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Ecco quante gare gioca un calciatore ogni anno (e chi sono gli stakanovisti del pallone). Troppe partite? Vale solo per alcune squadre

I dati del Cies smentiscono in parte chi si lamenta del calendario sempre più fitto che, dalla prossima stagione, si arricchirà della nuova Champions e del Mondiale per club

Sfogliando il calendario della prossima stagione, l’impressione è che gli ideatori siano stati ispirati dal detto latino “meglio abbondare che scarseggiare”. E che l’abbiano seguito alla lettera, forse troppo, dopo aver scartato il più moderno “less is more” (meno è meglio). In sintesi: un numero di partite incalcolabile e niente riposo per i calciatori. Ma è davvero così?

Troppe partite, l’allarme di calciatori e allenatori

Dal Mondiale per club alla nuova Champions League passando per la Final Four di Supercoppa italiana, una miscela di partite sembra ingolfare il motore dei campionati nazionali ancor prima della sua accensione. E alimenta le polemiche. Quelle dei calciatori, con Kylian Mbappé capopopolo: “Giochiamo già 60 partite l’anno. Quando è troppo è troppo. A noi piace giocare, ma, se si vuole vedere uno spettacolo di qualità, si deve capire che serve un dosaggio. Altrimenti, se ci vogliono sempre in campo, bisogna accontentarsi di un livello più basso”. Quelle degli allenatori, tra il sarcasmo di Jurgen Klopp (“Un crimine le partite alle 12.30, roba da Amnesty International”) e il gran rifiuto – poi smentito – di Carlo Ancelotti (“Il Real non parteciperà al Mondiale per club”). E pure quelle dei vertici, dal presidente della Figc Gabriele Gravina (“Troppe partite, serve valutare l’utilità del Mondiale”) all’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo (“Fifa e Uefa hanno raddoppiato le gare, quelle delle leghe sono rimaste le stesse. Con questi tornei fanno concorrenza ai campionati nazionali”).

Partite di calcio, i dati del Cies

Tutti d’accordo? Non proprio. Basta leggere il rapporto del Cies Football Observatory sul numero delle partite stagionali e sul minutaggio dei calciatori. L’analisi parte dalla stagione 2012/2013 e arriva al 2023/2024, facendo una proiezione del numero potenziale di partite e minuti giocati fino al 2028 con riferimento ai migliori campionati di cinque confederazioni (esclusa l’Oceania). Partiamo allora dai dati certi. Negli ultimi dodici anni i calciatori esaminati hanno giocato in media 22,7 partite stagionali, oscillando da un minimo di 18 gare nel 2019/2020 – stagione influenzata dal Covid – a un massimo di 24,4 nel 2023/2024. Lievitano quindi i match, ma i minuti in campo? Complici l’introduzione delle cinque sostituzioni e l’allargamento delle panchine (in Serie A da 12 a 15 giocatori), il tempo giocato (minuto più minuto meno) non è aumentato. In particolare, per nove calciatori su dieci la permanenza in campo oscilla tra il minuto e i 2999 minuti a stagione. E soltanto lo 0,31% degli intervistati ha giocato più di 60 partite. In nessuno dei top 5 campionati, tra l’altro. Qui nell’ultima stagione il record di presenze si è fermato a 52.

I calciatori che giocano di più

A guidare la classifica degli stacanovisti Declan Rice (Arsenal), Johan Vasquez (Genoa), Luis Diaz (Liverpool) e Virgil van Dijk (Liverpool). Tra gli instancabili della Serie A anche Tijjani Reijnders (51), Stanislav Lobotka (50) e Giacomo Raspadori (49). Segue poi il confronto tra club e nazionali, con i primi che monopolizzano gli impegni dei calciatori. Questi giocano la quasi totalità dei minuti stagionali nella propria squadra: il 91,4% a livello nazionale (campionato e coppe) e il 5,5% a livello internazionale (tornei continentali, come ad esempio la Champions). Mentre le nazionali senior, U23, U21 e U20 hanno rappresentato soltanto il 3,2% del tempo totale giocato. La quota delle competizioni internazionali di club tende ad aumentare per tutto il periodo analizzato: da un minimo del 5% nel 2014/15 a un massimo del 6,6% nel 2023/24. Un trend che riflette l’espansione dei tornei organizzati dalle confederazioni, sia in Europa che nel resto del mondo. Si pensi all’introduzione della Conference League nel 2021/2022. Un dato destinato a crescere, visto il nuovo format della Champions, che prevede l’aumento delle squadre (da 32 a 36) e delle partite (quasi il 50% in più rispetto alle stagioni precedenti).

