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I dilemmi del mercato dopo la grande serata

Vincere insieme. Staccarsi e magari pentirsi. Chissà quante volte Aurelio De Laurentiis e Cristiano Giuntoli hanno ripensato a quel tempestoso congedo, fine primavera 2023. Il presidente fissava le condizioni più dure per cedere alla Juve il manager del suo primo scudetto. E lui, a sua volta lusingato dalle offerte del club che aveva amato da ragazzo, le subiva. Si sentiva già della Juve. Scelta di vita, di famiglia, di carriera. Crudele il calcio per chi vive di sogni. De Laurentiis credeva nelle sue stelle lanciando stinte figure, pronte anche a sostituire il gigante coreano Kim con l’effimero Natan. E Giuntoli poi? Volava con la fantasia. Sicuro di sé dopo Carpi e Napoli, eccolo alla Juve dove tocca terra. Se la cava con la sua bravura su un percorso che non immaginava così accidentato. Deve sopravvivere alle ostilità dell’ormai impopolare Allegri, poi alla catena di infortuni, quindi al genio in blackout di Thiago Motta, il mago dei pareggi, infine ai disagi dell’incostante Vlahovic.

Proprio con le lune dell’attaccante serbo Giuntoli misura oggi la sua abilità di direttore tecnico, qualifica che la Juve ha elevato nell’altra estate. A Bruges in Belgio Vlahovic è sotto i fari: pallone toccato 7 volte, 5 interruzioni di possesso, 2 passaggi. Più che giusta oggi la panchina. Se la cava, certo. Ma quanta fatica, pazienza e sfortuna per uno che si chiama Cristiano. Non è andata meglio a De Laurentiis, che sembrava indovinare tutto e si è trovato a vivere controvento. Si rialza. Ma deve assumere Antonio Conte per risalire a bordo della sua unità affondata. Come nella legge del mare si cede la metà a chi ti salva, e Conte l’ha subito occupata.

Eccellenti risultati per il Napoli, primo posto e 6 vittorie filate, sconfitta e respinta a 7 punti l’Atalanta, da battere solo l’Inter, la sempre temibile Atalanta. La strana coppia fila, De Laurentiis lancia tweet di puro entusiasmo, mentre Conte si immerge nel mercato. Telefona anche lui al giovane Garnacho, poi al dotato tedesco Adeyemi. Freme. Lancia messaggi. A Bergamo, poi l’altro giorno in conferenza per garantirsi acquisti «come Dio comanda». Rapporti ottimi con l’amico Aurelio, con qualche segnale di impazienza giustificato dalle ambizioni. Il suo ottimo lavoro lo costringe non a vincerlo, ma a lottare per lo scudetto. Il Napoli torna squadra di alto rango e va potenziato. In una prospettiva complessa. Osimhen non lascerà 130 milioni ma 75, quanti Kvara. I giocatori in prestito non sono esplosi, tutti da sistemare al ritorno, guai mancasse il lavoro per l’attivo Giovanni Manna. Senza gli incassi di Champions e Coppa Italia e con il monte ingaggi aumentato il club sarà a un bivio. Riprendere una linea virtuosa o proseguire con adeguati investimenti dopo i 149,5 milioni già spesi. Un bivio brusco, e senza le invenzioni di Giuntoli. Meglio correre allo stadio e godersi la partita. Stasera c’è la Juve, da temere i suoi esterni. Spinazzola per Conceiçao, Di Lorenzo per Yildiz con l’aiuto di Politano. Non è uno spareggio ma grande serata di calcio, per lo scudetto corre solo il Napoli, ed è già questo un trionfo.

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