BRATISLAVA — Banska Bystrica dista da Bratislava due ore di autostrada e 212 chilometri in direzione Est. Fa freddo e il cielo plumbeo minaccia neve, ma l’aria di casa per Marek Hamsik ha il tepore inimitabile di un rifugio familiare. “Qui sono nato e diventato giocatore. Il mio primo gol vero l’ho segnato a 5 anni nella scuola calcio locale, dove ho fatto tutta la trafila giovanile fino a quando mi hanno notato i dirigenti dello Slovan, che sfida il Milan in Champions. Poi ho lasciato la Slovacchia e anche Napoli mi ha rubato il cuore. Le mie radici però sono sempre rimaste qui. Per questo ci sono tornato”.
Hamsik Academy: la scuola in cui segnava da bambino ora è sua…“Ero subentrato come socio nel 2012 e l’ho rilevata in toto sette anni dopo. È il mio orgoglio: ho costruito due campi regolamentari, uno in sintetico. In più ci sono due campetti per il calcio a 5 e uno al coperto, da utilizzare quando c’è maltempo. Abbiamo tesserato 350 ragazzi, dall’Under sette fino alla prima squadra, che gioca nella Serie C slovacca”.
L’ha fatto per riconoscenza?
“Per amore del calcio. Nel mio Paese e più in generale in Europa per i giovani bisogna fare di più. Servono strutture”.
Anche buoni maestri: lei lo diventerà?
“Ci provo: a giugno finirò il mio corso a Coverciano e a settembre spero di prendere il patentino. Mi entusiasma la carriera di allenatore, è il mio futuro. La panchina è stata un amore a prima vista”.
Racconti, Hamsik.“Avevo appena tolto gli scarpini e mi sono dato da fare per aiutare i miei due figli. Christian lo alleno direttamente in Academy ed è arrivato alla Nazionale under 16, poi c’è Lukas che ha un paio di anni in meno. Ma è stata importante anche l’amicizia con il ct italiano della Slovacchia, Francesco Calzona. Insieme avevamo lavorato già a Napoli, quando ero ancora calciatore. Fargli da aiutante agli Europei in panchina è stato stupendo”.
La Slovacchia ha una nazionale forte, ma i club stentano a crescere: perché?
“È vero che lo Slovan arriva alla sfida di stasera con il Milan a zero punti, ma il debutto nella Champions se l’è meritato superando 4 turni di qualificazione: non un risultato di poco conto. Esserci è già bello e lo stadio di Bratislava è sempre sold out. Per i rossoneri non sarà facile”.
Hamsik e il Milan: matrimonio sfiorato.“Era il 2012, Allegri stravedeva per me, tant’è che poi provò a portarmi pure alla Juve. Non se ne fece nulla, ma non ho rimpianti”.
Le dispiace invece che in Champions non ci sia il “suo” Napoli?
“Paga gli errori della stagione scorsa, ma in campionato il Napoli sta facendo benissimo, con Antonio Conte. Seguo la Serie A e spero che gli azzurri possano arrivare fino in fondo, magari di nuovo allo scudetto, anche se per il momento la classifica è ancora parecchio equilibrata”.
E della nuova Champions che pensa?
“La formula mi piace, c’è più suspense rispetto ai gironi. Vedo tutte le italiane almeno ai sedicesimi, poi chissà. Sarà una Champions League da scoprire. Ma è vero pure che le gare sono aumentate troppo ed è un problema serio per chi gioca. Gli infortuni sono sempre di più”.
Potenza del business, lo diceva anche Maradona…“Sono già passati 4 anni dalla sua morte e non manca soltanto ai napoletani, per cui Diego era e resta una divinità. Io in maglia azzurra ho giocato oltre 500 partite e so quanto Maradona sia ancora adorato, a Napoli: la mia seconda casa. Tutto il mondo del calcio ha perso tanto, però. Appena ritorno vado al murale, ci vediamo presto”.
Le radici di Hamsik non sono solamente a Banska Bystrica.