FIRENZE – Il tracollo della Juventus e di Thiago Motta si è completato a Firenze, con l’impietoso 3-0 con il quale la Fiorentina, senza neanche troppo faticare, ha accelerato la demolizione di una squadra pericolante. Non è neanche più la classifica a preoccupare (i bianconeri adesso sono quinti e da dietro si stanno riavvicinando in molti, inclusi i viola), quanto lo stato comatoso di un gruppo senza più impulsi vitali, senza nemmeno mezzo cenno di reazione. La Fiorentina, che in campionato aveva perso quattro delle ultime cinque partite, non batteva la Juve con un risultato di queste proporzioni dal 1998, ma qui di storico c’è soprattutto il precipitoso sbriciolamento dei bianconeri. Il processo a Motta rischia di arrivare presto a verdetto.
«la cronaca della partita»
Per la Fiorentina tutto troppo facile
La Juventus è stata un disastro dall’inizio alla fine, senza nessuna soluzione di continuità con il tracollo della domenica precedente contro l’Atalanta: la Fiorentina ha segnato subito con Gosens, che ha colpito due volte la palla sul corner di Cataldi, prima di testa e poi di sinistro, nell’immobilità dei difensori bianconeri e un paio di minuti dopo con Mandragora a chiusura di una combinazione tra Kean, Gudmundsson e Fagioli (geniale il suo assist in profondità) nella quale i viola hanno fatto circolare la palla alla svelta mentre quelli della Juve li marcavano distrattamente a metri di distanza. Buon ultimo, Renato Veiga sul centrocampista goleador, che ha completato con una rasoiata di sinistro la sua incursione in area. Veiga, appunto. È stata una delle scelte sbagliate di Motta, che ha accoppiato in difesa lui e Kelly, i cosiddetti rinforzi di gennaio: una sciagura entrambi. Il portoghese ha dimostrato una tenerezza inaccettabile a questi livelli, l’inglese ha rincorso Dodô con la lingua di fuori, apparendo inadeguato al ruolo di terzino esterno.
Le scelte sbagliate di Motta
Alla fine Thiago ha infatti deciso di conservare la difesa a quattro, rimescolando un po’ di carte qua e là ma non ricavandone una sola giocata buona. Non certo da McKennie e Koopmeiners, sguinzagliati alle spalle di Kolo Muani ma in realtà completamente spaesati nel loro vagare disordinato, e nemmeno da Nico Gonzalez, che l’allenatore si ostina a schierare a sinistra anche se lui non si è mai trovato a suo agio a giocare lì: il rendimento dell’ex viola (fischiatissimo) è scadente da mesi, ma forse una mezza attenuante ce l’ha.Dopo il micidiale uno-due, la Fiorentina s’è chiusa ordinatamente a protezione di De Gea, che non ha corso mezzo pericolo. Quello che voleva fare Thiago Motta, cioè sorprendere i viola con il movimento e l’interscambio di posizione tra i centrocampisti, è riuscito invece benissimo a Palladino, che ha incardinato la manovra sul perno Cataldi, attorno al quale hanno ruotato Fagioli, Mandragora e Gudmundsson, mai fermi nella loro zolla e molto lucidi nel cercare quelle più interessanti da occupare, approfittando anche dello sfiancante lavoro di Kean, che ha sfibrato i centrali juventini. La Juve ha perso presto convinzione, quasi rassegnata agli eventi.
Juve, novanta minuti di confusione
Nell’intervallo Motta non ha cambiato una virgola, né negli uomini né nelle mansioni (i primi che ha mandato a scaldare sono stati Alberto Costa e Cambiaso, non certo due che possono cambiare una partita), e pure l’atteggiamento è stato lo stesso perché, dopo un paio di attaccucci juventini (e il primo flebile tiro in porta, un colpo di testa di Renato Veiga appoggiato tra le braccia di De Gea), la Fiorentina ha arrotondato il punteggio con il destro da fuori di Gudmundsson: anche in questo caso la palla è arrivata all’islandese (da Fagioli) negli spazi enormi lasciati dai bianconeri, quasi dovessero rispettare il distanziamento come se fossimo in pandemia. Veiga, tanto per cambiare, era lontano diversi passi da dove avrebbe dovuto essere. Lui gli attaccanti li guarda da lontano.
Coro razzista della Fiesole contro Vlahovic
A quel punto Motta ha messo due terzini e tolto, oltre allo sciagurato Veiga (al centro è scalato Kelly, Weah è slittato in avanti), il teorico attaccante Nico Gonzalez. Questa è stata la contromossa, che ovviamente non è servita a niente, se non a cristallizzare la partita nel suo risultato ormai scontato. Vlahovic non è neanche stato preso in considerazione, nonostante Kolo Muani dia già l’idea di giocare con la testa altrove, come se fosse qui solamente di passaggio. Una condizione che non riguarda soltanto lui. È finita con la Fiesole a prendere in giro Thiago Motta: “Mettici anche Vlahovic”, il coro che ne ha preceduto uno razzista dei confronti del serbo, definito “zingaro”.
Il tabellino di Fiorentina-Juventus
Fiorentina 3 (16’ pt Gosens, 18’ pt Mandragora, 7’ st Gudmundsson)
Juventus 0
Fiorentina (3-5-2): De Gea 6 – Pongracic7, Pablo Marì 7, Ranieri 7 (33’ st Comuzzo 6) – Dodo 6.5 , Mandragora 7.5, Cataldi 7 (44’ st Adli sv), Fagioli 7.5 (40’ st Folorunsho sv), Gosens 7 – Gudmundsson 7.5 (33’ st Beltran 6), Kean 7 (44’ st Zaniolo sv). All. Palladino 8.
Juventus (4-2-3-1): Di Gregorio 5 – Weah 4.5 (29’ st Conceicao 5), Kalulu 4.5, Kelly 4.5 (29’ st Gatti 5), Veiga 4 (14’ st Costa 5) – Locatelli 4.5, Thuram 5 – Koopmeiners 4, McKennie4, Nico Gonzalez 4 (14’ st Cambiaso 5) (42’ st Mbangula sv) – Kolo Muani 4. All. Motta 4.
Arbitro: Fabbri 6.
Note: ammoniti Pablo Marì, Locatelli, Ranieri, Weah e Thuram. Spettatori 22.253.