Il ‘professor’ Franco Scoglio sosteneva ci fossero 21 modi diversi per battere un calcio d’angolo. «Sono molti di più». Cento, mille? «Di più, di più. Ma servono due cose, altrimenti non funziona». Da calciatore, Luca D’Angelo (53 anni) ha quasi sempre segnato su corner, di testa: ad esempio, una doppietta a tempo scaduto in Giulianova-Benevento 3-3 del Duemila, e 3 stagioni prima un gol a Marassi contro il Genoa nella storica vittoria del Castel di Sangro per 3-1. Oggi allena lo Spezia, che in Serie B è imbattuto dopo 9 turni e vanta un primato come minimo europeo: 14 dei 15 gol degli ‘aquilotti’ sono stati realizzati su calcio da fermo. Cosa erano, D’Angelo, quelle due cose indispensabili? «Servono un giocatore coi piedi educati, che sappia indirizzare il pallone nel punto giusto; e dei compagni determinati, per metterlo in rete. Per fortuna, non mi posso lamentare».
A calciare – rigori compresi – di solito ci pensa Salvatore Esposito, 24 anni, da ragazzino lanciato da Conte e fatto esordire in azzurro da Mancini: «La natura è stata generosa, con lui. Mi fido anche di Falcinelli e Bandinelli». Poi ci vogliono quelli in area. La squadra ligure vanta diversi atleti sopra il metro e 90 di altezza: Wisniewski (1.95), Hristov (1.91), Solari (1.90), Bertola (1.92) e Pio Esposito (1.91), diciannovenne fratello di Salvatore. Puntuali, come vuole il mister. «Avversari diversi, schemi diversi: studiamo, cerchiamo di capire quali possono essere i loro punti deboli. E ci comportiamo di conseguenza. Ma credo sia qualcosa comune a tutte le squadre». D’Angelo fa il modesto. «Lavagna, video, ognuno dei miei ha un pro-memoria e sa esattamente dove posizionarsi: il lavoro importante lo facciamo sul campo, alla vigilia delle partite». Non c’è niente di casuale: «La Serie B è una categoria di grande equilibrio. I calci da fermo possono diventare l’arma in più». Appunto.
Paradossalmente, la prima rete in campionato dello Spezia – sempre con Pio Esposito – è stata un’eccezione, frutto di una lunga manovra. «E tra le altre 14, almeno un paio sono nate su sviluppo dell’azione dopo una ribattuta: le statistiche lasciano il tempo che trovano». Sarà. Però, quando c’è da battere un angolo o una punizione – soprattutto quelle dalla tre-quarti – con lo Spezia alla fine qualcosa succede sempre. Nell’ultima partita a Salerno, altri 2 corner letali: prima la spettacolare rovesciata di Solari, poi la zuccata di Bertola. E quel «piccoletto» di Di Serio (1.82) sullo zero a zero aveva fallito un gol a porta vuota, naturalmente sugli sviluppi di un calcio dalla bandierina. I tifosi ci stanno facendo l’abitudine: «Finisce che la partita la seguiamo quasi distrattamente, ci accendiamo solo quando Esposito sistema il pallone prima di battere», scherza Luca Natale, dei fedelissimi Belini Frizzanti.
I fratelli Esposito sono 3, c’è anche Sebastiano, che gioca nell’Empoli. Cresciuti nell’Inter, vittime di una domenica da incubo del giugno 2023: Salvatore sconfitto nello spareggio-salvezza del suo Spezia col Verona, e condannato alla B; Pio battuto con la Nazionale alla finale mondiale U20 in Argentina; Sebastiano, con la maglia del Bari, nei play-off della serie B. Pio ha raggiunto nel club ligure il fratello maggiore. Salvatore, quello coi piedi educati: «Educati, ma non piccoli. Dicono che ci vogliano misure ridotte (tipo il 36 di Palanca) per colpire meglio la palla. Io porto quasi il 43, però me la cavo». Lo scorso anno non andava così bene, lo Spezia si salvò dalla C all’ultima giornata. «Questa è la stagione del riscatto: siamo una squadra unita, coraggiosa. Intensa. E poi, abbiamo imparato a memoria gli schemi di D’Angelo».