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Empoli, la rivoluzione di D’Aversa Fazzini, magie da numero 10

Entusiasmo alle stelle dopo la storica vittoria degli azzurri all’Olimpico contro la Roma. E il mercato non è finito

Gianmarco Lotti

Quando l’arbitro fischia tre volte, nello spicchio dei tifosi dell’Empoli qualcuno ancora non ci crede. «Abbiamo vinto?» chiede, come a dire «Allora si può?». Sì perché l’Empoli a Roma, allo stadio Olimpico, non ha mai vinto in quasi quarant’anni di incroci con Roma o Lazio. O meglio, non aveva mai vinto. Alle 22.40 del 25 agosto, qualche secondo dopo il palo di Dybala, l’Empoli ce l’ha fatta: si è preso la Capitale per la prima volta nella sua storia più che centenaria. E l’entusiasmo nel “giro d’Empoli” è alle stelle in un lunedì mattina che per molti è il rientro a lavoro, ma che oggi assume le sembianze meno noiose di Gyasi, Colombo e compagnia bella.

L’Empoli visto a Roma è stato una squadra totalmente diversa da quella — o meglio, da quelle — dell’anno scorso. Se un anno fa Roma-Empoli finì 7-0, Zanetti venne esonerato e iniziò una spirale conclusasi con la salvezza di Nicola (contro la Roma, ovvio), adesso Roma-Empoli è un manifesto di questi azzurri sempre “pane e salame” ma che si dimostrano una squadra di sostanza. E, per la gioia dei tifosi all’Olimpico, sanno attaccare e fare gol. La rete di Gyasi a fine primo tempo è uno schema visto più volte nel corso della prima frazione, riuscito grazie a una spizzata (tiro o assist?) di un Colombo che poco prima aveva spaccato la traversa a porta più che vuota. Nella ripresa è Esposito a prendersi un rigore furbo trasformato da Colombo prima del logico forcing della Roma che porta al gol di Shomurodov su assist dell’ex Baldanzi e a tre tra pali e traverse.

L’Empoli conosce se stesso e l’avversario, non va mai oltre i propri limiti e si aggrappa a un talento che nel 2024-25 promette di esplodere: Jacopo Fazzini da Viareggio, fresco di 10 sulle spalle e autentico mattatore nelle prime tre uscite tra A e Coppa Italia. Gioca come mezzala offensiva, ma forse sarebbe meglio dire che fa il trequartista. Sembra essersi tolto di dosso le scorie delle prime due stagioni in A, adesso è libero tatticamente e mentalmente e, se continua così, l’anno prossimo farà sicuramente il grande salto. Dare i meriti solo a un giocatore per la vittoria è sbagliato, è stata l’organizzazione imposta da D’Aversa a mettere in scacco una Roma che si è beata troppo della permanenza di Dybala senza ricordarsi che alle 20.45 c’era da giocare una partita di calcio: ha sbagliato tutto quel che poteva sbagliare in fase di non possesso e di marcatura e ha perso, probabilmente con merito.

Anche dietro la squadra toscana ha fatto solo poche sbavature, si è coperta in modo attento e efficace, capitolando solo quando la Roma aveva messo tutti gli attaccanti possibili. Una rondine non fa primavera, direbbe qualche tifoso molto attaccato ai proverbi: avrebbe ragione, ma quanto visto a Roma e col Monza, al netto di un campo terribile e un caldo asfissiante, è un primo tassello importantissimo per una squadra ancora da costruire, o meglio, ricostruire dopo l’ondata di addii di giugno e luglio. E mentre si vocifera di un Ciccio Caputo in direzione Arezzo, l’Empoli ci prova per due colpacci, vale a dire il centrocampista Anjorin del Chelsea e il terzino De Sciglio della Juventus. Nel mirino anche l’attaccante Buso del Lecco. Di sicuro il ds Gemmi chiuderà qualche colpo in extremis.

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