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Il medico sul malore di Bove: “Sport a rischio, i test genetici possono salvare vite”

Simone Vanni analizza i fattori di rischio dei giocatori di calcio dopo i fatti di Firenze

Simone Vanni è professore medicina interna e d’urgenza a Firenze e dirige anche la scuola di specializzazione in medicina dello sport dell’ateneo toscano. E’ anche direttore del Centro studi di Simeu, la società scientifica dell’emergenza-urgenza.

Dottore, ha visto le immagini, cosa ne pensa?

«Si tratta di un evento cardiologico. Se è stato usato il defibrillatore, c’era un ritmo del cuore irregolare, da trattare con quello strumento. Il giocatore potrebbe aver avuto una delle due aritmie cardiache mortali, o una fibrillazione ventricolare o una tachicardia ventricolare, problemi che possono azzerare la capacità del cuore di pompare».

Possono essere provocate da traumi?

«Anche un trauma toracico serio può dare una così detta contusione miocardica e innescare aritmie».

Nelle prime fasi si è anche parlato di epilessia.

«Una scossa clonica degli arti, cioè involontaria, non vuol dire che si tratti di epilessia».

Nel comunicato di Fiorentina e Careggi si parla anche di accertamenti neurologici. Perché sono stati fatti?

«Non tutte le morti improvvise sono di origine cardiaca. Può provocarle anche da una emorragia cerebrale, o da una rottura dell’aorta».

Qualcuno ha notato che allo stadio Franchi l’ambulanza non è entrata in campo.

«Non significa niente dove si trovava il mezzo di emergenza, comunque vicino. Il dato importante è che in quattro minuti il giocatore sia stato messo sul mezzo. E poi la cura può iniziare già fuori, con il defibrillatore. Intervenire velocemente è importantissimo. Ogni minuto che passa, se c’è un arresto cardiaco, la mortalità aumenta del 10 per cento. È fondamentale l’utilizzo tempestivo e corretto del defibrillatore».

Gli atleti sono più esposti alla morte improvvisa?

«La morte improvvisa nell’atleta è più frequente, a parità di età, rispetto al resto della popolazione. Lo sforzo fisico intenso provoca un rilascio di adrenalina che collegato con l’aumento di probabilità di aritmie».

Eventi del genere sono prevedibili?

«Sì. I controlli sono un’arma importante. Dall’82 in Italia sono obbligatori e la mortalità si è molto ridotta».

Qual è la causa più frequente di morti improvvise nell’atleta?

«Le cardiomiopatie. Quella più diffusa è la ipertrofica, che si vede anche con l’ecografia. Poi ci sono alcune aritmie, come quella che potrebbe riguardare questo caso, non associate ad anomalie anatomiche ma solo a problemi elettrici».

Come si intercettano queste aritmie?

«I test genetici possono rivelarsi decisivi»

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