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Gravina va alle elezioni anticipate e brucia sul tempo i suoi avversari

Il fronte contro il presidente Figc composto da Lotito, Casini e Balata: ma le maggioranze sono fluide, e la A è spaccata

ISERLOHN — Solo chi non conosce l’astuzia politica di Gabriele Gravina poteva pensare che si facesse da parte dopo l’eliminazione precoce dell’Italia da Euro 2024, lui che era passato indenne persino dalla mancata qualificazione al Mondiale 2022. O, peggio, che restasse inerme a consumarsi negli ultimi mesi del suo secondo e presumibilmente ultimo mandato alla guida della Figc e a farsi impallinare dai nemici, sempre più numerosi. Ecco la mossa del cavallo, o del cavillo: andare subito al voto. Il 4 novembre a Fiumicino è stata convocata l’assemblea elettiva della Federcalcio, con almeno tre mesi di anticipo sulla scadenza naturale: nel 2019 Gravina fu riconfermato a febbraio. Nessuno potrà chiederne ancora le dimissioni: si vota. Soprattutto, le elezioni anticipate costringono i rivali a riorganizzarsi subito e a cercare intese balneari, perché prima dovranno tornare al voto le leghe.

La trimurti anti Gravina

Il fronte anti Gravina si allaccia intorno a una trimurti: Claudio Lotito, nemico di sempre, Lorenzo Casini, presidente della Serie A, e Mauro Balata, numero uno della Lega di B. Ma qui le maggioranze sono fluide: in Serie A ci sono tre nuove squadre appena promosse, in B fra promozioni e retrocessioni cambiano 7 club su 20. E dunque per Lotito e Casini, in A, e per Balata, in B, c’è innanzitutto la partita per conservare la governance nelle due leghe principali. Poi, semmai, c’è l’orizzonte del ribaltone in Federcalcio, reso complicato dal meccanismo elettorale.

Per statuto, l’assemblea elettiva della Serie A deve essere convocata almeno 15 giorni prima di quella della Figc, ma le operazioni partiranno già a settembre. Nelle prime due votazioni servono 14 voti, Casini fu eletto alla terza con 11 quando il commissariamento sembrava inevitabile. Quella partita difficile vinta da Lotito nel 2022 ora si riapre, con l’estate di mezzo e uno scarso preavviso: la A è spaccata, non ha un nome condiviso per la presidenza di Lega, mentre è orientata a confermare De Siervo come amministratore delegato. Anche Balata dovrà guadagnarsi la conferma in Lega di B, ma il suo è uno dei nomi che Lotito potrebbe schierare per la corsa alla Figc.

Gravina cerca garanzie

E Gravina? Finora ha sempre contato su un blocco composto dall’Assocalciatori (i delegati esprimono il 20% dei voti), l’Assoallenatori (10%), la Lega di C (17%), dove ha sostenuto l’elezione di Matteo Marani al vertice, e soprattutto la Lega Dilettanti, guidata dal suo mentore politico Giancarlo Abete (34%). Il vero kingmaker sarà di nuovo Abete, proprio l’uomo che esattamente dieci anni fa si dimise, lui sì, dalla presidenza Figc insieme al ct Prandelli, dopo l’eliminazione al primo turno del Mondiale brasiliano. La fortuna di Gravina, finora, è stata quella di essere considerato l’ultimo elemento di stabilità del calcio. Lui si ricandiderà solo con la garanzia di avere i voti per farcela.

Il possibile ruolo di Malagò

Il sistema Italia ha poche settimane per trovare una alternativa. Beppe Marotta è stato accanto alla Nazionale durante l’Europeo e sarà nella commissione tecnica che sosterrà gli azzurri. Difficile, però, che lasci la presidenza dell’Inter dopo la recente investitura di Oaktree. La Figc resta un pallino di Giovanni Malagò, che però per candidarsi dovrebbe subito dimettersi dal Coni. Il numero uno dello sport italiano potrebbe guidare il calcio da commissario, se la Figc non riuscirà ad accordarsi su un nome da cui ripartire.

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