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Fonseca, l’ultimo sfregio e la storia del Milan calpestata

Il commento dopo l’esonero del tecnico portoghese e l’arrivo immediato del connazionale Conceiçao

Hanno cacciato Paulo, Paulo è vivo. Il licenziamento di Fonseca e le imbarazzanti modalità con cui si è consumato disegnano alla perfezione lo stato confusionale del Milan: all’incertezza programmatica evidente ormai da settimane si sono aggiunte la totale assenza di lucidità nella gestione dell’esonero e una preoccupante caduta di stile da parte del club, indegna del Diavolo e della sua storia.

Ingaggiato in estate e sfiduciato prima dell’autunno, il portoghese era stato bloccato con un triennale ma con la possibilità di sostituirlo entro sei mesi: bastava conservare lo scontrino, come un regalo sbagliato sotto l’albero. Abbandonato al suo destino da una dirigenza assente, con le vittorie di prestigio nel derby e al Bernabeu pensava di aver guadagnato la sopravvivenza, invece ha solo prolungato una duplice agonia: sua e della squadra. Neppure il taglio del panettone gli ha garantito la salvezza: scendeva in campo contro la Roma mentre il Milan aveva già l’accordo con Conceiçao.

Ma il vero capolavoro di approssimazione è stato raggiunto nel dopopartita. Per dodici ore, fino al comunicato ufficiale di lunedì mattina, il club è sparito. Fonseca era stato espulso dopo aver protestato per un torto arbitrale: da tempo aveva assunto anche questo ministero lasciato scoperto dalla società. E mentre il mondo intero sapeva del suo esonero, a Paulo non è stata risparmiata l’ulteriore umiliazione, la via Crucis delle interviste: ma certo, sono ancora io l’allenatore, non fate caso alla corona di spine. La decisione era presa, il sostituto già trovato: sarebbe bastato un dirigente a dire due parole di circostanza per evitare l’ultima farsa. Ma al Milan nessuno si assume la responsabilità di aver preso Fonseca, nessuno quella di licenziarlo.

Ha dovuto fare ancora tutto lui, e comunicare anche l’addio, pochi minuti dopo, lasciando lo stadio. Una volta allo Shakhtar si travestì da Zorro, e francamente fu una conferenza meno surreale. Stavolta gli è bastato essere solo Fonseca, in mezzo a tanti con la maschera del sergente Garcia.

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