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Guardiola e il City scoprono la parola crisi: “Forse quest’anno tocca a qualcun altro vincere”

Per la prima volta in carriera il tecnico spagnolo ha perso quattro partite di fila. L’assenza di Rodri (stagione finita in anticipo), i tanti infortuni, il futuro incerto dell’allenatore: il dominio dei citizens sembra arrivato al capolinea

LONDRA – Quattro partite di fila Pep Guardiola non le aveva mai perse in carriera. Anzi, una volta sì, al Bayern Monaco, tra cui l’andata delle semifinali di Champions a Barcellona (stagione 2014-2015), ma una delle quattro fu ai rigori e comunque a campionato conquistato. Invece, le quattro sconfitte consecutive di questi giorni gravano come macigni. Non tanto perché al Manchester City non capitava dal 2006, e forse nemmeno perché il Liverpool dell’esordiente inglese Arne Slot è già 5 punti avanti ai citizens, in testa al campionato, dopo sole 11 partite. Ma la sensazione è che il dominio pressoché totale della corazzata sinfonica di Guardiola negli ultimi anni sembri arrivato al capolinea.

Il ko con il Brighton

La sconfitta di sabato sera contro il Brighton per 2-1, dopo l’eliminazione in coppa di Lega contro il Tottenham (1-2), il flop in Premier a Bournemouth (1-2) e la disfatta clamorosa a Lisbona contro lo Sporting del nuovo coach del Manchester United Amorim per 4-1 in Champions, non sarebbe poi un dramma. I gabbiani sono comunque quarti in classifica, in attesa di Chelsea-Arsenal di oggi, e dopo la cura De Zerbi degli ultimi due anni il Brighton è una delle squadre più temibili in Inghilterra, soprattutto all’American Express stadium. Il vero problema è che la quarta sconfitta consecutiva del Manchester City ha mostrato guai che ora sembrano essere strutturali.

Qualcosa si è inceppato

Eppure la squadra di Guardiola era passata in vantaggio – come a Lisbona con Foden – ancora una volta con Haaland alla dodicesima rete in Premier (su 11 partite) e 15esima stagionale (su 16). E, come in Portogallo, ha avuto più occasioni da gol del Brighton. Ma la sensazione è che qualcosa si è inceppato. Il motivo principale si chiama Rodri. Il centrocampista spagnolo, appena incoronato Pallone D’Oro, sarà fuori per infortunio fino alla prossima stagione. E la sua assenza in mezzo al campo si fa sempre più pesante.

L’assenza di Rodri e la mancanza di filtro

La mancanza di Rodri è stata decisiva contro il Brighton nei due gol subiti nella ripresa da parte di Joao Pedro e Matt O’Riley, il centrocampista danese ex Celtic Glasgow inseguito anche dall’Atalanta per sostituire Koopmeiners e alla fine arrivato sulla Manica per 30 milioni di euro. Perché il Brighton è penetrato più volte centralmente, dove all’improvviso nel secondo tempo, nonostante il vantaggio, è saltato ogni filtro alla squadra di Guardiola. Un filtro che Kovacic (nonostante il gran filtrante per l’1-0 di Haaland nel primo tempo) e neanche Gundogan riescono a fare. Del resto, dopo l’addio di Yaya Touré, in quel ruolo Rodri è stato vitale per i successi della squadra di Guardiola, come lo era Busquets nel Barcellona dell’allenatore catalano. Anche, o forse soprattutto, nei momenti di difficoltà.

I tanti infortuni

Poi certo, ci sono molti altri infortuni: Ruben Dias, Stones e Grealish sono fuori insieme all’altro lungodegente Bobb. Aké e Akanji non sono ancora al meglio, tanto che contro il Brighton Guardiola è stato costretto a schierare centrali il terzino Gvardiol e il 19enne della primavera Simpson-Pusey. Quando torneranno giocatori di tale calibro, le cose andranno di certo meglio.

Il peso della presenza di Rodri

Ma il forfait di Rodri è decisivo. Basti vedere le statistiche delle ultime 105 partite del City di Guardiola, dal febbraio 2023. Nelle 78 partite con il mediano spagnolo in campo, il Manchester ne ha vinte 60, pareggiate 16 e perse 2, per una percentuale di sconfitta pari al 2,6%. Nei 27 match senza Rodri, invece, il City ha fatto registrare 17 vittorie, una patta e ben 9 sconfitte. Ossia il 33,3% del totale.

De Bruyne non ingrana

Inoltre, Kevin De Bruyne, il belga straordinario artista di questa squadra, non ha ancora ingranato dopo la stagione scorsa più incolore di altre causa infortuni e un’estate in cui stava per trasferirsi in Arabia. Anche contro il Brighton è entrato nella ripresa senza incidere, anzi, il 2-1 è arrivato con lui in campo, e sinora ha giocato solo 7 partite stagionali, per una rete in campionato. Il sospetto è che al City si sia rotta quella spina dorsale di forza e classe, quell’asse con ai vertici Rodri e De Bruyne monumentale per i trionfi degli ultimi anni.

Guardiola e il futuro incerto

Poi c’è il caso Guardiola. Il 53enne guru catalano non ha ancora rinnovato il contratto con il City, che scade a fine anno. Cresce l’incertezza sul suo futuro e di tutta la sua “golden era” al City, dove in sette stagioni sinora ha vinto sei Premier League, due FA Cup, quattro Coppe di lega, tre Supercoppe di Inghilterra, una Supercoppa europea, un Mondiale per Club e ovviamente una Champions League nel 2023 in finale contro l’Inter. A fine partita, Pep ha allontanato i discorsi sul suo futuro e incolpato la sconfitta al fatto “che non l’abbiamo chiusa nel primo tempo contro una squadra che ha ereditato da De Zerbi una straordinaria cultura calcistica”.

“Ma soprattutto”, ha continuato Guardiola, “non riusciamo a mantenere gli stessi livelli di intensità per 90 minuti a causa delle troppe assenze. Ci riprenderemo. Chi è andato in campo ha giocato bene. Ma forse quest’anno, dopo sei titoli in Premier, merita la vittoria qualcun altro…”. Profezia o scaramanzia? L’ex giocatore del Liverpool e commentatore di Sky Jamie Carragher ha notato qualcosa non sfuggito anche ad altri osservatori: “Negli anni scorsi, anche quando il City partiva male, tutti pensavamo che avrebbe rimontato alla fine. Ora, invece, dopo molti anni, la squadra di Guardiola non sembra più la favorita”.

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