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Figc, il Tar annulla la multa da 4 milioni: nessun abuso di posizione dominante

La decisione ribalta la sentenza dell’Agcm che puniva la federcalcio

Il Tar del Lazio ha annullato la sanzione da oltre 4 milioni di euro inflitta lo scorso luglio dal Garante per la concorrenza e il mercato alla Federcalcio per abuso di posizione dominante. Secondo il tribunale, non vi è stata alcuna violazione delle norme sulla concorrenza nell’organizzazione dei tornei giovanili.

La decisione dà quindi ragione alla Figc, che ha sempre sostenuto di aver seguito le norme del Coni in materia di attività agonistica. Secondo l’accusa, la Federcalcio avrebbe usato strumenti sanzionatori, come i deferimenti, per scoraggiare i tesserati a partecipare alle attività degli Enti di promozione sportiva: una ricostruzione respinta dal Tar, secondo cui questa accusa sarebbe infondata, visto che non tiene conto del principio di indipendenza e autonomia della giustizia sportiva, sancito dal Codice di Giustizia Sportiva.

I giudici hanno anche riconosciuto la correttezza dell’età minima di 12 anni per l’accesso all’agonismo, stabilita dalle tabelle approvate dal Ministero della Salute e dalla Federazione Medico Sportiva Italiana. la sentenza dice infatti che “assume importanza il legame tra l’agonismo e l’obbligo di possedere apposite certificazioni sanitarie”. E che “Il Ministero della Salute ha, quindi, conseguenzialmente approvato le tabelle per l’età minima di accesso all’attività sportiva agonistica che il Coni ha predisposto sulla base delle determinazioni a livello federale, in accordo con la Federazione Medico Sportiva Italiana; nella specie, per il calcio è prevista l’età di 12 anni”. Quindi, “non è fondatamente sostenibile che la ricorrente abbia intenzionalmente dilatato l’area anagrafica per comprimere le prerogative degli Enti di promozione sportiva”.

Soddisfazione da parte del presidente federale Gabriele Gravina: “È stato riconosciuto che la Figc ha sempre agito nel rispetto della salute dei giovani atleti e delle normative. Abbiamo dimostrato che l’istruttoria dell’Antitrust si basava su elementi giuridicamente errati e su dichiarazioni fuorvianti”.

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