Non esiste DeLorean abbastanza grande per portarli tutti. Qualcuno resterebbe a piedi. Presto, chiamate Doc e fategli costruire una limousine del tempo. Una volta a bordo, segue l’appello. Come nelle gite scolastiche in pullman. Anche se qui non siamo alle elementari. Sembra piuttosto una scuola serale, vista l’età. In tanti hanno acquistato il biglietto: da Toni Kroos a Thomas Muller, passando per Olivier Giroud. Chi dice addio al calcio, chi alla nazionale. Decisione saggia, capire quando lasciare. E avere il coraggio di farlo. Ma il cuore non ragiona. Allora eccole che arrivano, le lacrime. Scarabocchiano il disegno ordinato che ti eri preparato. Così quello schema logico diventa un dipinto surrealista. Come gli orologi di Salvador Dalí. Solo che le lancette non puoi spostarle indietro col pennello. Blackout, perché il futuro spaventa.
Di Maria saluta l’Argentina con la Coppa America
“Concedetemi un po’ di paura”, dice Francesco Totti in lacrime leggendo la sua lettera d’addio ai tifosi nel 2017. Non a caso per i suoi 40 anni Luciano Spalletti gli regala il modellino della DeLorean: “Così potrai scegliere cosa fare, tornare indietro nel tempo o andare nel futuro”. Se solo fosse vero. Puoi temerlo, evitarlo o aspettarlo, ma quando il destino bussa alla porta, non sai mai come rispondere. “Non sono pronto”, piange Angel Di Maria davanti alle telecamere dopo la vittoria in semifinale di Coppa America contro il Canada. Lo scorso novembre l’annuncio: “Indosserò la maglia dell’Argentina per l’ultima volta in Coppa America”. The last dance, per dirla con lo storico coach dei Chicago Bulls Phil Jackson. Da quelle parti lo chiamano prom, il ballo scolastico di fine corso. Un rito di passaggio, l’inizio di un viaggio nuovo. La fine, nel caso di Angel. L’ultimo ballo dei sogni: a Miami solleva la sua seconda Coppa America consecutiva insieme a Leo Messi e compagni. Quanti lo vorrebbero, un epilogo del genere.
Kroos, il sipario cala con una delusione
Per fugare i dubbi chiedete a Toni Kroos e Thomas Muller, entrambi campioni del mondo con la Germania nel 2014. Nell’Europeo di casa la loro avventura in nazionale finisce ai quarti di finale contro la Spagna, futura regina del continente. “The end” più triste non poteva comparire sullo schermo. Per il primo soprattutto: “Ora sento un vuoto, non tanto per come è andata o perché è la fine della mia carriera, ma soprattutto perché il sogno è andato in frantumi”, spiega Kroos dopo l’eliminazione, che per l’occasione diventa il sipario della sua vita da calciatore. Ma un finale mediocre non può certo influenzare il verdetto su un film capolavoro: basta nominare il Mondiale e le sei Champions League (una al Bayern Monaco, cinque al Real Madrid) per convincere i critici.
Il saluto di Shaqiri e Giroud
Ora torniamo a scorrere l’elenco, perché la nostra DeLorean extra large sta per partire. Ecco altre due conoscenze della Serie A: Xherdan Shaqiri e Olivier Giroud. Il primo saluta la Svizzera dopo 125 presenze (al secondo posto dietro Xhaka) e 32 gol (quarto marcatore di sempre). Di origini kosovare, porta le cicatrici delle guerre jugoslave. Ricorderete la sua esultanza anti-Serba (il gesto dell’aquila) ai Mondiali in Russia. Il secondo lascia la Francia da capocannoniere (57 reti in 137 presenze). Curioso che nel 2018 il miglior marcatore della storia dei Bleus sollevi la Coppa del mondo senza mai aver tirato in porta in tutta la competizione.
Messi vuole un altro Mondiale
Come al calcetto con gli amici, manca il portiere. Quello serve sempre, pure a spasso nel tempo. Ma non disperate, ecco la chiamata last minute: Keylor Navas. L’ex Real e Psg lascia la nazionale costaricana il 24 maggio 2024. Due volte uomo partita ai Mondiali in Brasile del 2014, gli azzurri lo ricordano per una prestazione super nella gara persa ai gironi 1-0 proprio contro la Costa Rica. Questa parte di storia meglio evitarla, una volta partiti. A proposito, tutti pronti? Non proprio: spuntano due posti ancora vuoti, riservati. No, i cambi di nominativo non sono permessi. Bisogna aspettare Leo Messi e Cristiano Ronaldo, i soliti ritardatari. Proprio non vogliono arrendersi. Gli unici che sfidano anche il tempo. L’argentino, a dire il vero, un pensierino ce l’aveva fatto nel 2016, dopo la finale di Copa America Centenario, persa in finale contro il Cile: “È la terza finale che perdo, fa troppo male. Lascio la nazionale”. Poi l’abiura. Il resto del racconto lo conosciamo. Direzione Mondiali 2026 allora? “Il tempo dirà se ci sarò o meno”. Quasi a rimettere la decisione al suo nuovo rivale. Un bluff, di sicuro. Certo le lacrime dopo l’infortunio alla caviglia rimediato in finale di Copa contro la Colombia non sono rassicuranti.
Ronaldo va avanti
E Ronaldo? Resta vago. Prova a fregarlo pure lui, il tempo: “Presto sarà il momento. Per presto intendo 10 giorni o 10 anni, vediamo”. Anche perché Cristiano, con una massa grassa inferiore alla media e una massa muscolare superiore, non dimostra mica 39 anni. Basti pensare che nel 2020 la sua età biologica – quella che misura l’invecchiamento delle funzioni del corpo – era di 25 anni. In sostanza, viaggio nel tempo rimandato per colpa di due guastafeste che non vogliono smetterla di sentirsi giovani. Così la DeLorean XL rischia di non partire più. Peccato per gli altri passeggeri, che non rivivranno la loro storia e dovranno accontentarsi di un futuro senza calci al pallone. Ma di questo Messi e Ronaldo forse non avranno mai bisogno, perché hanno squarciato le dimensioni dello spazio, relativizzato il tempo, creato il multiverso. Insomma, la storia sono loro.