Vincere a Cagliari, e dopo la partita processare pubblicamente l’autore dell’unico gol, Nicolò Zaniolo, a segno come a Roma. Restare in cima al campionato, nonostante un turnover progettato pensando alla Champions League. Pressare tutto quello che si muove, non lasciare niente nel piatto e quando le cose vanno male, come dopo il 4-0 subito a San Siro in agosto, dire la verità, come fanno spesso i bambini, a volte gli ubriachi e quasi mai gli allenatori di Serie A: «Abbiamo perso perché l’Inter fa girare la palla troppo veloce per noi». Parola di Gian Piero Gasperini, l’allenatore alla guida l’Atalanta più forte di sempre, che ha confermato il suo primato almeno per un’altra settimana, e stavolta senza dover aspettare i risultati delle altre. La Dea adesso va per conto suo.
Il record dell’Atalanta, dieci vittorie di fila
A Bergamo il capo è uno e il suo obiettivo personale diventa collettivo: avere tutto. È il titolo di un bel libro di Marco Missiroli ed è quello che vuole il Gasp. Uno che vince dieci partite consecutive — l’Atalanta al massimo era arrivata a 9, il record in A è di 17 dell’Inter — e subito spiega che «le dieci vittorie di fila non significano nulla». Uno che deve tenersi la testa della Serie A, eppure lascia in panchina il miglior giocatore e quello più importante, Lookman e De Roon, perché gli sono serviti in Europa contro il Real Madrid.
Gasp e Zaniolo, fatti apposta per non andare d’accordo
Fra le tante parabole che raccontano le gesta della Dea ai tempi dei Percassi, forse un giorno ci sarà anche quella di Gasperini e Zaniolo. La premessa è perfetta: i due sembrano fatti apposta per non andare d’accordo. L’allenatore ha detto del giocatore: «Bene il gol e alcune giocate, ma non ci possiamo permettere di rilanciare con il suo comportamento un ambiente tramortito dal gol. È la seconda volta, non è tollerabile». Minuto 66: Zaniolo si inserisce, piatto al volo di sinistro e rete. È quello che il Gasp gli chiede di fare. Poi la zaniolata recidiva. A Roma, dopo avere segnato alla sua ex squadra, si tolse la maglia e venne ammonito. Alla Unipol Domus ieri il giallo lo ha preso esultando in faccia alla curva del Cagliari, in uno stadio senza tifosi bergamaschi per il divieto di trasferta.
Ora parte un tour de force
Gasperini ha smesso di nascondersi: lo scudetto è un obiettivo, senza mollare la Champions. Prima c’è anche la Coppa Italia, mercoledì con il Cesena. Sulla classifica pende l’asterisco che accompagna Inter e Fiorentina: una delle due virtualmente può contendere il primato di oggi ai nerazzurri. Sognare per sognare, tanto vale farlo in grande. Gasperini ricorda, certo, che «è venuta fuori un po’ di immaturità», che nel primo tempo «Carnesecchi ci ha salvati», che nel finale «siamo stati anche fortunati». Ma la striscia vincente spinge l’Atalanta in un club esclusivo: oltre a Inter, Juve e Milan, sono riuscite a fare dieci vittorie la Lazio di Inzaghi (11) e il Bologna dell’ultimo scudetto, sessant’anni fa. Ma d’impossibile non c’è niente, se guardi il mondo da sopra le mura di Città Alta. Le prossime sfide, prima della trasferta saudita in Supercoppa a gennaio (semifinale con l’Inter), sono con Empoli e Lazio. Tornati dall’Arabia toccherà affrontare Udinese, Juventus (recupero dell’ultima di andata) e Napoli. Tanti scontri di vertice. E la Dea ci arriva da favorita.