bretone), non ha imparato a giocare a pallone per strada ma nel vivaio di Rennes, frequentato prima ancora che imparasse a leggere e scrivere. Ha un fratello e un cugino calciatori professionisti e uno zio che è stato il primo nigeriano ad arbitrare una partita di Coppa del Mondo, ha compiuto un ciclo di studi regolare e padroneggia l’inglese e lo spagnolo. E ha giocato una finale di Champions da teenager, marchiandola con due gol e un assist. Molto Desiderato e tanto tanto Dotato.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Terry urges Chelsea players to go and win Club World Cup

Mar Giu 3 , 2025
John Terry says many players will only get one opportunity to win the FIFA Club World Cup, so they must take it

Da leggere

P