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Guardiola, una crisi senza fine: “Se il City non vince più è solo colpa mia”

Otto sconfitte nelle ultime 11 partite, l’ultima in casa nel derby con il Manchester United. Le parole del tecnico: “Non sono bravo abbastanza. Devo trovare soluzioni e finora non le ho trovate”

LONDRA – Era apparso depresso, in panchina, anche quando la sua squadra stava vincendo 1-0. Ma dopo la sconfitta subita in rimonta, 1-2, nel derby con il Manchester United, Pep Guardiola ha pronunciato un doloroso mea culpa, assumendosi in pieno la responsabilità per la crisi dei campioni in carica di Premier League. “Non sono bravo abbastanza”, ha affermato ieri sera negli spogliatoi il tecnico del Manchester City. “Il capo sono io. Sono io l’allenatore. Devo trovare soluzioni e finora non le ho trovate. La realtà è questa. Non c’è molto altro da dire. Lo United ha dimostrato grande carattere, ma non avevamo perso otto partite nemmeno in due intere stagioni. Non possiamo difendere in questa maniera”.

City, otto ko nelle ultime 11 partite

A due minuti dal termine, i Citizens erano ancora in vantaggio: poi hanno subito un gol su rigore e un altro in cui la difesa è effettivamente sembrata paralizzata, perdendo in casa contro i rivali di Manchester. Dopo il secco 2-0 sofferto nella sfida contro il Liverpool il primo dicembre, Haaland e compagni sembravano essersi ritrovati vincendo 3-0 in casa contro il Nottingham Forest tre giorni più tardi. Poi però hanno pareggiato rocambolescamente con il Crystal Palace in trasferta, perso 2-0 a Torino contro la Juventus in Champions League e perso di nuovo domenica nel derby casalingo contro lo United. In totale sono 8 le sconfitte (e una sola vittoria) nelle ultime 11 partite.

Guardiola a -9 dalla vetta

Le aspirazioni del City in Champions sono in pericolo e in campionato si ritrovano al quinto posto, fuori dalla zona di qualificazione alla Champions, a nove punti dalla capolista Liverpool, nota la Bbc. “Guardiola appare vulnerabile come mai gli era successo nella sua carriera”, commenta il Daily Telegraph. Il Pep ha parlato di “sopravvivere” come obiettivo per la stagione in corso, ma bisogna vedere cosa significhi per un club dal budget e dalle ambizioni così ricchi. Certo, il campionato è ancora lungo e Guardiola è stato capace di rimonte incredibili in precedenza. Stavolta, tuttavia, lui stesso appare dubbioso.

Il processo al City e il rischio penalizzazione

Dopo avere vinto gli ultimi quattro titoli inglesi, e sei degli ultimi sette campionati, il City potrebbe essere alla fine di un ciclo. Il tecnico catalano può citare una serie di infortuni come parziale giustificazione, ma la stampa nazionale scrive che non sono una scusa sufficiente. Il Pep ha firmato il rinnovo del contratto, determinato a superare un decennio alla guida della nuova regina di Manchester, ma a questo punto molti si domandano se riuscirà a riscattarsi e se onorerà il contratto fino in fondo. Naturalmente l’estate prossima avrà i mezzi per rafforzare la squadra, su cui pesa tuttavia anche l’indagine sulla violazione delle regole finanziarie, che in caso di condanna potrebbe causare forti penalizzazioni o addirittura la cancellazione di qualcuno dei titoli conquistati.

Nel futuro di Pep una nazionale

A conferma della sua stanchezza c’è la recente affermazione che, dopo Barcellona, Bayern e City, non intende allenare più altre formazioni di club: nel suo futuro, ha reso noto nei giorni scorsi Guardiola, potrebbe esserci una nazionale, ma non se la sente di avere la pressione quotidiana di campionato e coppe, “ho voglia – dice – di giocare a golf”. Intanto, sull’altro fronte cittadino, Ruben Amorim festeggia: il portoghese è il primo allenatore del Manchester United dai tempi di sir Alex Ferguson ad avere vinto il suo primo derby contro il City.

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