Allena nel nome del padre. Ma non è come lui: “Fategli il test del Dna”, dicono in modo impietoso in Brasile, il giudizio è crudele, di Ancelotti c’è solo Carletto. Puoi essere vice, puoi essere figlio, non puoi essere lui. Perché tutta questa cattiveria? L’ultima goccia: la rimonta da 3-0 a 3-3 subita dal Mirassol. Poca joia, niente beleza.
Come può un Ancelotti non arginare un avversario? Un gol subito può essere un indizio (di scarsa convinzione), tre gol (in 12 minuti) sono una prova.
Sono arrivati i fischi. Le critiche. Tifosi e giornali. Dibattiti sui social media. Ma si critica il figlio del ct? Si fa, si può anche se non si deve.
Non è stata solo la rimonta del Mirassol, c’è un deludente quinto posto in classifica, per i campioni del Brasilerao un’onta, e le eliminazioni in Copa Libertadores, da campione in carica, e Copa do Brasil.
C’è da dire che la crisi del Botafogo parte da prima: Ancelotti è il quarto allenatore nel 2025: il primo Carlos Leiria è durato 43 giorni, Claudio Caçapa ha fatto tre partite, e Renato Paiva, cacciato dopo la brutta eliminazione al Mondiale per club. Ed ecco lui, il salvatore della Patria, Carlo deve salvare il Brasile, Davide il Botafogo. Non sta funzionando: eliminazione dalla Libertadores e subito dopo dalla Copa do Brasil contro il Vasco da Gama. Chi ha detto: tale padre tale figlio? Sicuri che avesse ragione?