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Gli uomini in bilico in serie A: si riparte tra dubbi, tecnici in discussione e giocatori che deludono

Juric (Roma) e Fonseca (Milan) i due allenatori che rischiano. Tanti i giocatori chiamati a riscattare un inizio di stagione in chiaroscuro

Si sta come d’autunno. Chi, prima della sosta di ottobre, in qualche modo, è riuscito a stare attaccato al ramo, teme che il vento possa portarlo via nelle tre settimane che portano a quella di novembre.

Il Milan

Vale per Fonseca, che ha bruciato il poco di credito guadagnato vincendo il derby. Sa di giocarsi molto nelle prossime gare con Udinese, Club Brugge e Bologna. Dovesse steccare di nuovo, al suo posto Ibra vorrebbe Tudor, Furlani punterebbe su Sarri, e molti milanisti sognano Allegri.

La Roma

Vale anche per Juric, su cui si allunga l’ombra di De Rossi. L’ex ad giallorossa Lina Souloukou ha cacciato la vecchia bandiera, i Friedkin hanno cacciato lei, e il tecnico croato si trova suo malgrado bersaglio di una tifoseria che a DDR perdonava tutto e a lui non perdona niente. La situazione peggiore per ricevere in casa l’Inter. Dovesse perdere male, l’onda montante di chi in panchina rivuole Daniele potrebbe travolgerlo.

I giocatori che non aiutano

Né Fonseca né Juric possono contare più di tanto sulle rispettive squadre. A Milano, l’unico a giocare veramente bene è Pulisic, per il resto lo spogliatoio nelle ultime uscite è parso una galleria di sogni infranti: Pavlovic non ha mantenuto le promesse iniziali, Emerson Royal si conferma terzino che “non difende e non attacca”, come gli cantavano i tifosi al Tottenham. E via così. A Roma il problema più grande si chiama Dybala. La telenovela del giovane senza macchia che resiste all’oro arabo e segue il cuore non ha resistito alla prova del campo, dove s’è visto poco. Per prolungare automaticamente il proprio contratto oltre il 30 giugno prossimo, dovrà giocare almeno 45 minuti di 15 partite. Un obiettivo facile sulla carta, ma non banale, considerando la sua forma fisica.

A salvare Juric, più che i suoi, potrebbero essere i difensori interisti. In sette gare l’Inter ha subito nove reti, quante ne aveva prese nell’intero girone di andata della scorsa stagione. Inzaghi non ne fa una questione di reparto, figurarsi di singoli. Ma è difficile non vedere che Pavard, snobbato dalla sua nazionale, è giù di morale. A Monza s’è lasciato sovrastare da Dany Mota. Bisseck ha regalato gol a Genoa e Udine. Acerbi fatica a correre dietro ad attaccanti che hanno quindici anni meno di lui. E hai voglia a tenere le linee strette e ragionar di tattica. Le squadre sono fatte di giocatori. Ne sa qualcosa il Gasp, che da Zaniolo si aspettava grandi cose. Ha visto poco, a essere generosi. S’è fatto male col Parma, s’è rifatto male col Torino. Ora deve dimostrare quel che vale. E pur di non fare giocare Godfrey, ex Leicester, il satanasso di Grugliasco schiera centrali di difesa Ruggeri e De Roon.

La Juventus

Alla Continassa l’oggetto misterioso è Douglas Luiz, pagato 51,5 milioni all’Aston Villa, titolare solo contro l’Empoli e generoso donatore di rigori a Lipsia e Cagliari. Abbastanza per perdere la nazionale brasiliana, dove pure in Copa America aveva giocato bene. In verdeoro ha ancora il suo posto Danilo, che invece con Thiago Motta deve guadagnarselo.

Bologna e Fiorentina

A Bologna a non girare è l’olandese Dallinga, che a parte un gol in fuorigioco a Liverpool non ha combinato nulla. A Firenze danno grattacapi Beltran, senza bussola, e Kaiode, chiuso da Dodo. Ma il posto più scomodo lo occupa l’allenatore. A parole in società nessuno attacca Palladino, ma non è un segreto che al primo passo falso, o magari al secondo, Pradé in panchina vedrebbe bene Tudor. E solo perché Juric, suo grande amore, è a Roma. Si chiude così il cerchio di un campionato in cui nessuno se la passa davvero bene, e per questo non ci si dispera. Discorso a parte varrebbe per il Napoli, prima due punti sopra l’Inter, senza coppe europee a complicare il quadro. Ma c’è una domanda che tormenta il tifo partenopeo, ben più della sconfitta all’esordio a Verona: perché Kvara non rinnova? Il ds Manna ripete che «ha tre anni di contratto, stiamo tranquilli». Un invito che non tranquillizza nessuno.

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