Solo la Premier League ha speso più della serie A nella sessione di mercato chiusa lunedì. Gli investimenti dei 20 club italiani, dopo il calo nel biennio della pandemia, continuano a crescere: insieme, quest’estate, hanno speso 1,19 miliardi di euro. Eppure, in Italia sono arrivate stelle attempate — da Modric a De Bruyne, da Dzeko a Matic — o belle promesse, come Hojlund, Openda, David, Jashari, Nkunku. Non campioni fatti come Mbappé o Yamal.
Il record inglese
A livello europeo è sempre più evidente come il campionato inglese sia una sorta di Superlega, l’Nba del pallone, con un giro di quattrini impensabile in altri tornei. I club della Premier hanno speso 3,56 miliardi di euro, più della somma di serie A, Bundesliga, Liga e Ligue 1. Sul gong il Liverpool ha piazzato il colpo più oneroso: 144 milioni al Newcastle per Isak. Sempre i Reds, a giugno, avevano preso Wirtz dal Leverkusen per 135. Cifre vicine al record, firmato Psg: Neymar strappato nel 2017 al Barcellona per 222 milioni.
Il mercato della Serie A
Le squadre della serie A quest’estate hanno speso più di quanto ricavano in un anno dai diritti tv — 900 milioni nella stagione 2024/25, dagli 82 dell’Inter ai 25,3 del Monza — facendo registrare un saldo negativo tra entrate e uscite per i cartellini dei giocatori: 1,19 miliardi investiti, 1,10 incassati, quindi 90 milioni di rosso. Fanno peggio Arabia e Turchia, che comprano tanto e vendono poco, con saldi negativi rispettivamente di 473 e 315 milioni. Ma in Europa, oltre all’Italia, l’unico campionato europeo che ha chiuso il mercato in passivo è la Spagna: 682 milioni spesi, 635 incassati. Bundesliga e Ligue 1 hanno ricavato più di quanto hanno speso: i 18 club del massimo campionato tedesco hanno messo sul mercato 856 milioni, incassando 1,03 miliardi con un saldo di 170 milioni. La lega maggiore francese registra un +338 milioni grazie a spese pari a 636 milioni e cessioni per 974.
I conti del calcio italiano
Per capire quanto la serie A sia stata spendacciona, basta considerare il fatto che quest’estate in cartellini di nuovi giocatori i club hanno investito più della metà del totale degli stipendi annui di tutti i dipendenti: dai tesserati ai match analyst, fino agli autisti. Nel 2023/2024 (ultimo anno per cui si hanno dati completi) la spesa per il personale della serie A era di 1,9 miliardi. «Nell’ultimo mercato — spiega Claudio Sottoriva, professore di Economia aziendale all’Università Cattolica, esperto in bilanci dei club — la spesa è stata significativa, nonostante i conti economici delle società siano spesso negativi. Si è creato un circolo inflattivo, in cui le quotazioni dei giocatori, anche non di primo livello, raggiungono valori molto elevati al fine di garantire ampie plusvalenze a chi vende. La rincorsa al valore risponde più a esigenze di bilancio che a valutazioni tecniche». Sottoriva fa notare anche un altro fattore che potrebbe avere spinto i club a investire il più possibile: «Le regole sui bilanci dei club cambieranno dal prossimo anno, ci saranno novità sui rapporti di lavoro e sull’ammortamento del costo dei giocatori. Nel dubbio, chi poteva comprare ha comprato ora». E lo ha fatto senza risparmiarsi.