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Il documentario Netflix su Vinicius fa infuriare i tifosi del Valencia, ecco perché

Nel film incentrato sulla vita della stella brasiliana del Real Madrid anche un focus sulla sfida giocata nel 2023 al Mestalla e gli insulti razzisti rivolti al giocatore

Lo show delle polemiche. In Spagna il documentario su Vinicius sta facendo discutere, con il Valencia schierato in prima linea contro Netflix: “Avete trasmesso falsità e ingiustizie nei confronti dei nostri tifosi”, il commento del club spagnolo. Ma per quale motivo? Facciamo chiarezza.

Gli insulti a Vinicius

Lo scorso 15 maggio la piattaforma streaming ha lanciato “Baila, Vini”, il film incentrato sulla vita della stella brasiliana del Real Madrid, con un focus sulla partita giocata il 21 maggio 2023 al Mestalla, stadio del Valencia. In quell’occasione alcuni tifosi hanno preso di mira Vinicius, colpito da insulti razzisti e visibilmente turbato sul finale di gara. Come testimonianza di quell’episodio, il documentario mostra un video caricato su TikTok. Nel filmato, il pubblico di casa urla contro Vinicius e i sottotitoli riportano la parola “mono” (scimmia). Una trascrizione che, almeno per il Valencia, “non rispecchia la realtà”.

Il Valencia e la richiesta di rettifica

Secondo la società i tifosi stavano gridando “tonto” (stupido) e non “mono”. Per questo motivo, il club ha chiesto al produttore “una rettifica immediata”, perché “la verità e il rispetto per i nostri sostenitori devono prevalere”, altrimenti “ci riserviamo il diritto di intraprendere azioni legali”. Ma cosa era successo la sera del 21 maggio 2023? Un rapporto della Federcalcio spagnola ha documentato una serie di insulti razzisti diretti a Vinicius, senza specificare il numero dei tifosi coinvolti o da quale parte dello stadio provenissero. Il comitato disciplinare della Federazione ha poi multato il Valencia di 45 mila euro (la più alta sanzione pecuniaria inflitta a una squadra spagnola per questo genere di episodi), ordinando la chiusura della curva “Mario Kempes” per cinque giornate, poi ridotte a tre dopo il ricorso.

Tifosi identificati e banditi dallo stadio

Nei giorni successivi, un tribunale di Madrid ha incriminato tre fan del Valencia, che il club ha contribuito a identificare e bandire dallo stadio. Nel giugno del 2024, i tre sono stati puniti con otto mesi di carcere (in Spagna si è trattato della prima condanna per insulti razzisti in uno stadio). In breve: gli insulti razzisti ci sono stati, ma il Valencia si lamenta del modo in cui Netflix, generalizzando, ha riportato l’episodio.

Hugo Duro difende i tifosi del Valencia

La piattaforma The Athletic ha provato quindi a contattare la casa produttrice del documentario, la brasiliana Conspiração, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni. A parlare sono stati invece alcuni tesserati del Valencia. Durante il fine settimana, l’allenatore Carlos Corberan (in carica da dicembre 2024) ha detto di non aver visto il documentario ma di essere “consapevole di quello che è successo”, ribadendo che la tifoseria del Valencia sia “rispettosa, una delle migliori in Spagna”. Allo stesso modo l’attaccante Hugo Duro, nella partita del 2023 coinvolto nello scontro che ha portato al cartellino rosso di Vinicius, ha dichiarato di non aver guardato visto il film. Secondo lui “chiunque sia andato al Mestalla quel giorno e chiunque abbia visto il video, sa bene che la parola in questione è ‘tonto’. Non so perché venga sottotitolato qualcosa che non è stato detto”.

I responsabili, spiega l’attaccante spagnolo, hanno pagato e la colpa non deve ricadere su tutta la tifoseria: “Tre imbelli sono stati puniti nel modo in cui meritavano, ma non per questo il resto dei fan merita di essere accusato di razzismo. Questa è una bugia e ci sono molti video che lo dimostrano”. Nel frattempo, alcuni tifosi del Valencia hanno disdetto il proprio abbonamento Netflix in segno di protesta, caricando l’immagine dell’avvenuta cancellazione dell’account sui propri social.

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