Sognare è lecito e ci mancherebbe che i tifosi non possano pensare alla sfida di questo pomeriggio al Franchi contro il Verona (ore 15) come l’occasione più grande per vivere qualche ora in testa alla classifica e gustarsi poi, con calma, lo scontro al vertice tra Inter e Napoli di stasera. Se la Fiorentina è arrivata alla soglia della terza sosta per le nazionali così in alto in classifica, il merito è di chi ha saputo costruire con pazienza e razionalità una squadra che adesso non si pone obiettivi.
Cinque vittorie di fila in campionato, diciannove punti su ventuno complessivi nelle ultime sette gare che hanno lanciato Raffaele Palladino e i suoi a soli tre punti dalla capolista. Dal Napoli di Antonio Conte, Lukaku e Kvaratskhelia. È chiaro che nelle logiche del riequilibrio del campionato tutto debba ancora aggiustarsi. Il percorso è lungo, alcuni club stanno recuperano terreno mentre altri navigano tra alti e bassi ma hanno un potenziale così grande che sarà difficile pensarli lontani dai posti più appetibili.
Ma la Fiorentina non è arrivata per caso in zona Champions. Ha rimediato ai propri difetti, ha corretto la sua andatura e trovato l’equilibrio tattico sul quale innestare la filosofia di gioco del suo allenatore. L’occasione di questo pomeriggio è quasi unica. Battere il Verona per concludere due mesi eccezionali in campionato, dove i viola non perdono dal 15 settembre in casa dell’Atalanta (tra l’altro unico ko in Serie A finora) che ha gli stessi punti di Kean e compagni.
Palladino predica calma, anche se ha ammesso una settimana fa come il suo gruppo abbia gli anticorpi per rimanere ad alti livelli. E i giocatori non si sono nascosti, rivelando come in realtà quella classifica la guardino eccome. Quel che rassicura, però, è la mentalità raggiunta grazie anche all’inserimento di alcuni elementi di assoluto valore e con esperienza acquisita nel tempo. De Gea e Gosens su tutti, due nuovi leader di una squadra che non si accontenta mai. Che archiviata una gara pensa subito alla prossima, che sa come gestire il flusso emozionale del momento d’oro e modellare anche quello di flessione.
La sconfitta con l’Apoel è alle spalle. Ormai è andata e ci sarà tempo di rimediare nella competizione che prevede altre tre gare, due di queste da giocare al Franchi. Il campionato però è un’altra storia. Palladino ritrova gli attori principali: De Gea tra i pali, la coppia formata da Comuzzo (prima convocazione in Nazionale per lui) e Ranieri in difesa con Dodo a destra e Gosens a sinistra. A centrocampo possibile che possano giocare insieme Bove e Adli, con Colpani largo a destra, Sottil a sinistra e Beltran alle spalle di Kean. Tra i giocatori più utilizzati l’unico a non essere ancora al top è Cataldi, rimasto fuori dai convocati per la trasferta a Cipro e ancora da valutare per il Verona. La sosta, anche per lui, sarà preziosa. Un po’ per tutti, va detto. La Fiorentina è chiamata all’ultimo sforzo per chiudere due mesi di successi e di ritrovato entusiasmo. Tutto ha girato alla perfezione ma non può essere soltanto una congiunzione astrale nel pianeta calcistico.
L’identità adesso è chiara e semmai i prossimi giorni saranno interessanti per comprendere quali potrebbero essere le mosse future in vista del mercato di gennaio. Tra chi ricerca maggiore spazio e chi, probabilmente, si sente ormai ai margini della nuova ripartenza alla cui guida c’è Palladino. Situazioni da analizzare, approfondire e gestire per il bene del gruppo e del suo affiatamento. Prima però c’è il Verona. Gara da non sottovalutare e da affrontare con quella stessa mentalità mostrata nelle ultime settimane, anche in mezzo alla fatica o agli infortuni. A proposito, se Gudmundsson lavora per tornare il prima possibile ecco che Pongracic è di nuovo tra i convocati. Il Franchi sarà tutto esaurito. I tifosi, ancora una volta, proveranno a spingere la loro squadra sempre più in alto.