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I ragazzini della Spagna hanno salvato il calcio

Il commento dopo la finale dell’Europeo vinta dalla nazionale di De la Fuente. Una miniera di talenti che ha trionfato anche senza il cervello Rodri nella fase decisiva della partita

La purezza del gioco, la destrezza, la gioventù. La vittoria della Spagna, in questo momento probabilmente la migliore squadra non solo d’Europa ma del mondo, deve rallegrare tutti coloro che in una partita di calcio cercano emozione e bellezza. La Spagna è un bene comune, una specie di patrimonio Unesco.

Sebbene l’Inghilterra abbia provato ad ingarbugliarla, e a un certo punto ci fosse quasi riuscita, la nazionale spagnola si è subito ripresa campo, ruolo e pronostico: in Germania ha vinto tutte le partite, ha esibito i calciatori più forti e ha realizzato la sintesi perfetta: tradizione nel palleggio, tecnica sublime ed efficacia spietata.

L’Europeo dei nuovi talenti

Quest’ultima caratteristica non è sempre stata scontata, ci sono stati momenti dell’epopea (la Spagna è la nazionale più dominante e innovativa degli ultimi quindici anni almeno) in cui i rossi si sono un po’ troppo compiaciuti. Quella tentazione narcisistica e lievemente narcotica del palleggio puro, con tratti barocchi, ha ormai perso ogni orpello per consegnare agli occhi di tutti noi un magnifico gioco in purezza.Questo Europeo rappresenta, non solo per merito spagnolo, un clamoroso punto di svolta generazionale: il calcio salvato dai ragazzini. Abbiamo fatto scorta di talenti spagnoli, tedeschi, inglesi che ci basteranno per almeno una decina d’anni, e altri ne stanno arrivando. Non sarebbe male se qualcuno di loro, come un fiore inatteso, sbocciasse anche dalle nostre parti. Invece, a Euro 2024 gli azzurri possono dire di essere stati soltanto uno degli scalpi nella collezione spagnola e niente più.

Inghilterra, la maledizione continua

Se la Roja ha mantenuto tutte le promesse, regalando non solo al continente ma all’intero pianeta la giovanissima arte di Lamine Yamal e Nico Williams, l’Inghilterra soffre per la seconda finale europea perduta in quattro anni, primato che sarà difficile battere. Beffata a Wembley dall’Italia ai rigori, stavolta la squadra di Southgate ha poco da recriminare, se non l’essersi fatta infilzare dopo quel pareggio che sembrava il telepass verso i supplementari e, forse, verso l’ultima speranza dei rigori, peraltro fatali nel 2021. Non sarebbe stato logico, però, che proprio i Tre Leoni si mangiassero un avversario così superiore in tutto, privo per metà partita del suo cervello Rodri, il punto di equilibrio assoluto. La miniera spagnola è piena di diamanti, inesauribile. Gli inglesi, ancora una volta, restano fermi al ricordo della Coppa Rimet 1966, ormai sono 58 anni di pena e illusioni. Il calcio lo hanno inventato loro, ma poi non è che se ne siano fatti un granché.

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