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Guardiola e l’Italia: Brescia, l’amicizia con Baggio, il legame con Mazzone e le vacanze in Toscana

Il rapporto tra il tecnico del Manchester City e il nostro Paese è molto forte. Merito dell’amicizia con tanti ex compagni nel Brescia

Ostaggio di una fascinazione sincera e ribadita ad ogni piè sospinto con un incanto che ci lusinga, Giuseppe – scusate: Pep – Guardiola ha un’idea dell’Italia così bella che – hai visto mai – preferisce starsene alla larga, o meglio: la vive da turista e mai per caso, respingendo al di là della rete ogni ipotesi di panchina in Serie A. Chissà, un giorno, forse. Ma non ora, non qui.

Guardiola e la cena con Baggio

Stasera il rattoppato City sarà di scena a Torino, per sfidare la Juventus nell’incontro di cartello del turno n.6 di Champions, ed è inevitabile che per Pep ogni bagliore di italianità – i luoghi, la lingua, un volto amico – rimandi a momenti belli custoditi nella memoria, alla voce ricordi. Robe da madeleine proustiana, altro che. La frequentazione italiana dell’allenatore è nota. A Brescia ci sono amici veri. C’è stato anche di recente, dopo l’ospitata a “Che tempo che fa”, da Fazio; in compagnia del fratello Pere e dell’amico Edoardo Piovani, team manager della squadra in cui Guardiola ha giocato, dal settembre 2001 al luglio 2002 e – dopo la parentesi con la Roma – dal gennaio al luglio 2003: un campionato e mezzo che vale una vita. E’ stata l’occasione per una cena con Baggio, cui lo lega un affetto autentico, Toni e Caracciolo.

Il Treble festeggiato a Brescia

Non stupisca dunque che a maggio dell’anno scorso – dopo la conquista del Treble con il City – Pep abbia voluto festeggiare a Brescia, convocato da Piovani per una reunion con gli ex compagni di squadra. C’erano quasi tutti, da Calori ad Emanuele Filippini, da Castellazzi a Giunti, fino ai dirigenti Gianluca Nani e Mauro Pederzoli, oltre ad Antonella e Ilaria Corioni, due delle figlie dell’ex presidentissimo delle Rondinelle, Gino, il vero artefice di quel gruppo. Ad unire tutti – davanti a un piatto di “Casonsei” – c’è il contorno ogni volta evocato di Mazzone: quando qualche interlocutore tira in ballo il suo nome, Pep si emoziona sempre.

Il legame con Mazzone

Di grande riconoscenza e affetto fu la telefonata che gli fece personalmente per invitarlo all’Olimpico, dove nel 2009 si apprestava, alla guida del Barcellona, a vincere la sua prima Champions. E dire che al suo primo allenamento, Mazzone lo accolse con un micidiale: “Aho, sappi che nun te volevo qui”. In mezzo al campo, la regia – nella testa dell’allenatore – andava affidata a Giunti. Poi cambiò idea e tra i due nacque un legame fortissimo.

L’ammirazione per De Zerbi

Un altro uomo di calcio con cui Guardiola è in stretto contatto è un altro bresciano doc, Roberto De Zerbi, oggi sulla panchina dell’Olympique Marsiglia. Un anno fa, di questi tempi, lo elogiò pubblicamente rimarcando la qualità del giovane collega, “Lo ammiro moltissimo”, e designandolo come suo erede: “Allenerà il City dopo di me”, sentenziò. L’Italia nel cuore, l’Italia come destinazione di numerosi viaggi. Nel nostro paese, Guardiola ci viene appena può. In vacanza con la famiglia, più volte, meta preferita la Toscana, quasi sempre nelle zone attorno a Siena, l’ultima tappa – di recente – a Montalcino. Certo, come detto, Pep – nel suo periodo italiano – ha giocato anche nella Roma, ma i ricordi dolci sono bresciani e lui stesso una volta ha ammesso che “se chiudo gli occhi mi vedo con la maglia del Brescia, tra Appiah e Matuzalem”. Il che – lo dovete ammettere – è la più strepitosa delle dimostrazioni d’affetto.

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