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Douglas Luiz: “La Juve è qualcosa di enorme, Motta ci ha chiesto di avere coraggio”

Il brasiliano: “Qualsiasi giocatore al mondo vorrebbe giocare in questa squadra e io non faccio eccezione. La versatilità è la mia caratteristica migliore”

TORINO – Douglas Luiz dice che va bene la Premier, “il campionato più difficile e importante che ci sia”, ma la Juve è la Juve e vale di più: “Qualsiasi giocatore al mondo vorrebbe giocare nella Juventus e io non faccio eccezione: il club è più importante del campionato, e comunque la serie A non sfigura rispetto alla Premier. La Juve è una società enorme, la cui grandezza ho percepito già quando ero ragazzino e la sceglievo ai videogames, specie per Nedved e Davids. Appena ho saputo che c’era la possibilità di venire qui non ho avuto dubbi, non c’è stato bisogno di grandi cose per convincermi. Sarà bello, una volta che avrò smesso di giocare, poter raccontare ai parenti che ho giocato nella Juve. Spero che questo sia il passaggio decisivo per la carriera e spero a mia volta di essere decisivo per le ambizioni del club. Stiamo apprendendo piano piano quello che Motta vuole da noi, anche se la prima cosa che ci ha chiesto è di avere coraggio”.

La posizione in campo

Eccolo, dunque, il calciatore da cinquanta milioni (“Sento la responsabilità del valore che mi è stato dato”), il giocatore più caro del mercato italiano, il sesto in assoluto (per ora) di quello internazionale, l’uomo che dovrà fare la differenza: “Con Thiago Motta sembra che ci conosciamo da tanto, con lui parlo liberamente. Sulla posizione in campo non ho preferenze, mi piace stare più vicino alla porta ma se hanno bisogno di me per compiti più difensivi non c’è problema. La versatilità è la mia caratteristica migliore e ci lavoro sopra fin da quando giocavo nel Vasco da Gama. E la libertà che l’allenatore mi dà può fare la differenza”.

Adriano e Felipe Melo gli idoli

Tra i suoi idoli del passato elenca “Adriano l’Imperatore e Felipe Melo”, però i tifosi bianconeri lo perdoneranno. “Qui c‘é anche Danilo, che è un punto di riferimento per me e per una squadra così giovane. Quando eravamo in nazionale, durante la Copa America, ogni mattina mi svegliava urlandomi Forza Juve”.

“Voglio essere un esempio”

Nei piani di Motta, il brasiliano sarà l’uomo chiave del centrocampo perché è il più duttile, quello che più di ogni altro può coprire posizioni diverse, interpretando al meglio quel concetto di fluidità che sta alla base dei principi calcistici dell’allenatore. “Sono ancora giovane perché ho soltanto 26 anni, ma voglio essere un esempio per i compagni ancora più giovani di me. Sono qui per imparare ma anche per insegnare quello che ho imparato a mia volta. Obiettivi? Risultati e titoli sono la conseguenza del lavoro quotidiano e qui ci si sono ragazzi che hanno tanta fame”.

Il numero di maglia e la fede

Come numero di maglia ha scelto il 26, lo stesso di Davids, “ma è una coincidenza, anzi una serie di coincidenze. Il 6, che avevo in Inghilterra, è già di Danilo, per cui ho scelto questo che era libero e che è anche quello della mia età. Poi ho scoperto che era anche quello di Davids”. Al collo porta invece una grossa croce luccicante e quando parla dice spesso “grazie a Dio” perché, come molti brasiliani, è profondamente religioso “e per me è un’abitudine indossare simboli che rappresentano la mia fede”.

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