ROMA – C’è stato un momento preciso in cui, l’estate scorsa, questa Lazio bella, offensiva e sorprendente ha preso forma. Nella settimana precedente alla sfida con il Milan, Marco Baroni ha proposto alla squadra una coraggiosa rivoluzione del modulo e della filosofia di gioco: dal 4-3-3 con cui aveva iniziato la stagione (lo schema delle prime due partite, contro Venezia e Udinese) alla formula spregiudicata con due centravanti, due ali e due terzini d’attacco. Un inedito o quasi per il nostro campionato. Una specie di 2-4-4 nato osservando durante gli allenamenti, in quei giorni torridi di agosto, l’intesa naturale tra Castellanos, cui la società e il tecnico hanno voluto dare fiducia nonostante la precedente stagione controversa, e Boulaye Dia, acquistato il 17 di quel mese dalla Salernitana. Da lì, Baroni si è convinto che avrebbe dovuto trovare il modo di farli giocare insieme, quei due.
Le due punte e il sacrificio della squadra
Detto, fatto: “L’idea poteva funzionare solo con la corsa, l’applicazione, il sacrificio dell’intera squadra in entrambe le fasi”, racconta oggi il tecnico della Lazio. Il gruppo ha accettato la proposta, subito è arrivata la svolta: nel secondo tempo contro il Milan, i biancocelesti – in svantaggio – hanno ribaltato il risultato con due assist di Nuno Tavares, un treno sulla fascia sinistra, e i gol proprio di Castellanos e Dia. La partita è finita 2-2, ma quella sera tutti, giocatori, tecnico e tifosi, hanno intuito che sì, la strada imboccata era giusta: l’inizio di un nuovo ciclo. “Vogliamo emozionare la gente”, il concetto-base di Baroni.
Il gioco verticale
Che poi la filosofia dell’allenatore coincideva perfettamente con i desideri di Lotito e il ds Fabiani, stanchi del tiki-taka, del gioco orizzontale, del fraseggio infinito – con pochi tiri in porta – degli anni di Sarri, pure stimato da entrambi come maestro di calcio. Verticalità e mobilità sono le parole-chiave del gioco di Baroni: “Dobbiamo riempire l’area con tanti uomini, correre in avanti, fare gol”, l’input del tecnico, il primo nella storia della Lazio – da quando esiste la Serie A – a ottenere 10 vittorie nelle sue prime 14 partite in biancoceleste tra campionato e Coppe. Un avvio formidabile, con 33 reti, il terzo posto in Serie A e il primo in Europa League (3 successi in 3 partite). In più, il premio di miglior allenatore del mese di ottobre assegnato dalla Lega. Meritatissimo.
Il rapporto con i giocatori. Lotito: “Baroni mi ricorda Maestrelli”
Ma al di là della tattica, la rivoluzione di Baroni passa soprattutto attraverso il rapporto speciale creato con i suoi giocatori. “In qualcosa mi ricorda Maestrelli”, ha detto Lotito. Ecco, quel qualcosa è di sicuro il feeling con il gruppo, certificato da una mossa concreta che va oltre gli abbracci e i sorrisi: il coinvolgimento dell’intera rosa nel progetto tecnico. “Le soddisfazioni più intense, in carriera, le ho ricevute da chi giocava meno. Mai lavorato solo su 11 calciatori”, ha detto. Nella Lazio ne ha utilizzati 23, senza contare Casale, poi ceduto al Bologna. Tra campionato ed Europa League è arrivato a cambiare otto elementi. E ha schierato 14 formazioni diverse nelle 14 gare disputate. “Baroni è una persona equilibrata ed empatica che conosce bene i momenti. Non ha sbagliato un solo discorso nelle riunioni prepartita”, ha sottolineato Luca Pellegrini, tra i migliori contro il Cagliari. Oltre al lavoro sul campo, poi, l’allenatore della Lazio sta convincendo – sorprendendo – nella comunicazione, sempre orientata, pure quella, a motivare i suoi calciatori. Non a caso, li sta valorizzando praticamente tutti. Qualche esempio: Tavares, costato 5 milioni (il prezzo del riscatto obbligatorio, è arrivato in prestito gratuito dall’Arsenal, uno degli affari dell’estate), adesso ne vale almeno 25 anche se Lotito assicura che non venderebbe il suo uomo assist (7, addirittura 8 per Opta) neppure per 70 milioni; Castellanos è salito da 19 a 30, Dia da 11,3 a 25 e la valutazione di entrambi i goleador (13 reti totali in stagione) è destinata ad aumentare. Come quella di Rovella (25 milioni), assolutamente pronto per la Nazionale.
La condizione atletica
Tra i segreti della Lazio di Baroni, non va sottovalutata la condizione atletica, brillante da inizio stagione. Impossibile giocare il suo calcio così offensivo, con pressing alto e riaggressioni, senza la necessaria forma fisica. Adesso però il tecnico biancoceleste, che ha ormai conquistato i tifosi laziali (“Mi avevano accolto con scetticismo? Comprensibile, visto che sono arrivato dopo Sarri”), deve affrontare un’altra sfida, la più complicata: non farsi soffocare da aspettative e pressioni, decisamente aumentate. Ma con otto vittorie nelle ultime nove partite e un calcio così attraente, impossibile non considerare la Lazio tra le candidate alla Champions.