La lunga intervista a ESPN consente a Ivan Gazidis di fare il punto sul progetto rossonero, esaminando le tappe della sua esperienza al Milan al seguito di Elliott e RedBird: "Il Milan poteva dare qualcosa di nuovo al calcio italiano, all'inizio suggerii di contattare candidati con esperienza italiana, ma Elliott non cambiò idea. C'erano contratti pesanti rispetto alle prestazioni dei giocatori e questi risultavano difficili da cedere: una volta riusciti a venderli, abbiamo dovuto sostituirli spendendo in modo efficace. La nostra politica sui giovani ha incontrato scetticismo, ma funziona perché in società scouting e analisi non sono in contrasto. E' fondamentale Paolo Maldini: parla con i giocatori nelle trattative per capire cosa li motiva. Va al campo ogni giorno, nel rispetto dell'autonomia di Pioli, e dà consigli: Theo lo guarda quasi come fosse un secondo padre e quel rapporto c'è con diversi giocatori. L'esclusione dalla Coppe è stato il punto più basso: i club sono istituzioni sociali e culturali, ma se non hai un solido business plan alle spalle le ruote possono staccarsi dal carro. A livello di squadra abbiamo svoltato dopo il lockdown: anche Pioli vuole capire i giocatori come persone e questo li rende pronti a fare di tutto per lui, Ibrahimovic e Kjaer hanno regalato ai giovani le loro spalle larghe: avevamo cercato di riportare lo svedese in rossonero già un anno prima".
Questa l'attuale strategia del Club di via Aldo Rossi: "Ci sono quattro pilastri: correggere le prestazioni sul campo, migliorare le capacità di organizzazione, elevare i ricavi commerciali e avere lo stadio; ci sono un paio di passaggi che stanno attraversando con un dibattito pubblico, ma sono ottimista che il progetto prenderà il via l'anno prossimo. Il Milan è solo alla fine dell'inizio, invece io ho la responsabilità di rendermi sostituibile come amministratore delegato".
Il divario con la Premier League e le potenzialità del calcio italiano sono gli ultimi temi analizzati: "L'enorme spesa sta creando tensione nel sistema e rendendo il calcio meno competitivo, anche se è il calcio migliore che abbiamo visto. C'è distanza con la Premier, una sorta di Superlega, e gli investimenti del PSG, assieme alle capacità di spesa di Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco, hanno fatto sì che il calcio italiano sia rimasto indietro, eccezion fatta per la Juventus. Ma se il calcio diventa solo una questione di soldi è scoraggiante: deve esserci spazio per le idee. L'Italia è un gigante addormentato. Le squadre di calcio qui sono importanti per storia e cultura: tra 10 anni il calcio italiano sarà fiorente, si giocherà in stadi moderni con alcuni dei migliori club mondiali, il miglior stile di gioco e i tifosi più appassionati. Il nuovo stadio cambierà le cose al Milan, a Milano e all'Italia".