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Europei, da sabato via agli ottavi. Il percorso aiuta l’Italia, ma vietato illudersi

La prima fase si chiude con le ultime sorprese. Senza il gol all’ultimo secondo di Zaccagni contro la Croazia Spalletti sarebbe fuori. Tabellone sbilanciato, le big sono tutte insieme

Ora che l’arcobaleno di Zaccagni ha moltiplicato il suo effetto salvifico, perché senza quella prodezza all’ultimo respiro oggi torneremmo a casa maledicendo biscotti e complotti, possiamo goderci per un minuto — non un secondo di più — l’evidente squilibrio fra i due lati del tabellone, e la circostanza di essere finiti dalla parte giusta. Nel 2016 accadde il contrario: l’Italia di Conte vinse il girone con turno d’anticipo ma cadde nella vasca degli squali, e dopo l’impresa contro la Spagna negli ottavi uscì nei quarti dalla Germania.

Stavolta lo scivolamento del Belgio al secondo posto del suo mediocre girone ha finito di squilibrare i due percorsi: da un lato si batteranno Francia (posto 2 nel ranking Fifa), Belgio (3), Portogallo (6), Spagna (8) e Germania (16, ma è una solida candidata al titolo). Dall’altro con noi ci sono le brave “provinciali” d’Europa, dalla Svizzera all’Austria, e le grandi un po’ in panne come Inghilterra e Olanda. Ecco, il minuto di sollievo concesso è esaurito: cancelliamo ogni illusione di superiorità, si avanza o si esce per un dettaglio, una distrazione, una giocata, un centimetro. A livello politico, infine, la qualificazione in extremis della Georgia regala un’enorme storia europeista a questa edizione del torneo, nobilitandola.

Italia (10)-Svizzera (19)La dimensione dell’Italia nelle prime tre partite è stata essenzialmente nervosa. Spalletti ha deliberatamente scelto l’emotività come software della sua gestione, parlando di eroi e di giganti: la squadra ne ha ricavato una reattività a largo spettro, testimoniata dalla veloce rimonta del gol a freddo albanese e dalla perseveranza che ha portato alla meraviglia di Zaccagni in fondo al recupero con la Croazia. Detto che i croati sono di gran lunga gli esclusi più nobili — noni nel ranking — e questo è certamente un risultato, difficilmente il gioco espresso fin qui basterà per avanzare ancora. Deve crescere, come riconosce lo stesso Spalletti, in due direzioni: innanzitutto alcune individualità — senza la qualità di Chiesa e Scamacca è come se l’Italia sbattesse contro un soffitto, per guardare il cielo ha bisogno delle loro versioni migliori — e poi di conseguenza un progetto collettivo più definito. Abbiamo giocato in molti modi fin qui, utilizzando 19 uomini ed esaltandone uno, che è Donnarumma e dunque non va bene. Contro gli svizzeri, che invece hanno un’identità precisa — tre formazioni uguali a parte il centravanti cambiato ogni volta — mancherà purtroppo Calafiori, la migliore intuizione del ct: occhio agli altri “bolognesi”, specie la freccia Ndoye, che segna poco ma quando ci riesce firma gol storici (all’Inter in Coppa Italia, a Napoli nel finale di campionato, alla Germania domenica). E Granit Xhaka è un regista di classe che entra anche duro: un Kroos cattivo, pessimo identikit da affrontare.

Inghilterra (5)-Slovacchia (45)Le stelle inglesi stanno facendo poco e la polemica Kane-Lineker ha infiammato l’ambiente. Southgate avrà il suo daffare a mantenere la calma: la Slovacchia di Calzona ha centrato il suo obiettivo arrivando fin qui, ma la sproporzione tra le due aspettative potrebbe giocare a suo favore. Se passiamo la Svizzera ai quarti troviamo la sopravvissuta, che a logica sarà l’Inghilterra, ma chissà.

Austria (25)-Turchia (42)Ralf Rangnick è una specie di Marcelo Bielsa europeo, un visionario che a fine carriera verrà definito dai risultati dei suoi discepoli più che dai suoi. La bellezza diffusa dall’Austria, prima nel girone di ferro, lascia però intuire un allineamento dei pianeti particolare: del resto anche l’Uruguay di don Marcelo sta filando spedito… Con un Sabitzer fin qui perfetto, la prova con i turchi di Montella diventa interessante: ieri si è imposto Çalhanoglu, e la coppia Guler-Yildiz è una scheggia di futuro. O di presente?

Romania (47)-Olanda (7)La Romania ha vinto il suo strano girone grazie al 3-0 agli ucraini della prima partita. Poi ha gestito, e ora si ritrova in un corridoio di tabellone presidiato dalla sola Olanda. La chance vale per entrambe, poi è chiaro che le forze a disposizione di Koeman sono di maggiore qualità, ma anche svagatezza. Gli olandesi sono tornati cicale. E il ct pare ignaro di cosa sta lasciando in panchina (Zirkzee).

Portogallo (6)-Slovenia (57)Il Portogallo aveva un gruppo facile e non se l’è complicato, lasciandosi portare per mano da due nonnetti terribili come Pepe e Cristiano e segnando il passo a primato acquisito, il che non suona bene per le alternative. La Slovenia è felice di essere arrivata fin qui, ma nei ruoli chiave vanta un paio di individualità, Oblak e Sesko, che non si accontenteranno degli ottavi.

Francia (2)-Belgio (3)L’altezza Fifa di questo Belgio è molto sopravvalutata: appena De Bruyne rifiata — e ormai succede — la squadra si slega e perde pericolosità. Ugualmente per la Francia, deludente seconda pure lei anche se in un girone di superiore qualità, si tratta di un ottavo scomodo, come quello con la Svizzera che tre anni fa costò l’eliminazione. Mbappé ha griffato fin qui le due sole reti, un autogol e un rigore. Davvero poco per uno squadrone zeppo di soluzioni, ma in qualche modo anche di problemi. Molto gira attorno alla posizione di Kylian e alla ricerca dei partner per lui migliori. Le sue oscillazioni tra sinistra e centro dell’attacco secondo noi “chiamano” Thuram, che nell’Inter è abile e veloce a riempire l’area oppure a svuotarla per liberare Lautaro.

Spagna (8)-Georgia (74)La memorabile prestazione contro l’Italia ha consegnato alla Spagna il pronostico, ma anche un cammino accidentato verso la finale visto che dopo la Georgia di Kvara (e del mitico Mamardashvili), bravissima ad arrivare fin qui ma verosimilmente al capolinea, il percorso prevede solo rivali top class, a partire dalla Germania nei quarti. In questo senso i dieci giorni senza partite concessi ai titolari (con l’Albania hanno giocato le riserve), generalmente troppi in un torneo breve, potrebbero rivelarsi un azzardo ben riuscito.

Germania (16)-Danimarca (21)Il gol in extremis di Füllkrug alla Svizzera, decisivo per il primato, ha aggiunto un dubbio a Nagelsmann. Non sarà che la cavalleria leggera — il triangolo Musiala-Havertz-Wirtz — andrebbe potenziata col centravanti old fashion? Immaginiamo che il ct tedesco resterà sulla sua formazione per una gara ancora, al massimo aumentando i minuti di Füllkrug. Ma se con la Danimarca dovesse ancora stentare, e i tre pareggi testimoniano di una rivale tignosa, i piani per la terribile Spagna nei quarti andrebbero rivisti. All’ottavo di Dortmund, comunque, la Germania arriva con due giorni di riposo in più. I vantaggi del Paese ospitante.

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