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Il dilemma di Spalletti: il brivido Jorginho o la sorpresa Fagioli

Allenamento a porte aperte del ct, dopo la sfuriata contro le spie. Ancora possibile la difesa a tre, lo juventino testato nel ruolo di regista

ISERLOHN — Aveva voluto tirare quel rigore a Roma per farsi perdonare. Finì nel peggiore dei modi possibili. Chissà se avrebbe il fegato di presentarsi di nuovo sul dischetto contro la Svizzera, Jorginho: se lo starà chiedendo in queste ore, mentre il fantasma di quella serata maledetta si fa di nuovo vicino. Il grande dubbio di Luciano Spalletti è questo: fidarsi ancora di Jorginho o saltare nel vuoto? È un dubbio che il ct della Nazionale si porta dietro dalla prima partita. La sensazione è che il credito si sia esaurito lunedì con gli 82 minuti di Lipsia. Perché Jorginho non è più l’infallibile metronomo di tre anni fa, e la materializzazione è in quell’analisi che le spietate telecamere puntate su Spalletti hanno ripreso durante Italia-Spagna: «Deve venire a prendere la palla o non ha senso farlo giocare».

La certezza dello staff di Allegri

Il problema è che l’unica, vera alternativa è un ragazzo che ha passato gli ultimi 8 mesi a uscire da una dipendenza. Senza giocare. Nicolò Fagioli è stato scelto da Spalletti il pomeriggio del suo ritorno in campo: era andato a vederlo dal vivo a Bologna, ne ha parlato con lo staff di Allegri. Una certezza: «Luciano, Nicolò è pronto». E un dubbio: il regista puro, in carriera, non lo ha fatto mai. E poi Fagioli è un ragazzo di 22 anni, è abbastanza introverso, che riesca a prendersi le chiavi della squadra – dev’essere lui in campo, a farlo – è tutt’altro che scontato. Fare in modo che la squadra costruisca con qualità, leggendo i tempi di gioco, è la chiave che determinerà il cammino della Nazionale. Per Spalletti è così da sempre. Pizarro alla Roma, Brozovic all’Inter, Lobotka a Napoli: le chiavi di volta di un arco studiato nei dettagli.

Il rigore dei Mondiali perduti

Jorginho finora non ha funzionato. Eppure non c’è partita che l’oriundo aspetti più di quella di sabato. Dal 12 novembre del 2021, per la precisione: Italia-Svizzera, la porta per i Mondiali, rigore al 90’ per gli azzurri. Se l’Italia segna è in Qatar. Lui, che aveva sbagliato due mesi prima a Basilea, decide di voler riscattare quell’errore. Sulla lavagna nello spogliatoio il suo nome era solo il terzo dei rigoristi, dietro Berardi e Bonucci. Ma Jorginho prende il pallone sotto braccio e va sul dischetto. Bonucci, il capitano, vorrebbe fermarlo. Ma un mese prima in Juve-Roma ha visto Veretout strappare la palla dalle mani di Abraham e poi sbagliare. E rinuncia. Come andrà a finire lo ricordiamo tutti: Jorginho tira forte e alto. Troppo alto. I Mondiali li vedremo in tv.

Come sostituire Calafiori

L’Italia di oggi è un laboratorio che ha proprio il ritorno al Mondiale, nel 2026, come obiettivo finale. Ma ora c’è un Europeo da giocarsi. E Spalletti, in attesa di decidere a chi dare le chiavi dell’Italia, dovrà capire con chi sostituire Calafiori. Ieri in una partitella aperta al pubblico ha riproposto la difesa a tre, ma in campo c’era solo chi aveva giocato poco, o non aveva giocato affatto, con la Croazia. Ma un’indicazione l’ha data: Mancini al centro del terzetto, non la sua posizione ideale. Che però permetterebbe di ricomporre la coppia Bastoni-Dimarco a sinistra, sperando rianimi l’esterno.

Pellegrini rischia di perdere il posto

Per il resto, le buone indicazioni offerte da Bellanova e Scamacca difficilmente scalfiranno le certezze del ct. Che per sua ammissione fatica a rinunciare a Di Lorenzo e che ha promosso Retegui. Mentre dovrebbe perdere il posto Pellegrini, sostituito dopo un tempo. Ma se la squadra con cui affrontare la Croazia l’ha decisa davvero quando al fischio d’inizio mancavano solo due ore, chi può credere di indovinarla oggi?

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