MILANO – Per Frattesi è arrivato l’esame di marutità. L’infortunio di Barella, che potrebbe rientrare il 20 ottobre all’Olimpico contro la Roma, consente al romano di dimostrare davvero quanto vale a Simone Inzaghi e all’Inter, squadra che ha scelto nell’estate 2023, “senza nemmeno ascoltare offerte che non fossero quella nerazzurra”, come ripete. A Udine è partito titolare e ha segnato al primo miniuto, dimostrando al suo allenatore e al pubblico interista di essere molto più dello spacca-partite che entra all’ultimo e risolve problemi, come Mister Wolf in Pulp Fiction.
Frattesi e il momento della verità
La missione, tutt’altro che facile, per Frattesi è confermarsi nelle partite che precedono la sosta: domani a San Siro contro la Stella Rossa, dopo il pareggio scintillante a Manchester, e sabato, sempre a Milano, con il Torino, che dopo la sconfitta in casa con la Lazio si trova a pari punti proprio con l’Inter. Finora, da subentrato di lusso, a Frattesi per fare la differenza e mettersi in mostra è bastato fare quello che gli riesce meglio: inserimento in area avversaria, triangolo a velocità supersonica con il compagno vicino e, molto spesso, gol o assist. Ora, da titolare, è chiamato a fare di più.
I numeri da attaccante e la sfida del gioco
Nel suo anno abbondante all’Inter, Frattesi ha messo insieme 8 reti e 9 passaggi decisivi in 1.818 minuti giocati, spalmati su 49 partite. Fin qui all’Inter ha la media, impressionante per un centrocampista, di una rete segnata o propiziata ogni 106 minuti in campo. Un dato in linea con la statistica in Nazionale, dove ha segnato 7 gol in 21 gare: uno ogni tre. Adesso in nerazzurro deve dimostrare di avere preso da Barella più del posto in campo. Senza il titolare del ruolo, dovrà infatti farsi carico del pacchetto completo: pressare (gli riesce bene), recuperare palloni (non è un problema) e fare girar palla. Ed è soprattutto su questo ultimo aspetto che il suo allenatore lo valuterà, per capire quanto davvero potrà contare su di lui in stagione, quando si tratterà di disegnare l’undici titolari per le partite importanti.
La prova del fuoco al fianco dei migliori
Da fenomeno degli ultimi venti minuti più recupero, a Frattesi finora è spesso toccato dividere il centrocampo con Asllani in regia, subentrato a Calhanoglu, e Mkhitaryan ormai stanco, provato da un’ora abbondante di corsa. Una situazione che da un lato potrebbe averlo penalizzato – è sempre meglio fare reparto con compagni forti e in forma – ma che dall’altro gli ha fornito un alibi. Ora le cose cambiano. Senza Barella, è lui la prima scelta e si trova a completare un centrocampo governato da Calhanoglu, il miglior regista dell’ultima stagione in Serie A, e arricchito dalle capacità di ragionamento in velocità dell’armeno. Oppure, dalla qualità di Zielinski, che con Frattesi condivide il ruolo di riserva extra lusso, ma con una vistosa differenza. Il polacco ha 30 anni ed è arrivato a Milano sapendo che presto il posto sarà suo, visto che a occuparlo oggi è un 35enne. Davide invece di anni ne ha appena fatti 25, ma la casella in cui si trova più a proprio agio è saldamente nelle mani di un 28enne nel miglior momento della propria carriera. Una situazione non facile da gestire.
Frattesi e l’esempio di Barella
In una squadra che gioca un calcio evoluto, coi centrali di difesa spesso lanciati in area avversaria e le punte chiamate a cucire il gioco, Frattesi sa che fare la mezzala d’incursione da vecchio calcio inglese non basta. Venti metri di progressione e un tiro che spacca la porta non sono strumenti sufficienti nel gioco di Inzaghi, che richiede anche tutto il resto: la testa, intesa come capacità di ragionamento, il controllo della palla e delle situazioni, e la comprensione della dinamica complessiva del gioco. “Barella per me è un esempio, è cresciuto moltissimo nella costruzione”, ha detto in un’intervista a Repubblica. Ora quella crescita deve farla anche lui. A spingerlo, oltre al suo allenatore, è il pubblico interista, che ha ancora negli occhi i gol contro il Milan, il Verona, l’Atalanta. E anche quello fresco con l’Udinese, che forse non è il suo più bello ma, col senno di poi, potrebbe rivelarsi quello più importante, che ha dato il via a un nuovo percorso di maturità.