Il peso dei campionati nazionali

Ora facciamo un passo indietro e riprendiamo le dichiarazioni di De Siervo, che puntava il dito contro Uefa e Fifa. A prima vista, i nuovi format di Champions e Mondiale per club legittimano le sue affermazioni (effettivamente si giocherà di più). Allo stesso tempo, però, il rapporto del Cies spiega come i campionati nazionali siano di gran lunga i principali organizzatori delle partite. Parlano i numeri: delle 22,65 gare giocate in media a stagione dai calciatori, sono 18,63 quelle organizzate dalle leghe nazionali. Ad esempio la Fifa conta meno dell’1% sul totale dei minuti giocati. In questi dodici anni poi non è stato registrato alcun indebolimento nella leadership delle leghe con riferimento al calendario delle partite. La riforma della Serie A a 18 squadre avrebbe quindi agevolato il riposo dei calciatori, ma lo scorso febbraio l’assemblea della Lega ha preferito conservare il format attuale. Non che la riduzione del numero dei club sia l’unico rimedio per sfoltire il calendario, sia chiaro.

Per ogni calciatore 24-25 partite l’anno

Per avere risposte concrete bisogna allora aspettare le prossime stagioni. Vivere il problema, concretamente. Perché il futuro non possiamo prevederlo. Sbagliato: la sfera di cristallo la offre ancora il Cies. Secondo le loro proiezioni, il numero medio delle partite giocate da un singolo calciatore salirà ancora, ma non troppo. Anzi, un aumento piuttosto limitato: dalle 24,09 partite a stagione tra il 2020 e il 2024 alle 24,45 tra il 2024 e il 2028 (+1,4%). E i minuti? Invariati, ancora una volta. Come se la questione non esistesse. Quasi che le proteste fossero una risposta – sbagliata – del cervello ad alcune novità accolte negativamente ancor prima di conoscerle. Overthinking, direbbero gli psicologi. In realtà il problema esiste. Non riguarda tutti, ma solo l’élite del calcio mondiale. Le big, per intenderci. Ecco spiegata la disparità nella percezione della vicenda. Qualche esempio? L’Inter e la Juventus avranno un calendario folle (una partita ogni cinque giorni). Il Manchester City potrebbe arrivare a giocarne 75. Insomma, nient’altro che la voce, molto rumorosa ma legittima, dei club più prestigiosi, impegnati su tutti i fronti possibili nel corso della stagione. Col rischio di disperdere le energie per rincorrere ogni obiettivo senza ritrovarsi nulla in mano. Non solo in termini di trofei. “Una partita sola del Real Madrid vale 20 milioni e la Fifa vuole darci quella cifra per tutto il Mondiale”. Parola di Ancelotti prima della rettifica. Così il problema di pochi diventa il problema di tutti, dalla Saudi Pro League di Cristiano Ronaldo alla Liga di Lamine Yamal, passando per la Super League uzbeka e la Virsliga lettone (in questo caso serve Google per scoprire i protagonisti). Sempre che di problema si tratti, visti i dati del Cies. Come se in mano avessimo dei sondaggi rassicuranti, che però confliggono con le nostre sensazioni. Per lo spoglio elettorale bisogna aspettare il verdetto del giudice, il campo. Un anno di attesa, per l’esattezza, fino al 13 luglio 2025, giorno conclusivo del Mondiale per club.

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