Il Napoli è la quarta solitaria in sei giornate, dopo Juventus, Udinese e Torino. Visti i calendari ha la chance di restarlo più a lungo delle altre perché le salite non arriveranno prima di novembre, altra circostanza favorevole che si aggiunge ai cicli di lavoro settimanali possibili senza coppe. Conte possiede il talento del costruttore di squadre, i mezzi tecnici per vederla lievitare e il tempo per rifinirla e farla volare alta. Il suo nuovissimo 4-3-3 è diverso da quello piacione di Spalletti, che palleggiava fino all’ipnosi dei rivali che Osimhen prendeva poi a schiaffoni: Conte è più verticale e sbrigativo, senza disdegnare il fraseggio gira attorno a Lukaku per innescare le irruzioni centrali di McTominay e quelle laterali di Politano e del rinato Kvara. Il Napoli è fresco e divertente, e in un torneo che vive di poche certezze ha trovato per primo un assetto stabile (dopo un debutto horror). Durerà.
La Juventus deve imparare a rischiare
L’elenco delle altre costanti passa per l’imperforabilità della Juve. La sua capacità difensiva è storica: lo stesso Conte e Allegri hanno vinto lo scudetto incassando il minor numero di gol, e nel suo secondo mandato — meno felice — i problemi di Allegri non sono venuti dalle reti subite, ma da quelle non segnate. Motta in questo è un continuatore, e chi l’ha preso lo sapeva perché nella classifica dell’anno scorso la miglior difesa fu dell’Inter, la seconda della Juve e la terza del suo Bologna. La differenza col passato è che la protezione nasce dal controllo del pallone, dal palleggio che a volte risulta esagerato, e spesso noioso, nel suo ripiegare all’indietro se la soluzione in avanti non garantisce il mantenimento della boccia. Un calcio privo di rischi, e la Juve fin qui non ne ha corsi: ma che paga in termini offensivi solo a partire dal secondo gol, perché segnare il primo senza porgere il fianco a un contropiede non è semplice. Il rigore di Marassi è stato provvidenziale, ha costretto il Genoa a uscire dal bunker: non è un caso se il bellissimo 2-0 di Vlahovic sia giunto in capo a un’azione da più di 20 passaggi, transitata da un’area all’altra perché ogni metro percorso in avanti avveniva in sicurezza. La Juve ha raccolto tre 3-0 e tre 0-0, e la ragione delle ripetizioni è trasparente. Motta festeggia un buon traguardo di passaggio, ma in futuro servirà qualcosa di più delle giocate protette.
Inter, una difesa da rivedere
L’Inter ha vissuto finora due picchi, il 4-0 all’Atalanta — che è pur sempre l’Atalanta, anche nella versione lavori in corso — e lo 0-0 di Manchester, ma il down del derby è stato impressionante. A Udine ha reagito Lautaro (primo gol casuale, secondo di gran classe), e con lui sono saliti di rendimento altri pilastri come Bastoni e Dimarco, più Frattesi che non spreca le occasioni che riceve. Però non tutto è andato a posto, specie in difesa, e quindi non si possono escludere ulteriori turbolenze. Abbiamo passato l’estate a lodare i tempestivi inserimenti di Taremi e Zielinski — concessi da Zhang, Oaktree non li avrebbe passati per una questione anagrafica — cresce l’attesa di vederli decidere qualche partita.
Il Milan ha fatto 9 punti nelle ultime 3 gare, tutte a San Siro e contenenti la perla del derby: ci era arrivato con la peggior difesa, ora vanta il miglior attacco e la scoperta di nuovi leader, dal serio Morata al passionale Abraham.
La Lazio si gode il suo eccellente mercato
Resta in alto l’Empoli col terzo 0-0 casalingo (e due vittorie esterne), unica ancora imbattuta assieme alla Juve. Sale la Lazio, che prende i primi punti esterni in casa dell’ex capolista Torino. Vanoli fin qui è stato più bravo fuori — 7 punti contro i 4 casalinghi — Baroni comincia a godersi i frutti di un eccellente mercato, diviso tra tesori nascosti (il grande Nuno Tavares, Dele-Bashiru) e la “selezione della zona salvezza” (Dia, Noslin, Tchaouna), che l’anno scorso era ricca di talenti. La Roma ha preso velocità correndo rischi paurosi, e trovando un provvisorio equilibrio (o compromesso?) fra vecchia guardia e sangue fresco: Pisilli e Baldanzi sono destinati a maglie da titolari. L’Atalanta ha cominciato a ricevere da Samardzic, che Gasperini sogna di aggiungere alla dinastia dei fari nerazzurri Gomez-Ilicic-Koop.
La sorpresa Como: gioca bene e vince
Al terzo gol di pregiata fattura in tre gare, cresce il sospetto che Santiago Castro sia una nuova intuizione super del mago Sartori. Ultimo ciak per un Como che gioca benissimo, e adesso pure vince. Se Fabregas in campo era un trattato di sapienza tattica, figuriamoci cosa potrà diventare in panchina.