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Galderisi: “Padova la mia casa, l’emozione della B mi ha riportato agli spareggi negli anni Novanta”

L’ex nazionale, eletto dai tifosi patavini giocatore del secolo, commenta la fresca promozione: “E’ una storia che si ricuce, che ritrova un senso”. E sulla storia in Nazionale: “Ancora ricordo con affetto i complimenti di Bearzot in Messico”

Nanu Galderisi a Padova è un idolo. Qualche anno fa è stato votato dai tifosi come calciatore del secolo. E’ il più amato, perché porta in dote passione e identità.

Che effetto fa rivedere il Padova in B?

“Una sensazione bellissima, mi sono emozionato. E’ una storia che si ricuce, che ritrova un senso. Ho ripensato a tante cose che mi legano a questa squadra, a questa città, ai padovani”.

Cosa c’è di straordinario nel suo legame con il Padova?

“Padova è casa, qui ho scelto di vivere. Ci ho giocato dal 1989 al 1995, sei anni. Ne avevo già ventisei quando arrivai. Ero esploso giovanissimo nella Juventus, avevo vinto lo scudetto con il Verona, avevo giocato da titolare dell’Italia il Mondiale in Messico. E tengo nel cuore una frase di Bearzot. Tornando in Italia mi disse che nonostante l’eliminazione, avevo disputato un grande torneo. Poi capitarono alcune annate storte, tra Milan e Lazio. Il Padova era in B, mi volevano altre società di A. Scelsi io di scendere di categoria. Sentivo che si poteva fare qualcosa di grande. E’ quello che poi è successo”.

Che analisi può fare di questa promozione?

“Innanzitutto è meritatissima, non ci possono essere dubbi. La squadra è forte, la qualità è ottima in ogni reparto, c’è una rosa larga e in questa categoria è un valore prezioso. E’ un Padova pensato e costruito per vincere. Basti dire che la prima sconfitta in campionato è arrivata a febbraio, dopo ventiquattro giornate di imbattibilità”.

Se c’è un segreto, qual è?

“Chi ha giocato a calcio sa che si vince quando si è uniti, quando nelle difficoltà si trova la compattezza. Il Padova ha dominato il suo girone giocando un calcio spettacolare. Poi ad inizio primavera c’è stato un momento di calo e la squadra, che era arrivata ad avere 10 punti di vantaggio, se li è trovati azzerati. A quel punto se non sei forte dentro può saltare tutto”.

E’ stato un momento critico, con il sorpasso dei rivali del Lanerossi Vicenza.

“Quel sorpasso avrebbe steso chiunque. E invece il Padova si è rialzato. Ed ha rimesso la testa avanti”.

Si parla un gran bene dell’allenatore, il 36enne Matteo Andreoletti.

“E’ stato fondamentale, per il gioco che ha dato alla squadra e per la tranquillità con cui ha gestito il momento negativo. Mi piace, ha una bella idea di calcio, è preparato, farà strada”.

Nel vedere la festa a Padova quali ricordi sono tornati a galla?

“Mi sembrava di rivedere lo spareggio sul neutro di Cremona, quando – era il 15 giugno 1994 – vincemmo lo con il Cesena e salimmo in A. E un anno dopo l’altro spareggio, a Firenze, quando vincemmo con il Genoa ai rigori e ci salvammo. Emozioni forti, ricordi indelebili. I padovani hanno una passione rara. La B è strameritata, ma non è finita qui”.

E adesso?

“Penso che non sia finita qui. Godiamoci il momento, pensiamo a fare un grande campionato di B, poi ci sarà tempo per sognare e il mio sogno è uno solo”.

Quale?

“Vorrei rivedere il Padova dove l’ho lasciato, in Serie A. Nel 1995 abbiamo conquistato la salvezza da neopromossi, una gioia unica, speciale. A quel punto, dopo qualche altro mese in biancoscudato, capìi di aver chiuso il mio ciclo. Avevo voglia di misurarmi con un calcio nuovo, così andai in America, dove sono rimasto un paio d’anni. Ma il mio cuore è a Padova, e ora voglio pensare che questa sia l’inizio di una nuova storia”.

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