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Fonseca, il suo destino al Milan è in mano agli ex ribelli Theo e Leao

Pioli perse i suoi sei derby fatali per la netta inferiorità a centrocampo, numerica e tecnica, e per il ritmo più basso. Ora il suo successore è costretto a puntare tutto sulla coppia che gli si rivoltò contro

Milano – Come in poco più di due anni si sia scavato il solco tra l’Inter e il Milan, che nel 2022 vinse lo scudetto e che lo scorso aprile ha dovuto assistere alla celebrazione della seconda stella nerazzurra proprio nel derby, lo raccontano inappellabilmente i risultati delle ultime sei sfide dirette, col corredo dei gol segnati (14-2). Ma oltre i numeri, una spiegazione tecnica e tattica svela la principale differenza: Simone Inzaghi ha inflitto le suddette batoste a Pioli schierando più o meno sempre la stessa formazione, al netto delle poche varianti di mercato, e in particolare ha impiegato in partenza sempre lo stesso centrocampo a cinque.

Pioli inguaiato dal quartetto magico

Nel quintetto titolare si sono alternati solo Dumfries e Darmian a destra, ma per il resto l’inossidabile quartetto magico Barella-Çalhanoglu-Mkhitaryan-Dimarco ha continuato a imperversare, affinando e perfezionando meccanismi particolarmente indigesti a Pioli. Il quale, dal fatidico 18 gennaio 2023 nella Supercoppa d’Arabia (persa per 3-0, a inaugurare la serie nera), le ha provate praticamente tutte, al netto delle correzioni di mercato più marcate, rispetto al rivale Inzaghi. Non ha mai avuto successo, perché i quattro moschettieri interisti si sono rivelati inarrestabili. E ne hanno di fatto segnato il destino sulla panchina rossonera.

L’incubo degli incursori

Nel secondo derby della serie, il 5 febbraio 2023 in campionato (0-1), con Leao fuori e la coppia d’attacco Giroud-Origi, Pioli varò invano la difesa a tre, riproposta con gli stessi esiti (1-2) anche nell’ultimo duello di 5 mesi fa, in questo caso addirittura con una variante inedita: Leao centravanti. A proposito del portoghese, sono state anche le sue assenze o le sue condizioni fisiche precarie, come nella doppia semifinale della Champions 2023 (0-2 e 0-1) a condizionare fortemente il Milan. Tuttavia è a centrocampo, come si è perfettamente capito il 16 settembre 2023 (1-5, la disfatta più netta), che Pioli ha perso davvero i suoi derby e che Inzaghi li ha vinti: in quell’occasione l trio Reijnders-Krunic-Loftus Cheek fu surclassato da Barella-Çalhanoglu-Mkhitaryan, con l’armeno in stato di grazia e con l’intercambialità di ognuno dei tre componenti della cerniera mediana a confermarsi come il rebus vero per un reparto, quello milanista, che per caratteristiche non riusciva a gestire il palleggio, né a offrire un’adeguata copertura, di fronte agli inserimenti frontali degli incursori Barella e Mkhitaryan e agli aggiramenti soprattutto di Dimarco sulla sinistra.

Fonseca e la catena Theo-Leao

Queste premesse lasciano intuire come per Fonseca il derby dell’ultima spiaggia – tale è evidentemente questa partita, per l’allenatore portoghese – si decisa appunto nella zona cruciale del campo. Non è un caso che le sedute video, a Milanello, siano state particolarmente intense. Ma non è questione solo di sistema di gioco, magari col varo di una linea a tre, o di posizionamento degli uomini, con Reijnders più o meno avanzato e Loftus-Cheek più o meno arretrato accanto Fofana. Il problema dell’inferiorità numerica a centrocampo, che è stato la chiave delle ripetute batoste milaniste, è legato anche al ritmo più basso e alla minore verticalità del gioco. La soluzione più praticabile sembra il perfetto ripristino della catena di sinistra Theo Hernandez-Leao: proprio i due giocatori che, esclusi dalla formazione titolare con la Lazio all’Olimpico, continuano a essere i più forti della squadra e quelli che, con una giocata, un’invenzione o uno strappo in velocità, possono ferire l’Inter e innescare il colpo del centravanti (Morata, Abraham o magari entrambi, e se non dall’inizio a partita in corso). Il Milan, per non perdere il settimo derby di seguito, deve innanzitutto provare a vincerlo.

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