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Il filo che lega il Bologna al Tottenham

La rubrica “È sempre domenica”

Parafrasando Tolstoj: “Tutte le squadre felici si assomigliano”. Prendi le due che più hanno gioito perché avevano ormai dimenticato come si fa: Bologna e Tottenham. Non alzavano un trofeo, rispettivamente, dal 1974 e dal 2008 (ma in Europa dal 1984). Che cosa unisce il capoluogo emiliano e il nord di Londra? L’idea di squadra-famiglia. Sulle maglie rossoblu è addirittura stampato, guarda caso in inglese: “We are one”. Poi, le filosofie degli allenatori, Italiano e Postecoglou, che ruotano intorno alla creazione del gruppo, ai legami che diventano rete di passaggi. Italiano che alla vigilia della finale, davanti al presidente Mattarella, tiene il discorso su Bologna, e il Bologna, come comunità. Postecoglou che fa proiettare in hotel un video in cui i familiari salutano i giocatori e incitano: “Fallo per la maglia, per i tifosi, per la vostra parte di Londra. E per noi”. De Silvestri che indica l’obiettivo: la gloria. Vicario che abbraccia tutti e li spinge fuori. Gli infortunati: presenti. La foto di gruppo del Bologna con il gran-grandangolo. Per il Tottenham l’Uefa non aveva preparato abbastanza medaglie. Avanti i magazzinieri, i massaggiatori: sui pullman scoperti, da High Road a via Andrea Costa, c’è posto. Funziona davvero? È un ingrediente della vittoria questo saccarosio? Lo sport è l’ultimo spicchio di vita che ancora flirta con la retorica. A parole resta stucchevole; se diventa azione, guarda l’effetto e ne riparliamo. Oppure, considera l’opposto.

Chi ha scambiato McTominay con Ugarte

Ogni famiglia infelice lo è a modo suo. Prendi l’altra faccia della luna, quella scura: Milan e Manchester United. I soldi che non danno la gioia. Buttati con stravagante masochismo. Gente che ha scambiato McTominay con Ugarte e Joao Felix per un campione. Che si è rifatta il volto dopo l’insuccesso dell’intervento estivo, peggiorando a febbraio. Si è affidata a medici portoghesi, luminari a casa loro. Si coccola (ancora) adolescenti perenni che cambiano colore ai capelli ogni settimana. Altri che dovrebbero correre sulla fascia ma ciondolano nei corridoi. Vecchie glorie diventate statue semoventi e pure parlanti che si abbattono sul presente con l’inesistente forza del passato. Piazze pulite. Si ricomincia da capo. Magari scambiandosi allenatori. O no, se ai padri resta un briciolo di saggezza. Ce l’ha Postecoglou: “Quando una serie tv ha avuto una buona stagione, la successiva sarà migliore”. Anche se quasi tutte le serie parlano di famiglie disastrate. E se i media insistono con il Milan e il Manchester United, perché l’infelicità ci appare, come dire, più familiare.

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