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I rischi di Dean Henderson, se il portiere usa (un po’ troppo) la testa

L’estremo difensore del Crystal Palace sta sfoderando degli stili di parata in uscita assai rischiosi

Mestieri usuranti che sarebbe meglio evitare: il portiere di calcio. Un tempo si pensava che bastasse essere bravi con le mani (e i reni, per il famoso “colpo di”). Poi è arrivata la necessità di saper “scrivere con i piedi”, avviare l’azione, ricevere il passaggio indietro, far parte dello schema, del collettivo che prima si osservava da lontano, la mano a visiera sugli occhi. Adesso serve usare la testa. Non metaforicamente, alla lettera: parare con la fronte, il naso, gli zigomi, le labbra. L’ultima frontiera, celebrata dai giornali inglesi e da The Athletic negli Stati Uniti, è Dean Henderson, estremo difensore del Crystal Palace.

Tre interventi fanno una prova

Il primo intervento di quel genere (contro i Wolves, il 2 novembre scorso) poteva essere un caso. Il secondo (contro il Fulham, sette giorni dopo), una coincidenza. Il terzo indizio è una prova: contro il City, due sabati fa, Henderson si è lanciato in uscita “a corpo intero” verso Haaland (come affrontare un treno in corsa) e gli ha chiuso ogni spazio respingendo di testa. Poi si è accasciato al suolo. Dicono non ci siano rischi, ma il pallone viaggia ai 100 all’ora, la distanza tra piede e faccia è un paio di metri. Chi vorrebbe essere al posto del portiere, quale che sia il suo ingaggio? Henderson ha perfezionato una tecnica: segue l’azione, esce in anticipo, tiene giù la testa (come da insegnamento di Sergio Leone), fissa la palla, toglie luce all’attaccante, lo stressa, lo induce a tirare forte, addosso a lui. La prende. Crolla. Povero portiere.

La dura vita del portiere

Nel tempo l’attaccante è stato “falsificato”, il difensore “fluidificato”, il centrocampista deresponsabilizzato. Soltanto al portiere è stato chiesto di diventare altro da sé, di contenere moltitudini ed esprimerle attraverso l’uso del corpo, in ogni sua parte e forma. Quel che non è cambiato è che se un attaccante ne sbaglia tre e ne fa uno prende 7 in pagella (ha il merito di aver sbloccato il risultato). Se il portiere ne salva miracolosamente 3 e ne sbaglia una prende 5 (ha il demerito di aver sbloccato il risultato). Ha ragione Buffon quando, presentando il suo libro di memorie, dice: «Per fare il portiere devi essere masochista. E anche un po’ suonato». Di tutti i calciatori in campo il portiere è quello che ha meno spazio a disposizione. Una volta compensava avendo più tempo: per lui il suo trascorrere non costituiva una minaccia, ma un alibi, si diceva migliorasse invecchiando. Ora che anche le punte (CR 7, Messi, Totti) “tirano la massima” giocando, non gli resta neppure questa consolazione. Sarà per questo che dà di testa.

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