PARMA – Gravina non molla e resta al suo posto, Spalletti si vedrà. L’uomo più atteso della domenica del Festival della serie A è il presidente della Figc, ospite al Teatro Regio di Parma. Parla a ruota libera, si prende le sue responsabilità per la sconfitta della Nazionale in Norvegia ma non accetta l’idea di fare un passo indietro.
Gravina e il futuro di Spalletti
Spende parole d’elogio per Spalletti, ma ammette che con il ct sta parlando e valutazioni ulteriori verranno fatte dopo la partita di lunedì con la Moldova. Non mollo anzi rilancio è la sintesi usata per descrivere il suo pensiero, ma quando gli viene chiesto se lo stesso concetto possa valere anche per Spalletti replica: “Questo non lo posso dire. Con Luciano stiamo parlando. Dobbiamo rilanciarci domani sera, poi avremo il tempo tecnico per fare delle riflessioni e arrivare nelle migliori condizioni alle ultime sei partite di qualificazione. Un incontro martedì? Non c’è un appuntamento fissato, tra noi c’è un contatto continuo. Ieri sera siamo stati fino a tardi insieme. Gli scenari sono diversi, lui è una persona molto responsabile. Oggi continueremo a parlare, vediamo cosa verrà fuori”.
Nessun passo indietro di Gravina
Sui possibili successori non si sbilancia: “Ranieri? Questo non è il momento di fare nomi. Ora bisogna rispettare Spalletti”. Lui va avanti, e il motivo lo spiega così: “Sono fermamente convinto di questo percorso, io come lo è quasi il 99 per cento degli addetti ai lavori che mi ha dato fiducia qualche mese fa. Non vedo la possibilità di mollare in un momento così delicato. Se pensassi che facendo un passo indietro aiuterei il movimento lo farei, ma credo sia l’opposto: lasciando creerei un danno peggiore”.
Il pesante ko con la Norvegia
La sconfitta con la Norvegia ha fatto male a tutti: “Un approccio diverso poteva dare un epilogo diverso. Nello sport si può vincere e perdere, ma bisogna capire come si perde. Quel modo non lo accetto”. Come è stato possibile? “Il nostro campionato ci ha consegnato ragazzi stremati, che il mister ha potuto vedere per pochi giorni. Così è difficile affrontare una corazzata come la Norvegia”. Gli avversari del venerdì vengono elogiati lungamente: “Credo sia una delle nazionali migliori dal punto di vista fisico e tecnico, con campioni straordinari. In questo momento è più forte di noi”. Dopo la notte di Oslo “ho parlato a lungo con Spalletti e i ragazzi, non c’è una spaccatura – continua il numero uno della Figc – ma c’è stanchezza fisica, molti non hanno mai vissuto un calendario così intenso. C’è anche tanta amarezza e sofferenza”.
La replica di Gravina a Lotito
Poi si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “Ho sentito commenti troppo negativi, gente che celebrava il funerale di una Nazionale già eliminata dalla corsa al Mondiale. Quella di venerdì è la prima di otto partite, ce ne sono altre sette. Giochiamocele”. Arriva anche una replica a Lotito, che sabato ha invocato le sue dimissioni: “Lui porta i discorsi a un livello molto basso, lì è imbattibile. Non accetto una sfida a quel livello. Non posso fare un dibattito considerando il rancore che ha sempre avuto nei miei confronti. Il rancore è qualcosa di rancido che non mi appartiene. Lui è l’emblema dell’immobilismo progettuale. C’è solo voglia di aspettare i momenti difficili per poi fare attacchi già studiati e mirati. Questo mi ha dato fastidio”.
Il discorso poi si sposta su Spalletti, che il presidente Figc difende: “Gli attacchi che sta ricevendo sono immeritati. Lo dico con la morte nel cuore. È davvero una persona perbene, un animo nobile. Subito dopo la partita ha indossato l’elmetto, è molto ferito”.
La ricetta di Gravina per il rilancio
Credere nel progetto e pensare al futuro. Questa la ricetta di Gravina: “Non possiamo avere tre aree che non dialogano tra loro: area tecnica, club Italia e settore giovanile. Abbiamo 50 centri federali, io li rivedrei. Dobbiamo valorizzare i giovani. Ci sono talenti: Inacio, Esposito. Per trasformarsi in campioni devono avere l’opportunità e questa gli va offerta con coraggio. Lamine Yamal due anni fa era un giocatore normale, poi ha messo insieme 100 presenze col Barcellona. Ci hanno creduto. Ci vuole visione e coraggio”.
L’importanza della maglia azzurra
Gravina spinge sul concetto di appartenenza: “Se ho delle responsabilità, forse non sono stato bravo a far capire ai ragazzi l’orgoglio di giocare per la Nazionale. La maglia azzurra non è un colore, è una eredità. Rappresenta la storia scritta da uomini che hanno lottato, vinto, hanno rialzato le sorti di un Paese. Quella maglia si indossa con l’anima, porti addosso peso e orgoglio di milioni di concittadini. È una maglia che non ti appartiene, ma ti viene prestata dai vecchi campioni dell’82 e del 2006, che hanno avuto l’onore di indossarla. E poi dai bambini che sognano di indossarla, da quelle persone che quando cadi vogliono vedere nei tuoi occhi la capacità di rialzarti. Con quella maglia non sei un calciatore, sei un simbolo di un popolo”. Chiude con un proclama: “Credo nel lavoro. Adesso servono gli attributi, dobbiamo andare avanti spediti. Non dobbiamo dimenticare che siamo italiani”.