Bergamo. “Non solo non si gioca più negli oratori, ma mancano le strutture. E gli stadi sono vecchi. Senza contare il divario economico rispetto a campionati come quelli inglesi: una squadra che sale dalla Championship alla Premier League può arrivare a incassare 200 milioni di sterline, gli inglesi fanno un altro sport”. A poche ore dal suo debutto da ct in Italia-Estonia Rino Gattuso, intervistato da Radiorai, è lucido nella disamina sulle difficoltà del calcio italiano, che non ha più la possibilità di trattenere i migliori: Donnarumma, dopo il divorzio dal Psg, non aveva alcuna chance di tornare in Italia e infatti è finito al Manchester City in Inghilterra, dove la colonia azzurra è sempre più folta. Queste considerazioni, però, non impediscono al commissario tecnico di essere ottimista sul futuro: “Non siamo condannati a non primeggiare più. Chi ci rappresenta sa bene che cosa bisogna fare per uscire da questa situazione, perciò sono fiducioso”.
Concetto ribadito anche riguardo alla sua Nazionale, che può fare leva, spiega, su tre campioni: “I leader sono Barella, Tonali e Donnarumma, ma ce ne sono anche altri”. Tocca a loro, ribadisce a Radiorai, vestire i panni dei trascinatori: “Abbiamo bisogno di ritrovare mentalità forte e capacità di soffrire. La parola leader è complicata: ci sono giocatori che hanno leadership e carisma, devono trasferirli ai compagni”. Pensieri per l’Estonia, che lo scorso giugno ha fatto soffrire la Norvegia capolista del girone, perdendo solo per un gol subito in contropiede: “Le squadre piccole non esistono più, lo dico per esperienza perché da allenatore mi è capitato di sbatterci il muso. Guardate la Germania, sconfitta in Slovacchia. Altro che goleada, bisogna innanzitutto cercare di vincere. Con l’aiuto dei tifosi, che riempiranno lo stadio: abbiamo bisogno di loro”. Chiusura con il messaggio del suo amico, capitano dell’Italia che ha vinto il mondiale nel 2006 in Germania, Fabio Cannavaro che su Instagram posta la loro foto insieme con la maglia azzurra e la didascalia: riportati a casa amico mio.