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Il Napoli comanda ma il campionato scopre il fascino delle outsider: Atalanta, Fiorentina e Lazio

La squadra di Conte rimane in testa ma è sempre tallonata dall’Inter e dalle sorprese di questa Serie A

Antonio Conte e Claudio Ranieri sono due allenatori che hanno vinto la Premier, uno al primo tentativo e l’altro firmando un miracolo, il che rende autorevoli le fotografie di Napoli e Roma scattate ieri, a un terzo di campionato. Il Napoli, “lavorato” da Conte ormai da quattro mesi, è una capolista credibile che ha attraversato senza troppi danni (il ko con l’Atalanta) il ciclo di avversarie dure che il calendario le ha proposto dopo una lunga pista di decollo pavimentata da rivali morbide.

È destinato a durare, perché a un’orchestra che ha imparato a suonare lo stesso spartito sta ancora aggiungendo gli assoli del violinista — Kvara entra ed esce di continuo dai match, e anche a un artista si può chiedere maggiore affidabilità — e il tamburo di Lukaku, che si è fatto sentire in modo decisivo. È possibile che dietro al Napoli ci siano almeno un paio di squadre migliori: ma sono quelle che da qui a metà marzo — ed è un augurio oltre che una mezza previsione — giocheranno una decina di gare in più fra coppe e Supercoppa. E questo può rovesciare il gap di cui si diceva.

La Roma irrobustita dalla cura Ranieri

Anche la Roma, “lavorata” da Ranieri da una sola settimana, ha rivelato ieri la sua verità di squadra pensata per l’alta classifica ma lasciata alla deriva fino alle soglie della zona retrocessione. La mano di Ranieri al timone si è sentita subito per la ricerca di una solidità speculare a quella del Napoli: primum vivere deinde philosophari dicevano i latini, e quindi formazione robusta, lanci lunghi di Svilar per creare gioco con le seconde palle lontano dalla propria area (partenza dall’alto, se ce la passate), e la matrice del progetto originario confinata in panchina. La Roma ha in rosa tre giocatori simili: Dybala fiore all’occhiello della proprietà, Baldanzi arrivato a gennaio con De Rossi, Soulé grande investimento della scorsa estate. Si è molto discusso a inizio stagione della possibilità di farne giocare due assieme, al Maradona la ricerca della robustezza all’inizio li ha esclusi tutti. Baldanzi è entrato dopo l’intervallo combinando pochino, Dybala è stato inserito all’88’ — non un piano ma una preghiera, quindi — ha toccato un solo pallone ed era fermo, la punizione su cui l’arbitro ha fischiato la fine. Soulé non si è nemmeno alzato dalla panchina.

La gloria di Dybala è ormai antica

Anche Ranieri, come Mourinho, De Rossi e Juric prima di lui, ritiene che Dybala sia la chiave della Roma, l’uomo che accanto a Dovbyk dovrà spingere la squadra verso posizioni di classifica più consone alle ambizioni. Ma sono parole che cozzano con la realtà malinconica di una star che fin qui ha segnato soltanto un gol su azione, stenta a comunicare la portata dei suoi acciacchi e viaggia su montagne russe emotive, da un popolo che lo acclama per la scelta di restare a un altro che mugugna per la rarefazione delle sue presenze (a fronte del noto dilemma contrattuale). Lungi da noi pensare che Dybala sia una vecchia gloria, ma la realtà dice che la sua è una gloria antica, bisognosa di chiarezza innanzitutto sanitaria per capire quando la vedremo rifiorire.

Il Milan esce dalla lotta scudetto

Oltre a confermare il primato del Napoli, la 13ª giornata ha dato altre indicazioni, la principale delle quali è l’uscita del Milan dal giro scudetto. Fonseca ha ammesso il tedio della partita con la Juve, ma la sincerità non lo assolve dalle perplessità su una costruzione di squadra che una settimana subisce tre gol (dal Cagliari) a difesa schierata e quella successiva decreta un disarmo bilaterale che conviene chiaramente alla Juve, vista la classifica migliore, la gara in trasferta e l’assenza di Vlahovic. Una chance di rilancio gettata nell’umido.

Ingenue le avversarie di Atalanta, Fiorentina e Lazio

Qualche considerazione, infine, sul gruppo bello e spavaldo che viaggia a quota 28. Il Verona ha concesso cinque palle-gol all’Inter, che le ha segnate tutte. Il Parma ha omaggiato di dieci palle-gol l’Atalanta, che ne ha centrate tre. Il Como ha consegnato due “situazioni” — palle-gol sarebbe troppo — alla Fiorentina, e le ha pagate entrambe. Il Bologna ha regalato un uomo (Pobega) alla Lazio, che se l’è fatto bastare. Dietro al Napoli corrono quattro squadre diverse, ma a loro modo tutte implacabili, più la Juve, che è ancora in mezzo al guado, e si deve sbrigare a rivelare la sua natura.

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