Havard Sakariassen, direttore sportivo del Bodo, contro la Lazio il Bodø tornerà a Roma, dove ha affrontato due volte i giallorossi nel 2021/22.
“Uno dei momenti più memorabili della storia recente del Bodø/Glimt. Quella vittoria per 6-1 in casa, una serata incredibile per il club e per il calcio norvegese, nel giro di una notte, la gente di tutta Europa ci ha conosciuto. Quella notte è ormai parte dell’identità del nostro club, un promemoria di ciò che è possibile fare quando tutto funziona. Ci ha dato la convinzione di poter competere con le migliori squadre d’Europa. Poi, naturalmente, il 4-0 subito all’Olimpico nei quarti è stata una lezione dura, ma importante. Ci ha mostrato cosa serve per andare avanti nelle competizioni europee”.
Ci furono tensioni con lo staff di Mourinho: è passato molto tempo, ci può parlare di cosa successe?
“Non vogliamo commentare, ormai fa parte del passato”
Pensa che con voi la Lazio sia favorita?
“Sulla carta, sì. Gioca in uno dei campionati più importanti d’Europa, ha una squadra piena di giocatori di qualità internazionale e una grande esperienza nelle competizioni europee. Noi li rispettiamo e sappiamo il livello di sfida che ci attende. Ma sappiamo anche di cosa siamo capaci. Negli ultimi anni abbiamo dimostrato di poter competere con le migliori squadre, che si tratti di Roma, Celtic, Porto o altre. Non affrontiamo queste partite con paura, ma con convinzione, con un piano di gioco chiaro e con la fiducia di poter creare problemi a tutti”.
L’erba sintetica del vostro stadio può aiutarvi?
“Capisco il motivo per cui la gente lo fa notare, ma non lo consideriamo un vantaggio ingiusto: fa semplicemente parte della nostra realtà. Data la nostra posizione nel nord della Norvegia, dove le condizioni invernali possono essere estreme, avere un campo artificiale è una necessità per giocare e allenarsi in modo costante durante tutto l’anno. Certo, le squadre che non sono abituate a questa superficie potrebbero aver bisogno di un po’ di tempo per adattarsi, così come noi dobbiamo adattarci quando andiamo a giocare su campi diversi in Europa, che si tratti di erba secca nel sud dell’Europa o di atmosfere da grande stadio altrove. Questo è il calcio”.
La pausa invernale del campionato norvegese rischia di penalizzarvi?
“Richiede sicuramente un diverso tipo di pianificazione. In Norvegia, il campionato va dalla primavera all’autunno a causa del clima: quando la stagione calcistica da noi termina, a fine novembre, siamo ancora impegnati in tornei europei, quindi dobbiamo pensare in modo creativo. C’è una breve pausa per il recupero, ma poi l’attenzione si sposta rapidamente sulla preparazione pre-stagionale, anche se è ancora inverno. Investiamo in strutture indoor e viaggiamo all’estero per campi di allenamento e amichevoli, per assicurarci di mantenere la forma fisica e la prontezza di riflessi. Non è sempre facile, ma con la giusta pianificazione e mentalità può anche diventare un vantaggio”.
In questo senso il nuovo format, con partite anche a gennaio, vi penalizza?
“Ci pone naturalmente in una posizione di svantaggio rispetto ai club dei Paesi in cui il campionato è ancora in corso. Credo sia un discorso che vale la pena fare a livello Uefa: come garantire condizioni di parità quando il calendario calcistico non è lo stesso in tutta Europa”.
La Norvegia ha prodotto recentemente molti talenti, non solo Haaland, ma anche Sørloth, Ødegaard. Cosa c’è dietro questa capacità di creare talenti?
“La Norvegia ha investito molto nella crescita dei giovani nell’ultimo decennio. La federazione ha sviluppato migliori ambienti di allenamento a livello di base, questo sta iniziando a dare i suoi frutti. In club come il Bodø/Glimt ci siamo anche concentrati sull’offrire ai giovani opportunità reali: non solo minuti di allenamento, ma anche partite significative nel calcio dei grandi. Poi c’è la mentalità. Giocatori come Haaland, Sørloth e Ødegaard sono cresciuti con ambizioni diverse. Non volevano solo giocare nell’Eliteserien: volevano arrivare in alto, e hanno lavorato instancabilmente per riuscirci. Questa mentalità si sta ora diffondendo tra le nuove generazioni. Infine, credo che il calcio norvegese sia ora più aperto all’innovazione, a nuovi modi di giocare, alle nuove tecnologie e ai dati”.
Chi sarà la nuova stella del calcio norvegese?
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“Una è Oscar Bobb, attaccante del Manchester City. La sua abilità tecnica e la sua capacità di segnare gol hanno attirato l’attenzione in tutta Europa. Al Bodø/Glimt crediamo che molti dei nostri giovani abbiano potenziale: Sondre Auklend (2003), Fredrik Sjøvold (2003), Syver Skeide (2004), Villads Nielsen (2005) o Magnus Brøndbo (2005), qui hanno l’ambiente giusto per crescere e contribuire in modo significativo sia al nostro club che alla squadra nazionale”.
Cosa è successo a Hauge?
A 21 anni era al Milan, ora è tornato in Norvegia, al Bodø.?”Il percorso di Hauge riflette le complessità che i giovani talenti spesso affrontano nel passaggio tra campionati e club. L’adattamento a nuovi ambienti, stili di gioco e aspettative può essere impegnativo. Il suo ritorno al nostro club nel 2024 gli ha fornito un ambiente familiare per ritrovare forma e fiducia. Ha un talento immenso, è stato fondamentale per la conquista del titolo”.
A giugno l’Italia inizierà la corsa per la qualificazione ai Mondiali proprio contro la Norvegia.”
Un momento importante per il calcio norvegese. Una sfida emozionante, ma anche un vero e proprio punto di riferimento per i nostri progressi. La Norvegia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e giocare contro l’Italia in casa ci dà la possibilità di mostrare questi progressi al mondo. Per il Bodø/Glimt è anche un momento di orgoglio. Patrick Berg e Hauge fanno parte della nazionale, e di recente sono stati convocati anche altri giocatori, come Fredrik André Bjørkan, Jostein Gundersen e Fredrik Sjøvold. È un momento che può ispirare la prossima generazione e continuare a far progredire il calcio norvegese”