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Francia-Belgio, l’ottavo tra vicini rivali. Cos’è il “seum” che i francesi pronunciano per far infuriare i belgi

Una rivalità secolare che dopo la politica, la letteratura e l’arte coinvolge anche il calcio: il gol di Umtiti nella semifinale del Mondiale 2018 ha lasciato il segno

GELSENKIRCHEN — La parola è seum, ma evitate di pronunciarla in presenza di un belga: se è di buonumore vi fulmina, se non lo è potreste anche rischiare un montante sul naso. Seum è lo storpiamento di una parola araba che vuol dire veleno e diventata una decina d’anni fa d’uso comune nello slang dei rapper: slang per slang, potremmo tradurla con “rosicamento” ed è il termine che definisce ufficialmente, definitivamente e perfidamente il sentimento che provano i belgi dalla semifinale mondiale del 2018, quella che i francesi vinsero con il gol di Umtiti, le parate di Lloris e un’ora e mezza di barricate facendo esplodere Courtois a caldo (“La Francia non ha giocato, si è difesa con undici giocatori davanti alla porta: è una disgrazia per il calcio che non abbia vinto il Belgio”) e Hazard a freddo, qualche giorno dopo, quando i Blues divennero campioni del mondo: “Preferisco perdere con il Belgio che vincere con questa Francia”.

Cos’è il seum odiato dai belgi

I francesi hanno nutrito con questa frustrazione la loro arroganza e hanno appiccicato ai belgi la parola seum, che un dizionario potrebbe definire così: sentimento che prova un cittadino del Belgio quando pensa alla Francia. Courtois e Hazard, è utile precisarlo, sono francofoni: il seum è diffuso soprattutto nelle regioni vallone, quelle che parlano francese ma francesi non sono. Il seum affiora, per esempio, quando i più credono che una delle più grandi scrittrici contemporanee, Amélie Nothomb, sia francese. Invece è belga. Lei stessa racconta che durante la sua infanzia vissuta tra Giappone, Cina e altri Paesi asiatici a seguito de padre diplomatico, spesso le veniva chiesto: ma cos’è il Belgio?

Francesi e belgi, quante prese in giro

Il calcio, e quella partita specialmente, ha esasperato un rapporto di vicinato che non è mai stato tra i più amichevoli, perché i belgi hanno sempre ammesso di avere un inevitabile complesso di inferiorità nei confronti del cugino ricco e famoso e francesi lo hanno sempre cavalcato, ridacchiando di un accento che a loro suona buffo, scodellando le stesse barzellette sciocche che noi coniavamo per i carabinieri (Quanti belgi servono per avvitare la lampadina di una roulotte? Cinque, uno che tiene la lampadina e quattro che fanno ruotare la roulotte) e che hanno arricchito il repertorio di un comico francese, Coluche, che sullo sfottere i belgi ci ha costruito una carriera.

Il Belgio e la beffa del Mondiale 2018

Sei anni dopo (anzi, tre anni dopo la semifinale di Nations League di Torino, vinta di nuovo dalla Francia), è di nuovo ora del derby arroganza-frustrazione. In 120 anni di sfide tra le due nazionali (la prima è del maggio 1904), il Belgio è in vantaggio 30-26, ma nelle fasi finali ha sempre vinto la Francia, facendo ulteriormente rosicare i belgi, i quali però è lo sgarro del 2018 che non hanno proprio digerito: sentivano di essere pronti per l’incredibile impresa di diventare campioni del mondo – era l’anno d’oro della génération dorée – e invece incapparono in una partita che per loro fu un sortilegio. Non si sono più ripresi.

Belgio, ricambio generazionale faticoso

Il Belgio è teoricamente ancora ai vertici del calcio mondiale, visto che nel ranking Fifa è sempre terzo (dietro la Francia…) ed è stato a lungo anche primo, ma ha fallito a Euro 2020 come nella Coppa del Mondo in Qatar, peggiorando la qualità del gioco (scrivono i quotidiani di Bruxelles: il Belgio gioca così male che sembra la Francia del 2018), l’umore generale, il rapporto con i tifosi (dopo il pareggio con l’Ucraina, la squadra è stata pesantemente contestata e De Bruyne ha convinto i compagni a non andare a salutare i tifosi) e il rendimento della vecchia guardia (basta vedere Lukaku), mentre il ricambio generazionale fatica a completarsi.

Francia favorita contro il Belgio

Contro ogni pronostico è però venuto fuori questo ottavo di finale tra due nazionali che avrebbero dovuto sbaragliare il loro girone e invece l’hanno sfangata col fiatone, praticando un calcio pessimo che ha tuttavia mantenuto in vita le rispettive ambizioni. E i belgi, che rosicano da sei anni o forse da tutta la vita, hanno l’occasione del riscatto, ben sapendo, tuttavia, che quella tra i due paesi è una rivalità percepita soprattutto da quello più piccolo, perché l’altro si sente troppo grande per certe piccolezze. L’ha riassunto bene, nei giorni scorsi, il terzino Meunier: “Se vinceremo non potremo vantarci più di tanto perché il passato è sempre lì, se ci batteranno diranno che è andata come al solito”. Se vedete un belga, non parlategli di seum.

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