Il centravanti è un uomo solo. Sul cuore dell’area, trafitto da un cross e non sempre è subito gol. Mai stato così solo come in questo tempo. Guardate gli schemi delle formazioni delle squadre che stanno per disputare il campionato di Serie A (ma altrove non è diverso). La maggior parte finisce con un 1, dove 1 è lui, là davanti, omologo del portiere là dietro, a cui la solitudine era prescritta. L’alternativa è un finale 3, dove il centravanti è in linea, più o meno, con due ali, che però gli stanno alla larga, gli buttano palloni da metri di distanza o si accentrano e tirano per sé.
Sono ormai rarissimi gli schemi che terminano per 2. L’Inter di Inzaghi, l’Atalanta di Gasperini quando sistema Lookman dove rende di più, da seconda punta. Sarà un caso, ma sono due delle squadre che hanno vinto qualcosa nella passata stagione. Perfino Conte al Napoli ha rinunciato al suo 3-5-2, ideale per Raspadori ma non per Kvara e Politano. Lukaku, se mai arriverà, ballerà da solo e di solito quando lo fa inciampa.
Si preferisce l’arte combinatoria, il disegno astratto e non geometrico, la densità in area: ma se non hai più d’uno capace di tirare come si deve, che t’addensi a fare? E dagli con l’incursore, con il difensore che sale. E lui, il centravanti, costretto pure a scendere per “fare gioco” (ma il suo gioco non era segnare?). Non è che tutti siano Zirkzee e vediamo come se la cavano tra loro Thiago Motta e Vlahovic, l’inventore della ruota e l’angolo retto. Come per i comici è sparita la “spalla”, forse anche per questo è difficile trovarne uno che faccia ridere. È sempre il confronto che illumina, l’appoggio che fa salire. Sostiene Velasco che il segreto della squadra è aiutarsi. Ogni centrale ha un omologo al fianco e lo fa crescere (è stato facile giocare accanto a Baresi, Cannavaro, a lungo perfino a Bonucci).
Il centravanti è figlio unico. Dalle cronache non si sente più la frase “gli porta via il difensore”. Ai più tocca invece “far reparto”. Non è questione di nostalgia: chi oggi, avendoli, metterebbe insieme Pulici e Graziani? Boninsegna e Riva? Piuttosto ne prendi uno e lo mandi ad arare la fascia come è accaduto a Eto’o e Mandzukic. Con buoni esiti, sia chiaro, ma perfino Allegri, che predicava la semplicità, si è complicato la vita per imitare il cinema.
In questo revival di Silvio Berlusconi un solo momento salverei: quando inorridì davanti all’albero di Natale (4-3-2-1). Quanti, facendo la parte della stella in cima, sanno accenderlo? C’era una volta Higuain. Ed ora: sicuri che una testa sia meglio di due?