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È bello essere Italiano: “Una coppa a Bologna, siamo come i re magi”

Il tecnico rossoblù ha rotto l’incantesimo dopo le tre finali perse con la Fiorentina: “Il futuro? Qui mi trovo davvero molto bene, lavorare con questo gruppo è bellissimo”

BOLOGNA – Cosa non avrebbe dato per arrivare a Firenze con una coppa sotto al braccio, domenica prossima, Vincenzo Italiano? E chissà da quanto tempo aveva cerchiato questa curiosa coincidenza di date. Cacciato con il marchio del perdente, l’allenatore del Bologna tornerà al Franchi da trionfatore, davanti in classifica e pure con l’onorificenza del Nettuno d’Oro annunciata dal sindaco Lepore per aver incarnato «il senso di comunità»: lassù, oltre l’Appennino, qualcuno lo ama davvero. «Sapete che questa cosa delle tre finali perse nella Fiorentina è quella che mi ha fatto vincere stavolta? — ha confessato nella notte dell’Olimpico, ebbro di gioia dopo un interminabile bagno di folla rossoblù — . Questa è la gioia più grande da quando faccio calcio, sia da giocatore che da allenatore. Guardavo questa coppa da ragazzino sul divano e oggi sono riuscito ad alzarla dopo tre finali perse per pochissimo — anche a Ribera in Sicilia, dove c’era quel divano hanno fatto festa in strada — . Perdere una quarta finale sarebbe stato inaccettabile e invece siamo riusciti a portare questo trofeo dopo 51 anni a Bologna. Pensa quante ne avrebbero dette di me se avessi perso anche questa. Come se convenisse farsi eliminare agli ottavi per evitare di farsi dare del perdente… Erano state tre delusioni pesanti quelle con la Fiorentina, non pensavo di potermi prendere la rivincita subito al pronti-via. Avevo detto arrivando a Bologna che l’obiettivo era riportare la gente in piazza, ma mica sapevo come fare… Inventiamoci qualcosa, ho detto al direttore sportivo Sartori» . Che mercoledì sera lo inseguiva per il campo a ricordargli «che non volevi venire, e invece hai visto?».

Il ritorno del Bologna

«Siamo riusciti a portare trentamila bolognesi a Roma e già questa era stata una bella vittoria, figurarsi poi aver vinto la coppa. Quando sono uscito dal tunnel ho vista questa bolgia che mi ha fatto venire i brividi» , ha raccontato ancora fiero Italiano sbarcato all’alba con la coppa in braccio dal treno charter che ha riportato a casa la squadra, tra cui Santiago Castro ancora nella divisa da gioco con cui aveva disputato la finale. Doccia a casa, come tra gli amatori.

Il futuro di Italiano

Italiano ha un altro anno di contratto, ma il Bologna vorrebbe prolungare. «Ne riparleremo, felici e contenti. Posso dire che qui trovo davvero molto bene e che lavorare con questo gruppo è bellissimo, perché tutti danno qualcosa. Siamo tutti Re Magi: portiamo in dono qualcosa in base al ruolo e abbiamo seguito una bella stella che ci ha condotto alla vittoria. È uno standard che il club deve fare di tutto per mantenere, e sono convinto che Saputo farà del suo meglio per riuscirci».

I dati di ascolto della finale

Il Bologna punterà ancora a un posto in Champions nelle ultime due di campionato: il calcio ama raccontare favole, ha bisogno di nutrirsi di storie nuove ma poi le eccezioni alle regole non danno grandi dividendi. Quella tra Bologna e Milan è stata in termini di telespettatori la peggiore delle ultime 15 finali: 6,53 milioni di spettatori (quasi la metà di un Roma-Inter 2010…) per uno share del 30,9%.

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