Questo sito contribuisce alla audience di
 

Il ballo triste di Spalletti: “Tanti auguri a chi verrà”

L’ultima da ct: “Purtroppo lascio la Nazionale nelle stesse condizioni in cui l’ho trovata, non sono stato capace di migliorarla. Non voglio alibi”

REGGIO EMILIA – Il tricolore continuerà ad averlo impresso per sempre sulla pelle, ma è il verde, bianco e rosso del vistoso e indelebile tatuaggio che nell’estate del 2023 Luciano Spalletti si era regalato per celebrare il suo trionfale addio al Napoli, dove aveva concluso la sua missione in pompa magna, rimpianto e insignito coram populo della cittadinanza onoraria, dopo avere conquistato grazie a una fantastica cavalcata lo scudetto. Dall’altro azzurro della Nazionale l’allenatore toscano si è invece congedato da sconfitto, finito alla porta e stavolta non per sua scelta, con un esonero che nella mesta notte di Reggio Emilia si è trasformato per lui in una gogna. Mai era infatti successo che un ct dell’Italia andasse in panchina con la certezza d’essere già stato licenziato, per vivere con gli occhi addosso 90’ che del voyeurismo sono diventati il festival.

L’abbraccio durante l’inno

L’unico attimo di parziale intimità prima del fischio d’inizio. «La riunione tecnica è stata bellissima, profonda, ma c’è stato un po’ quel dispiacere nel lasciarsi. Ho chiesto ai giocatori di farmi uscire con una vittoria, l’idea di regalarmela può essere stimolante per loro», ha raccontato in tv Spalletti. Poi la passerella a favore di telecamere col presidente federale Gabriele Gravina, durante il riscaldamento della squadra sul campo: per rompere il ghiaccio e avvalorare l’idea di una separazione consensuale, se non tra buoni amici. «Di club nella mia carriera ne ho cambiati pochini», ha sussurrato l’allenatore toscano, parlando come un monogamo costretto a subire il divorzio. Ma il momento peggiore per il ct con la valigia è arrivato quando la sua panchina è stata presa d’assedio dai fotografi, a caccia di uno scatto significativo del suo imbarazzo. Provvidenziale per stemperare la tensione il rito degli inni nazionali, con l’abbraccio di Gigi Buffon e dell’intero staff.

La sofferenza e il sollievo

Fratelli d’Italia. Spalletti lo ha cantato per l’ultima volta con la divisa della Nazionale addosso e un trasposto che è apparso sincero. Uno paio di sguardi alle tribune non così piene del Mapei Stadium, piedi curiosamente incrociati e mani in tasca. L’Italia è partita male e il ct ha assistito alla partita immobile, silenzioso e a tratti sconsolato, al netto di qualche sporadica indicazione ai suoi quasi ex giocatori. Il gol annullato alla Moldova lo ha atterrito, la traversa di Ranieri rianimato, il gol di Raspadori risollevato. Subito dopo però il fragile sparring partner dell’Italia ha sfiorato a ripetizione il pareggio e Luciano ha confabulato in maniera ansiosa con il suo Marco Domenichini, come fa sempre nei momenti di difficoltà.

Dentro Barella e Orsolini nell’intervallo e con i cambi Spalletti ha messo finalmente in discesa la sua ultima partita da ct, indovinando anche lo spostamento a sinistra di Cambiaso. Raddoppio e primi applausi dalle tribune, per un’ora quasi silenziose. Ma Luciano non si è seduto lo stesso nemmeno per un attimo e ha continuato a passeggiare avanti alla panchina, nel vano tentativo di dare almeno la scossa alla sua ultima Italia: deludente, distratta e costretta a una difesa affannosa nei 6’ di recupero persino dalla tenera Moldova.

Le ultime parole da ct

Al fischio finale la mano tesa a Clescenco, ricambiata dal collega con un solidale abbraccio. Il tempo di rimettersi la giacca e poi l’ultima intervista in tv. «Purtroppo lascio la Nazionale nelle stesse condizioni in cui l’ho trovata, non sono stato capace di migliorarla. Non voglio alibi. Spero che a chi ha rifiutato la Nazionale qualcuno dica che non deve più tornare. I giocatori erano stanchi e forse dovevo pescare altrove, però loro non hanno colpa. Sono io che non ho fatto la differenza. Tiferò sempre la Nazionale, io non gufo. Tanti auguri a chi verrà ora». Autocritica e giù il sipario: almeno con classe.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

'Football legend' Ronaldo can play for any team in the world - Ancelotti

Mar Giu 10 , 2025
Carlo Ancelotti says Cristiano Ronaldo can play for any team in the world, after his Nations League triumph

Da leggere

P