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Fonseca, l’autoesonero e il giallo della clausola. Conceicao arriva ma trova un Milan nel caos

Il nuovo allenatore subito all’esame Supercoppa con la Juventus del figlio Francisco. I tifosi contestano la dirigenza, sotto accusa Cardinale e la triade Furlani-Ibra-Moncada

MILANO – Secondo sconcertante prassi della sede del Portello, si è capito che il comunicato sull’esonero di Paulo Fonseca sarebbe arrivato, con molto comodo, parecchie ore dopo l’autoannuncio del diretto interessato.

L’ormai ex allenatore del Milan aveva già svelato da sé, lasciando San Siro (“mi dispiace, ma ho la coscienza a posto”), il segreto di Pulcinella: la sua destituzione per fare posto all’altro portoghese Sergio Conceiçao, fin dalla scorsa estate obiettivo concreto della dirigenza e in particolare di Zlatan Ibrahimovic, che pure, essendo “senior advisor” dell’azionista di controllo americano Gerry Cardinale, nemmeno figura nell’organigramma, mentre risulta socio e investitore di RedBird Capital, il fondo di Cardinale. Non manca il giallo della clausola, che permetterebbe alla società di risparmiare, grazie all’esonero entro il 31 dicembre, 5 milioni netti delle due stagioni residue di contratto dell’allenatore licenziato.

Fonseca abbandonato, Cardinale contestato

La mancanza di rispetto verso Fonseca, mandato in pasto alle televisioni e alla conferenza stampa postpartita per domande inevitabilmente monotematiche e solo dopo avvisato da Ibrahimovic, dall’ad Giorgio Furlani e dal dt Geoffrey Moncada dell’avvenuto licenziamento, è anche una mancanza di rispetto nei confronti di media e tifosi, che peraltro, attraverso l’incessante nenia della Curva Sud durante la partita con la Roma (“Cardinale vattene, devi vendere”), il loro pollice verso al vertice del club l’hanno chiaramente ostentato. Fonseca, in tutti i numerosi momenti delicati della stagione, è stato sempre lasciato solo nel dopopartita, senza mai un intervento della debole dirigenza, che si è rifugiata dietro la molto teorica collegialità per nascondere l’assenza di leadership, anzi di liderança, per dirla con l’allenatore appena cacciato.

Per Conceiçao subito il nodo Juve

Al di là dell’inchiesta della magistratura milanese sulla proprietà del club, tuttora in corso, chi comandi davvero al Milan nella quotidianità non è per niente chiaro. Il rischio da scongiurare è che lo scopra presto a sue spese Conceiçao, atteso subito dal nodo della semifinale di Supercoppa in Arabia, contro la Juventus del figlio Francisco. L’azionista di controllo Cardinale, descritto come irritato per la contestazione a San Siro, luogo da lui frequentato pochissimo, vorrebbe che i tifosi fossero entusiasti, dopo l’annuncio del parziale rifinanziamento fino al 2028 del debito col fondo Elliott della famiglia Singer (170 milioni di euro su quasi 700, a un tasso di interesse del 13%) e si affida a frequenti forum economici, rigorosamente dagli Usa o da Londra, per spiegare ai cocciuti milanisti la sua filosofia: bilancio a posto, business come priorità e risultato sportivo secondario, con la qualificazione alla Champions come obiettivo imprescindibile, ma solo per i guadagni che genera. Gordon Singer, presenza per nulla nascosta alla recente festa per i 125 anni del club in assenza di Cardinale, resta molto più di un normale consigliere d’amministrazione.

Furlani-Moncada-Ibra al bivio

Dopo lo scudetto nel 2022, la semifinale di Champions e il licenziamento del duo tecnico Maldini-Massara nel 2023 e il divorzio dall’allenatore Pioli nel 2024 alla fine di un ciclo quinquennale, l’attuale triade Furlani-Ibrahimovic-Moncada ha consumato gran parte del credito da parte della maggioranza dei tifosi. L’apparente unità di intenti non era tale nella scelta di Fonseca, preferito l’estate scorsa al costoso Conte e allo stesso Conceiçao, dopo il no della piazza a Lopetegui: l’ultima parola, nel pescare Fonseca dal Lille (club che è stato nell’orbita di Elliott) sarebbe arrivata da Singer. Ma l’evidente abbandono a Milanello di Fonseca, che ha preso decisioni forti come le panchine per Leao e Theo Hernandez, chiama in causa sia l’uomo forte Furlani, non certo un amministratore delegato addetto alla sola finanza, sia Ibrahimovic e il suo incarico ambiguo sia soprattutto Moncada, promosso da capo degli osservatori a capo del settore tecnico. Non è un mistero che il Milan sia alla ricerca di un direttore sportivo (D’Ottavio è stato da poco licenziato), anche se le voci sull’ex Juventus Paratici non hanno trovato conferma.

Conceiçao e l’orgoglio di Theo e Leao

Al nebuloso quadro societario, con Milan Futuro a rischio di retrocessione dalla serie C e i risultati della Primavera come unico appiglio, si aggiunge la poco brillante situazione sportiva. Conceiçao può ottenere la qualificazione diretta agli ottavi della Champions, prenotata da Fonseca, se batte Girona e Dinamo Zagabria, ma in campionato deve risalire dall’ottavo posto e il distacco dal quarto della Lazio è di 8 punti (con la partita contro il Bologna da recuperare). L’imminente sfida araba con la Juventus, a sua volta zoppicante nella corsa alla zona Champions, è molto più di una digressione esotica per la Supercoppa. Il neoallenatore del Milan la deve affrontare con l’emergenza infortuni (e alla lista si è sommato Chukwueze). Poi comincerà la scalata alla classifica della serie A, col mercato di gennaio come variabile e con l’orgoglio di Leao e Theo Hernandez come discriminante.

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