Claudio Gentile non ha digerito, come tanti, il pari dell'Italia a Skopje contro la Macedonia del Nord. Senza mettere in croce il neo commissario tecnico Luciano Spalletti, alcune cose devono essere chiare. Una in particolare: “Se non andiamo agli Europei, è la fine”.
L'ex ct dell'Under 21 trionfatrice agli Europe di categoria spiega alla Gazzetta dello Sport: “Dai risultati sembriamo una squadra di seconda fascia, ma non è così. Era soltanto la prima partita di Spalletti, ci vuole tempo, purtroppo c’è subito l’Ucraina. Ma all’Europeo andiamo, altrimenti sarebbe la fine. Solo che dobbiamo abituarci a un tipo di calcio diverso. Partite come quelle con la Macedonia, squadra modesta ma impegnativa, su un campo impossibile, vanno vinte senza giocare bene. L’orizzonte sono i tre punti. Vinci anche se non lo meriti, ma è così che cresci".
Difficile spiegare a uno come Luciano Spalletti che il bel gioco è solo il contorno. Lui che a Napoli ha costruito proprio le vittorie insieme allo spettacolo e che in Nazionale vuole esportare lo stesso tipo di calcio: “Ai nostri tempi vivevamo queste situazioni ma quasi sempre portavamo la partita a casa. Purtroppo abbiamo meno giocatori di talento di Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo. Non siamo da prime quattro come una volta. I migliori sono Chiesa, Barella, Tonali, Raspadori. Imparino a giocare gare “sporche”. E in difesa serve più attenzione: lo so, diranno il solito Gentile che pensa al calcio di cinquant’anni fa, ma se non aggredisci, se non hai il tuo compito preciso, non sei responsabilizzato e sbagliare è più facile. Spalletti deve creare il gruppo, capire chi si adatta al gioco, decidere su quali reparti lavorare di più. Sono ottimista, sì, ma per un futuro non immediato".