In ballo non c’è solo una vicenda processuale, il futuro di un uomo. La chiusura delle indagini a carico del presidente della Figc Gabriele Gravina lambisce il destino del calcio italiano e delle sue istituzioni. Perché ora che la procura di Roma ha formalizzato le accuse di appropriazione indebita e autoriciclaggio, all’orizzonte si intravede una richiesta di rinvio a giudizio, forse anche un processo. Proprio quando le elezioni per il rinnovo della più importante tra le federazioni sportive sono alle porte, fissate per il prossimo 3 febbraio. Gravina non è solo indagato: è anche candidato.
Le tempistiche
E se è vero che un’indagine conclusa non è una sentenza, è altrettanto vero che un eventuale rinvio a giudizio potrebbe creare imbarazzi e dar forza a chi — i rivali politici non mancano — si oppone a un altro “ciclo Gravina”. Tutto si gioca sulle tempistiche, ma nelle aule di giustizia i tempi sono difficili da calcolare.
I legali del presidente sono ottimisti: “Attendevamo da tempo che terminassero le indagini per poter finalmente dimostrare l’assoluta infondatezza dell’ipotesi di reato. Il presidente Gravina è totalmente estraneo a qualsivoglia condotta illecita e confida serenamente nell’accertamento dell’autorità giudiziaria”, dicono i difensori Leo Mercurio e Fabio Viglione.
Da dove nasce l’inchiesta su Gravina
Mentre il tempo scorre, Gravina riflette. Su come si sia trovato in questa situazione, su quel collaboratore, Emanuele Floridi, adesso acerrimo nemico al punto di denunciarlo. Perché, dice il presidente, da lui parte l’indagine che fa traballare il mondo del calcio. Precisiamo: l’inchiesta nasce da un’attività non autorizzata di Pasquale Striano, il finanziere della Dna che accedeva abusivamente alle banche dati dell’Antimafia. Avrebbe iniziato a indagare dopo essersi incontrato con “persone vicine a Lotito, il quale aveva ragioni di contrasto con il presidente della Figc”, ricordano gli atti sul finanziere spione. “Nasce storta ma porta elementi veri”, ragiona un navigato investigatore. Questi ‘elementi’, sarebbero le accuse.
Le accuse al presidente Figc
La prima: la compravendita di libri dietro la quale Gravina avrebbe mascherato un guadagno illecito, una ricompensa per aver conferito a un colosso del settore, la Isg, l’incarico di migliorare gli standard qualitativi della piattaforma di distribuzione degli eventi sportivi della Lega Pro e di progettare sistemi contro la pirateria. E la seconda: l’aver cercato di nascondere il bottino pagando le rate di un mutuo. I reati ipotizzati verranno giudicati ma i giorni passano e le elezioni si avvicinano. Il 25 dicembre scade il termine ultimo per presentare le candidature alla presidenza della Figc. Mancano tre settimane e occorre prendere una decisione, pensare a un piano B nel caso in cui le cose si mettessero male.
Il piano B, la candidatura di Abete
Si pensa a una doppia candidatura: affiancare a Gravina un amico fidato, Giancarlo Abete, presidente della Lega Dilettanti, nel caso l’attuale numero uno del calcio italiano fosse costretto a fare un passo indietro. È vero: nessuna norma obbliga un candidato a ritirarsi in caso di processo, inoltre Gravina è determinato ad andare avanti e dimostrare la sua innocenza, poi con i tempi della giustizia magari tra qualche anno arriverà anche la prescrizione. Nel frattempo però quante pressioni e imbarazzi dovrebbero affrontare Gravina e il calcio italiano?