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Tudor e il ritorno alla Juve: come giocherà

Il croato dirigerà domani il primo allenamento. Sei stagioni da giocatore, una da vice di Pirlo in panchina. Proverà a far coesistere Kolo Muani e Vlahovic

Ancora una volta la vita di Igor Tudor si intreccerà con quella della Juventus. È lui l’uomo che è stato scelto per riportare il club bianconero in acque tranquille e salvare la stagione, dopo la tempesta che ha fatto affondare il progetto Motta ancora prima di arrivare alla fine del primo anno. Il tecnico croato ha dato la sua disponibilità a fare da traghettatore, è atteso in serata a Torino e domani dirigerà il primo allenamento. Contratto fino a fine stagione, con l’obiettivo di guadagnare la qualificazione in Champions.

Chi è Igor Tudor

Nato a Spalato, Tudor sa cosa significhi prendere il timone a stagione in corso visto che già lo scorso anno, quando Sarri lasciò la Lazio dando le dimissioni, toccò a lui provare a risollevare le sorti dei biancocelesti, sempre a 9 giornate dalla fine. Iniziò subito con una vittoria, proprio contro la Juventus per 1-0. Alla Continassa si attende soltanto l’ufficialità del suo ritorno: dopo esser stato giocatore e “vice” durante la gestione Pirlo, diventerà allenatore della squadra che ha sempre amato ma che non sempre gli ha portato fortuna.

Tudor e la Juventus

Alla fine il cuore ha indirizzato Igor Tudor sulla panchina bianconera: un’occasione da non lasciarsi sfuggire, nel mondo del calcio il destino può cambiare rapidamente in base ai risultati. Un debito di riconoscenza, visto che fu proprio la Juventus a dargli fiducia puntando su di lui quando era un giovane di belle speranze, cresciuto dell’Hajduk Spalato. Fisico possente e piedi educatissimi, iniziò difensore centrale per diventare centrocampista: furono i frequenti infortuni a costringerlo a ritirarsi a 30 anni. In bianconero sette stagioni (e due scudetti vinti con Lippi), più una fantasma: nel 2006-07, in B, non giocò mai perché infortunato ma si ridusse lo stipendio e restò fino alla promozione. Da allenatore, dopo le esperienze in Croazia, Turchia e all’Udinese, entrò nello staff di Pirlo alla Juventus nel 2020-21 (pagò di tasca sua la clausola per liberarsi dall’Hajduk): fu in quell’anno di alti e bassi che la sua reputazione in bianconero crebbe esponenzialmente. Tattico intelligente e bravo nella gestione dei rapporti con i giocatori: da vice è più semplice, dovrà dimostrare lo stesso talento anche da capo allenatore, in uno spogliatoio agitato e segnato dall’esperienza negativa, ma con ancora un obiettivo cruciale da raggiungere.

Che allenatore è Tudor

Tudor è un allenatore di personalità. A Marsiglia nel 2022 in una piazza infuocata e spaccata venne accolto malissimo da giocatori, dirigenti, tifosi: tutti chiedevano un suo passo indietro, lui si guadagnò la fiducia di calciatori e tifosi, chiuse al terzo posto il campionato e poi andò via. Un anno fa lo ha chiamato la Lazio dopo le dimissioni di Sarri: iniziò con i piede giusto, poi entrò in conflitto con la società per divergenze di vedute sul mercato e rassegnò le dimissioni a fine anno. Dimostrò invece grande pragmatismo a Verona, quando venne chiamato al posto di Di Francesco: riportò la squadra nel solco precedentemente tracciato dal connazionale Juric, facendo volare il Verona che, tanto per cambiare, vinse contro la Juventus. Quasi una specialità per Igor da Spalato.

Come sarà la Juventus di Tudor

“Il miglior attaccante della Serie A? Vlahovic”. Parole pronunciate da Tudor mentre le porte del campionato venivano abbattute dai gol di Osimhen. Potrebbe essere proprio il centravanti serbo il principale beneficiario dell’arrivo del tecnico ex Udinese, Verona e Marsiglia. Cultore di un calcio gradevole, senza per questo rinunciare ai risultati che restano fondamentali per le fortune di tecnici e giocatori, Tudor crede nella difesa a tre, in un calcio intenso, aggressivo e verticale. Tuttavia, il suo pragmatismo lo porterà a cambiare gradualmente il volto alla Juventus, senza stravolgimenti che potrebbero mettere a repentaglio il suo futuro e quello della Vecchia Signora. Anche alla Lazio il passaggio dalla difesa a quattro di Sarri al modulo a 3 non finì con i risultati sperati: più probabile che il cambiamento coinvolga le certezze, l’individuazione di un undici titolare, il ritorno alle posizioni naturali dei singoli interpreti. Avranno sicuramente un ruolo fondamentali gli esterni, da Cambiaso a Weah, mentre in mezzo al campo sarà ancora cruciale il ruolo di Thuram e Locatelli, coloro che dovranno garantire “l’equilibrio”, un mantra di Tudor. In avanti spazio a due esterni, uno dei quali potrebbe essere Kolo Muani, a supporto di Vlahovic, che tornerebbe centrale. In pochi mesi non potrà cambiare la Juventus, ma potrebbe cambiare il suo futuro.

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