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Grazie Mister Dan, dopo il colpo di Dovbyk adesso alla squadra pensaci tu

A due settimane dal via ufficiale e dopo il fulmineo acquisto dell’Ivan Drago de’ Noantri il grande capo dovrebbe essere ancora più protagonista. Di scelte decisive

Mister Dan (Friedkin) c’è, ma non si vede. La Roma si vede, ma (ancora) non c’è. Proviamo a spiegare. Chiarendo subito che la nostra opinione vuole essere (liberissimi di pensarla al contrario) la fotografia di una squadra a meno di due settimane dal via ufficiale (18 agosto sul campo del Cagliari). Lo facciamo adesso, dopo tutti sarebbero bravi. Del resto questa città è popolata da maggiordomi naturali, da professori del giorno dopo quando tutto è già accaduto, da mourinhani che poi si scoprono derossiani rinnegando soprattutto se stessi, da invertebrati cantori dell’egocentrismo per poi scoprirsi appassionati del valore del gruppo. In sostanza nullità.

Dunque, mister Dan. Tra pochi giorni il grande capo della famiglia Friedkin, festeggerà i quattro anni di proprietà e presidenza. In questo lasso di tempo nessuno, a parte la stretta cerchia degli intimi, lo ha sentito parlare. Visto sì, soprattutto allo stadio, dove spesso si è presentato in coppia con il figlio, il vice presidente Ryan. Da un po’ di tempo, invece, oltre non sentirlo, mister Dan si è visto sempre di meno, ma ascoltato di più. Certo non con le parole, il silenzio fa parte del dna della famiglia, ma con i fatti. Come, per esempio, in occasione dell’acquisto del nuovo centravanti romanista, l’ucraino Artem Dovbyk, da queste parti già soprannominato l’Ivan Drago de’ noantri. Mentre l’ad dottoressa Soulouku e il ds Ghisolfi trattavano a oltranza con il Girona, ci ha pensato lui a sbloccare la situazione, con un intervento inedito (Mourinho a parte), diretto e decisivo. Ovvero mettendo a disposizione il cash necessario e con una telefonata all’ad del Girona, el senor Soriano, amico del presidente della Roma oltre che rappresentante di quel Manchester City group che raggruppa oltre dieci club sparsi nel mondo.

Qualcuno sussurra che l’inaspettato interventismo di mister Dan sia da collegare al disimpegno per l’acquisto dell’Everton. Fosse pure così chissenefrega, la cosa importante è constatare che la proprietà sembra aver definitivamente capito che il core business della società è quel pallone da mettere in porta. E’ da questo che deriva tutto il resto, a cominciare del fatturato che bisogna aumentare per poter sognare sempre più in grande (pensate allo stadio che sembra andare avanti a passi sempre più veloci, si fa per dire, ripensando alle abitudini di questo paese).

Passiamo alla Roma squadra. Dicevamo che si vede, ma ancora non c’è. La cosa, a parte gli invertebrati di cui sopra, pare evidente. A meno di due settimane dal via, mancano quattro-cinque acquisti, il centravanti è arrivato da pochi giorni, sei giocatori sono rientrati da coppa America ed Europei da poco tempo. De Rossi ha fatto un ritiro con la Primavera, c’è tanto lavoro da fare come piace dire dalle parti di Trigoria, c’è da mettere insieme una squadra che ancora non c’è nella sua interezza. Per carità, c’è bisogno di tempo, ma è sfacciato provare a invitare mister Dan a essere ancora di più protagonista?

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