Calma, lucidità e fiducia. In mezzo ai fischi che il Franchi ha riservato alla società e alla squadra dopo il terzo pari di fila in stagione, il gruppo si è unito in mezzo al campo. Tutti abbracciati, col tecnico Raffaele Palladino a ricordare ai propri giocatori quanto sia importante, specie in questi momenti, rimanere concentrati sull’obiettivo da raggiungere. Che sia tecnico, individuale o collettivo. L’immagine al triplice fischio della sfida col Venezia, ha restituito il sentimento di una squadra consapevole delle difficoltà ma non per questo meno convinta di poter correggere, migliorare, avanzare passo dopo passo.
Palladino nel post partita ha evidenziato gli aspetti che a suo parere sono parsi in miglioramento. La fase di non possesso, soprattutto. «Le difficoltà ci sono sempre ma faccio i complimenti alla squadra perché ho visto una crescita sotto questo aspetto — ha detto in sala stampa — Abbiamo rischiato zero e ho visto uno step di crescita». Un doppio messaggio: ai tifosi, ai quali ha chiesto «tempo e pazienza» e alla squadra che ha compreso come il percorso verso l’acquisizione della nuova identità di gioco sia ancora lungo. «Servono equilibrio mentale e un ambiente positivo — ha sottolineato Palladino — ci vuole pazienza e sono sicuro che gli step di crescita ci saranno».
Nessun accenno al mercato, stavolta. D’altronde i messaggi, pubblici e privati, erano già stati chiari. Ma non solo: Palladino ha voluto prendersi le responsabilità, senza cercare alibi e in qualche modo spostando i riflettori dalle trattative (concrete o ipotetiche) al lavoro che i suoi ragazzi, insieme allo staff tecnico, stanno portando avanti da quasi due mesi. Anche perché giovedì ci sarà una gara da dentro o fuori con l’accesso al girone unico di Conference League in palio.
Se la fase di non possesso mostra progressi, è quella dello sviluppo di gioco che dovrà migliorare. Una manovra che dovrà essere più fluida, brillante, rapida. Nel corso della gara Palladino chiedeva di velocizzare, di cercare l’imbucata per vie orizzontali. Più coraggio, maggiore intraprendenza. Se Kean era stato l’esempio contro la Puskas Akademia, entrato nella ripresa e in gol mostrando spirito e carattere, domenica pomeriggio è Richardson a prendersi il merito di averci provato. All’esordio, in un centrocampo inedito e completato dal connazionale Amrabat, è cresciuto durante la gara. Una percentuale del 95% di passaggi riusciti, la più alta tra i suoi, un tiro insidioso e il giocatore che più ha messo in pratica i dribbling nell’uno contro uno. Uscito tra gli applausi, in una sfida che ha regalato poche altre emozioni.
Il tecnico sta lavorando su più concetti. L’interpretazione della fase difensiva, lo sviluppo di gioco, la fase di non possesso. Sta attuando una rotazione calcolata sia per far acquisire minutaggio a chi ne ha bisogno, salendo così di ritmo partita, sia per creare l’affiatamento giusto tra tutti gli interpreti. Il mercato non l’ha distratto, ha detto dopo il pareggio, ma è altrettanto vero che ancora questa non è la squadra che nei suoi piani dovrebbe essere quella definitiva. Gudmundsson anche domenica era in tribuna e lavora per esserci il prima possibile. Sia in difesa che a centrocampo la sensazione è che manchi qualcosa.
Da qui l’importanza di rimanere calmi per affrontare i prossimi passi con serenità e lucidità. Giovedì i viola dovranno vincere. In difesa possibile il ritorno di Pongracic, così come Biraghi dovrebbe posizionarsi laterale a sinistra a centrocampo. In attacco nessun dubbio sulla maglia da titolare per Kean, con alle sue spalle Colpani e Sottil che si candidano per un ruolo da protagonisti. L’accesso al girone unico e poi la sfida al suo recente passato, perché domenica al Franchi arriva il Monza. Poi la prima sosta per le nazionali, che con due risultati favorevoli potrebbe essere perfetta per lavorare con maggiore tranquillità in vista della ripresa del campionato e della difficile trasferta sul campo dell’Atalanta. Un passo alla volta, sulla strada dell’identità.