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Identificati gli ultrà azzurri girati durante l’inno di Israele, nessuna sanzione in arrivo. Alta tensione per il ritorno

Atto non punibile ma il caso politico resta. Misure di sicurezza rafforzate a Udine per la sfida del 14 ottobre

MILANO – Il ministero dell’interno sta identificando attraverso i video forniti dalla polizia ungherese i circa cinquanta ultrà di verosimile estrazione neofascista che lunedì sera, nel Kispest Szektor della Bozsik Arena di Budapest riservato ai 390 tifosi italiani per Israele-Italia di Nations League, si sono voltati di schiena al campo durante l’inno israeliano e ne hanno disturbato l’esecuzione inneggiando all’Italia, per poi intonare a partita in corso cori contro Israele e contro l’europarlamentare antifascista Ilaria Salis. La pessima pubblicità della vicenda difficilmente avrà conseguenze giuridiche per i protagonisti. È un gesto di dissenso non punibile quello di voltarsi durante l’inno, quale che ne sia la ragione: la protesta per le azioni di guerra a Gaza oppure per i fermi e i daspo degli ultrà italiani in Germania durante l’Europeo. Anche per l’Uefa non sembra plausibile l’apertura di un’inchiesta, né tanto meno la possibilità di sanzioni per la Figc. Rimangono tuttavia il caso politico, subito ripreso dai media israeliani, il garbuglio di contraddizioni sottese a un episodio in qualche modo annunciato e le incognite e le preoccupazioni legate alla partita di ritorno, il 14 ottobre a Udine.

Partite ad alto rischio

Tutte le partite della nazionale e dei club israeliani, che dal 7 ottobre 2023 non possono più giocare in casa, sono diventate ad alto rischio. Si è offerto di ospitarle il premier ungherese Orbán, in ottimi rapporti col primo ministro d’Israele Netanyahu, garantendo la massima sicurezza e che nessuna bandiera palestinese entrerà nei suoi stadi. La partita con l’Italia veniva monitorata da tempo dai servizi israeliani, in collaborazione con le polizie ungherese e italiana. Dal punto di vista dell’ordine pubblico il bilancio non è negativo: non ci sono stati incidenti, né saluti romani. Andò peggio nel settembre 2016, per Israele-Italia ad Haifa, tre tifosi baresi, aderenti al gruppo neofascista Ultras Italia, vennero indagati per il saluto romano: due di loro erano allo stadio malgrado il daspo.

Sempre presenti in trasferta

Otto anni dopo, dentro la Bozsik Arena semideserta, gli Ultras Italia hanno fatto passerella. Non sono più numerosi come nel 2008, anno della triste marcia su Sofia, ma continuano a presenziare soprattutto alle partite in trasferta, con i loro gruppi e i loro striscioni di città del sud, del centro e del nord Italia, censiti dagli inquirenti: a Budapest c’erano il ritorno di Chieti e la novità Isola del Liri, oltre ai consueti Andria, Nocera, Angri, Bari, Corato, Nardò, Anzio, Verona, Latina e Massa, cuore della protesta per i fermi in Germania. Lo striscione “Libertà per i ragazzi con i tricolori” era ben visibile, tra quelli esibiti da chi ha voltato le spalle al campo.

L’acquisto dei biglietti

Provvisti di regolare biglietto acquistato online attraverso la piattaforma vivaticket con fotocopia del documento d’identità, gli ultrà vestiti di nero, con qualche maglia azzurra, si sono radunati alla spicciolata, dal tardo pomeriggio, al Liptán Grund Pub, a pochi metri dai cancelli dello stadio. Un diverbio tra due di loro, dai toni accesi, si è composto in fretta, mentre nove tifosi italiani – turisti o residenti a Budapest, che avevano desistito di fronte alla procedura web, che scadeva l’1 settembre – sono riusciti ad acquistare il biglietto al botteghino per il settore neutrale senza dover esibire un documento. Gli israeliani erano la maggioranza, ma non più di 600.

Il ritorno a Udine

Per il 14 ottobre, a Udine, non si profilano misure di sicurezza ulteriori rispetto a quelle già rafforzate. Due giorni prima, il calendario ebraico celebra la festa solenne dello Yom Kippur: non si prevede che molti tifosi israeliani vadano alla partita. Ma la tensione politica rimane alta, col presidente della Regione Fedriga (Lega) e il sindaco di Udine De Toni (indipendente di centrosinistra) che hanno rispettivamente concesso e negato il patrocinio alla partita. Sfumata “per ragioni organizzative” della Figc regionale la raccolta fondi per le vittime della guerra in Medio Oriente, proposta dal Comune, per le vie di Udine sfileranno i manifestanti pro Palestina.

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